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 2010  dicembre 19 Domenica calendario

LIBERO MERCATO E TECNOLOGIE. EUROPA A LEZIONE DI OTTIMISMO

Nel pieno della grande epidemia finanziaria, a volte ci si può trovare seduti a lezione di ottimismo nei luoghi più inattesi. Di fronte ai maestri più insospettabili. Chram Singh per esempio è un ventisettenne di Bawana, a venti chilometri da Nuova Delhi. La polizia lo ha trascinato a forza laggiù tre anni fa: in vista dei Giochi del Commonwealth di quest’ anno, andava liberata la capitale dai nullatenenti per costruire nuovi parcheggi. Bawana tre anni fa non era nulla, solo un campo arido. Oggi i 50 mila espulsi di Bawana hanno ricostruito una baraccopoli senz’ acqua nelle case, né fogne. È un posto dove un’ epidemia di colera o di tifo può scoppiare in ogni momento. Centinaia di bambini si aggirano nudi, spesso mostrando un ventre enorme.
Chram invece sta attento a come si veste: è decoroso con puntiglio. Ha trovato da qualche parte un badge e lo indossa come se davvero dovesse accedere a un posto speciale. In realtà, deve: sta preparando l’ esame d’ ammissione al Master in Business Administration dell’ Università di Haryana, sulla vicina highway fra Delhi e il Punjab. È la sola che Chram abbia visto, ma gli basta: è la sua speranza. «Devo andare a studiare» si scusa congedandosi con un sorriso, la fronte imperlata.
Oppure Somsay Vanevilay, un 23enne di Luangprabang, Laos. Fino al ’ 75 dove vive lui i B52 americani rientrando dal Vietnam scaricavano le ultime bombe, perché per loro era proibito rientrare a Bangkok ancora carichi.
Nel suo villaggio con un missile sventrato hanno fatto un vaso da fiori per strada, l’ unico prodotto industriale dei dintorni. Quando aveva sei anni, Somsay è entrato in un tempio buddhista di Luang perché i suoi non potevano più crescerlo. Per i dodici anni seguenti ogni giorno ha raccolto le offerte di riso dei fedeli all’ alba, ma al tempio ha imparato l’ inglese. Ora l’ Unesco ha dichiarato la sua città patrimonio dell’ umanità, lui si è sposato e ha aperto un’ agenzia di viaggi: grazie a Internet, attrae turisti da tutto il mondo. È ottimista perché in un’ ora ogni mattina tocca fisicamente più dollari di quanti ne abbia visti nei suoi primi 20 anni.
All’ altra estremità della catena della fiducia, Iacopo Bissi è al secondo anno di Legge alla Statale. Studi classici al Tito Livio, figlio di avvocati. Progetti? «Mi piacerebbe la diplomazia, ma il concorso è difficile e temo ci siano dei raccomandati». Dunque magistratura, anche se «il tenore di vita non sarà certo quello di qualche anno fa e la società non dà più valore a certi ruoli». Chram e Somsay parlano di ambizioni, Iacopo pensa che chi è venuto prima di lui abbia truccato il futuro a proprio vantaggio. «Sarò banale, ma ci stanno lasciando un mondo più complesso. Il debito pubblico da ripagare peserà sul nostro potere d’ acquisto».
«Emergente», «in via di sviluppo» e «ricco» sono tre definizioni con obbligo di virgolette. Ma in certi sondaggi globali significano decisamente qualcosa. È forse scontato che chi più cresce abbia più fiducia nel libero mercato: la Pew Global Survey mostra che fra le popolazioni più favorevoli ci sono quelle di Cina, India e Brasile, e che queste sono anche molto soddisfatte della propria direzione come Paese. Altre correlazioni in giro per il mondo invece sono decisamente più sorprendenti. Benché il libero mercato sia un valore nato e cresciuto in Occidente, le popolazioni che più vi sono favorevoli hanno anche un’ idea particolarmente positiva della Cina. E non sono Paesi occidentali: l’ 86% dei keniani guarda con favore alla Repubblica Popolare e il 72% di loro apprezza anche il libero mercato. Per la Nigeria i due valori viaggiano paralleli attorno all’ 80%: piace questa idea nata a Ovest, ma si identifica con la nuova potenza dell’ Est. I dati Pew dicono anche che in Europa, invece, la Cina è molto impopolare e ciò va di pari passo con una forte insoddisfazione per la direzione del proprio Paese. Solo il 16% degli italiani è felice di dove va il Paese e solo il 27% di loro ha un’ idea positiva della Cina.
Può darsi che lo stesso progresso non sia benefico per tutti. L’ economista Raghuram Rajan dell’ Università di Chicago nota per esempio come l’ impatto delle tecnologie - altro prodotto dell’ Occidente - sia asimmetrico: a Oriente moltiplica le opportunità (come sa Somsay in Laos), ma nei Paesi ricchi rende anche più difficile adattarsi per i lavoratori e trovare un posto. È per questo che Iacopo Bissi, lo studente di Legge, invita a non generalizzare. Non ci sono ragazzi viziati da una parte e eroi del nostro tempo dall’ altra, ma realtà diverse. «Noi siamo cresciuti comodamente, dunque abbiamo grandi aspettative - dice -. Loro in povertà, dunque hanno grandi speranze». Significa che abbiamo perso perché i punti di forza creati a Ovest - mercato e tecnologie - aiutano solo l’ Est? Iacopo non lo sa ma, per lo meno, non ci sta. «Dopo il liceo potevo andarmene dall’ Italia. Se ho deciso di restare, è perché credo di poter cambiare qualcosa. In meglio».
Federico Fubini