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 2010  dicembre 19 Domenica calendario

LORCA «DESAPARECIDO». SOSPESE TUTTE LE RICERCHE

Settantaquattro anni dopo, le ricerche sono ufficialmente sospese: Federico García Lorca, il massimo poeta spagnolo del XX secolo è, e resta, un «desaparecido». Il fantasma più famoso del Paese. Il mistero che trasforma inesorabilmente in supposizioni le conclusioni di biografi e ispanisti. L’ incolmabile vuoto nella memoria storica di un’ intera nazione. A quasi tre quarti di secolo di distanza dal suo assassinio, il governo dell’ Andalusia si arrende: la questione è chiusa, non amplierà gli scavi iniziati esattamente un anno fa attorno all’ ulivo del parco di Alfacar, nei dintorni di Granada, dove per decenni è stata ossequiata una fossa comune inesistente. Lorca non è mai stato lì. O non c’ è più da molti anni, come suggeriscono le voci di paese. A dire il vero, le ricerche di archeologi e periti forensi non sono mai state apertamente dirette a trovare il corpo del poeta. Lo spiegamento di forze e di pale era stato determinato dalle richieste dei discendenti di un maestro elementare, Dióscoro Galindo González, e di un «banderillero» anarchico, Francisco Galadí, due dei tre compagni di morte e sepoltura di García Lorca. Perlomeno secondo quanto riferirono testimoni oculari a storici, come Ian Gibson, fin dagli anni 70. La legge della Memoria storica, messa a punto tre anni fa dal governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero, impone alle autorità locali di aiutare le trentamila famiglie spagnole che ancora hanno un parente disperso sotto qualche metro di terra dopo le esecuzioni sommarie della guerra civile e della successiva repressione. E che ne facciano esplicita richiesta. Così le istanze dei discendenti hanno vinto infine anche l’ opposizione dei nipoti dello scrittore, da sempre contrari alla sua eventuale esumazione. Ma ritrovare il maestro e il torero, sforzo nel quale la giunta dell’ Andalusia ha investito 70 mila euro, poteva voler dire trovare altri due corpi, uno dei quali, per esclusione, sarebbe stato probabilmente identificato per quello di Lorca, regalando l’ attesa conferma alle congetture dei suoi biografi. Per 47 giorni, durante lo scorso inverno, la zona è stata rastrellata senza risultato all’ interno di un perimetro che ne delimitava quasi 300 metri quadrati. Fin troppi, per accontentare i parenti di un maestro e di un torero. Non ci sono soldi e ci sono migliaia di altre famiglie in attesa. Gli scavi erano partiti dal punto indicato quasi quarant’ anni fa da Manuel Castilla, che aveva 16 anni il 19 agosto del 1936, quando un gruppo di falangisti lo obbligò a scavare la fossa a quattro «giustiziati»: tra loro, assicurava Castilla, c’ era il poeta trentottenne, la cui opera era, all’ epoca, già conosciuta in tutto il mondo. Proprio la celebrità della vittima e la consapevolezza della ripercussione internazionale che avrebbe avuto la sua morte avrebbe spinto gli assassini a riaprire la fossa pochi giorni dopo l’ esecuzione. Secondo un altro testimone, Antonio García, il corpo di Lorca era stato spostato da tre uomini (tra i quali un suo conoscente) di un centinaio di metri, nella speranza di cancellare le prove o almeno ritardare il ritrovamento. Soprattutto nel caso in cui lo scontro avesse preso una piega sfavorevole ai nazionalisti. Allora adolescente, Antonio García non ha mai voluto confermare pubblicamente le sue confidenze ai compaesani, ed è morto poco più di un anno fa senza aggiungere altro. Altre ipotesi attribuivano, più o meno esplicitamente, alla famiglia di García Lorca, allora molto potente a Granada, il recupero segreto del corpo dello scrittore, poi seppellito nel giardino della loro residenza estiva. La nipote, Laura García Lorca de los Ríos, che amministra la Fondazione intitolata allo zio, ha sempre respinto i sospetti. E la sua versione è rafforzata dal fatto che neppure i resti delle altre vittime siano stati ritrovati dove si pensava che fossero da oltre 70 anni. Ma chi non si dà pace è l’ ispanista di origine irlandese Ian Gibson: dal 1965 si dedica a ricostruire la vita e la morte dell’ autore di «Nozze di sangue» e «Poeta a New York», e in 12 mesi ha visto sbriciolarsi quasi mezzo secolo di indagini. L’ ultimo suo libro s’ intitola «La fossa di Lorca, cronaca di uno sproposito» ed è il diario della sua disperazione: «Ho 71 anni e soffrirò fino alla morte per questo fallimento» ha detto al quotidiano El País. Forse basterebbe cercare ancora qualche metro più in là. Ma per l’ Andalusia, il caso è chiuso.
Elisabetta Rosaspina