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 2010  dicembre 19 Domenica calendario

FLOTTA E PORTAEREI: I PIANI DELLA CINA NUOVA POTENZA NAVALE - I

militari cinesi usano un’ espressione dolce: «filo di perle». Quel filo lega idealmente una serie di basi e punti d’ appoggio che ha un capo in Cina e l’ altro arriva fino alle acque del Golfo Persico. Un network per sostenere gli «interessi nazionali allargati». E per proteggerlo Pechino ha deciso di lanciare un gigantesco piano di riarmo navale che inquieta molti. Il vicino Giappone - con il quale il contrasto strategico è palese - con i lontani Stati Uniti e con i rivali di sempre, gli indiani. Ad allarmare gli ammiragliati è la conferma di un finto segreto. La Cina conta di mettere in mare la sua prima portaerei a partire dal 2012. Per quell’ epoca saranno terminati i lavori sulla Varyag, un’ unità acquistata in Ucraina. Due anni dopo, invece, i cinesi schiereranno una portaerei nuova di zecca. E nel 2020 toccherà a un’ unità a propulsione nucleare. Il quotidiano giapponese Asahi Shimbun ha dato risalto a un report cinese dove si sottolinea come il programma delle portaerei sia parte di una strategia per diventare «una potenza marittima». Sempre Tokyo ha diffuso informazioni sui preparativi di Pechino: due basi dove si addestrano una cinquantina di piloti, un modello del ponte di volo, lo sviluppo di un caccia destinato a essere imbarcato. Nel rapporto ufficiale cinese si afferma che il lancio del programma risale al 2009, ma già due anni prima riviste specializzate hanno fornito indicazioni sui piani navali. Entro la prossima decade, la marina cinese conta di avere tre gruppi di battaglia, ognuno guidato da una portaerei. Previsto un aumento della flotta sottomarina nucleare (oggi a 55 «squali») e di navi convenzionali. Sia per le operazioni di lungo raggio sia per la difesa delle coste. Gli analisti sottolineano poi come la Cina abbia allargato le missioni a scacchieri distanti. Navi inviate al largo della Somalia e lungo altre coste africane. Visite di cortesia e attività operativa che hanno rafforzato l’ idea di avere le portaerei per colmare l’ enorme gap strategico che li divide dall’ Us Navy. A Washington sostengono che i cinesi hanno un grande vantaggio: l’ ottimo stato della cantieristica nazionale con costi di produzione bassi e manodopera «docile». La Cina può costruire in un anno il doppio delle navi che si mettono a punto negli Usa. Altre stime alzano in modo considerevole questa capacità. E aggiungono: mentre l’ Us Coast Guard pensa di tagliare la sua flotta di 25 unità, i cinesi pensano di aumentare la loro di 30 navi nell’ arco di 5 anni. Per gli osservatori giapponesi Pechino è stata molto cauta nel rivelare i suoi programmi perché non voleva creare tensioni con altri Paesi. All’ interno del partito vi sarebbe stato un intenso dibattito sull’ opportunità di essere più trasparenti. Ma poiché oggi è impossibile nascondere cosa stanno combinando nelle basi e nei cantieri, Pechino ha ammesso quello che tutti già sapevano. Nel lungo periodo la spinta del Dragone può portare a frizioni e tensioni. Episodi più gravi di quelli già avvenuti. Gli americani vogliono avere un accesso libero attraverso i mari dell’ Asia e i cinesi potrebbero restringere gli spazi in nome dei loro interessi. Senza contare i sospetti di Tokyo. La partita strategica è solo all’ inizio.
Guido Olimpio