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 2010  dicembre 21 Martedì calendario

Il vero «mostro» del noir? Giuttari - Una Firenze livida e cu­pa, una città feroce e violenta, il lato irrazio­nale e demoniaco del­la patria del Rinasci­mento

Il vero «mostro» del noir? Giuttari - Una Firenze livida e cu­pa, una città feroce e violenta, il lato irrazio­nale e demoniaco del­la patria del Rinasci­mento. È il set dei ro­manzi di Michele Giuttari, è anche lo sfondo dell’ultima prova narrativa dell’ex poliziotto, per otto, lunghi an­n­i a capo della squadra mobile del ca­poluogo toscano: Le rose nere di Firen­ze (Rizzoli). Al pari degli altri libri di Giuttari, anche questo è stato compra­to quasi in automatico dagli inglesi che ormai lo venerano come un mae­stro del noir. Anzi, per dirla con il Ti­mes , Giuttari «è il principale autore ita­liano di polizieschi». È dalla fine gli anni Novanta che Giuttari ha iniziato la sua seconda vi­ta, ma è nel 2007 che The Times si è accorto di lui e del suo romanzo Scara­beo , uscito nel 2004 per Rizzoli e appe­na tradotto in inglese. Il quotidiano londinese inviò addirittura una gior­nalista a Firenze per intervistarlo. L’anno dopo è The Independent a met­terlo in cornice: il romanzo La loggia degli innocenti diventa uno degli ot­tanta libri da infilare in valigia per fare il giro del mondo. Giuttari che, ironia della sorte è siciliano di Messina, di­venta la guida per la Toscana così co­me Camilleri lo è per la Sicilia. Ma Ca­milleri è già una celebrità, anche se pure lui al successo è arrivato tardi, Giuttari è una novi­tà, eppure diventa il secondo italiano in­dispensabile per il tour tricolore. Gli in­glesi evidentemen­te sono stregati da quella sua capacità di lasciarsi inghiotti­re nelle viscere ma­ledette della città di Giotto e Brunelle­schi. Le fondamen­ta dei grandi palazzi che hanno fatto la storia dell’arte sono le stesse che sorreg­gono storie terribili, morti crocifissi al letto, donne violate, sette massoni­che, mostri. Sì,il Mostro,lo stesso mo­stro che ha firmato sedici delitti dal 1968 in poi ed è diventato l’incubo di almeno due generazioni di detective toscani. Giuttari è stato uno dei prota­gonisti dell’ultima fase investigativa, quella che ha portato, fra feroci pole­miche e divisioni, prima all’arresto di Pacciani e poi dei «compagni di me­rende » e successivamente, in un’in­dagine che di fatto non è mai finita, ai presunti mandanti e alle logge fra la Toscana e l’Umbria. Molti, anche chi scrive questo articolo, considerano er­rata la pista della «cooperativa»di mo­stri e vicemostri e ritengono invece che i delitti siano stati firmati da un kil­ler solitario di cui il giornalista Mario Spezi - peraltro a sua volta arrestato dai magistrati di Perugia in un corto­circuito investigativo - lascia intrave­dere nome e cognome. Ma ormai le polemiche sono archeologia giudizia­ria, quel che conta è altro: Giuttari reinventa in chiave narrativa quelle ossessioni, quel mondo popolato di feticci, solstizi, donne bellissime e tie­ne inchiodato il lettore con continui colpi di scena per centinaia di pagine. In Italia il successo è discreto, an­che con un testo che parla direttamen­te, senza filtri narrativi, dei compagni di merende: Il mostro. Anatomia di un’indagine (Rizzoli, 2006). Ma è al­l’estero che Giuttari diventa una cele­brità: viene tradotto in tedesco, svede­se, danese,francese,maltese,spagno­lo, viene esportato come le griffe dei nostri stilisti in 104 paesi di lingua in­glese, diventa un fenomeno editoria­le. La scorsa estate ancora The Inde­pendent lo consacra proponendo La donna della ’ndrangheta (Rizzoli, 2009) fra i 50 libri delle vacanze. E a scorrere quel catalogo si scopre che l’outsider Giuttari è l’unico italiano. Ora escono i dati relativial 2009, l’an­no in cui gli inglesi hanno letto Il basili­sco , e si scopre che Giuttari è entrato nell’olimpo della top ten dei più tra­dotti nel Regno Unito: si è piazzato no­no, con 83892 copie vendute, dietro personaggi come Stieg Larsson, Car­los Zafon e Paulo Coelho. Insomma, provando a semplificare, gli stessi tur­i­sti che corrono ad ammirare la città di Dante e dei Medici, rovesciano grazie a Giuttari la cartolina di Camera con vista e ne scrutano turbati l’altro lato. Tenebroso. «In ogni caso- spiega lui ­io sono più apprezzato a Londra che a Milano o Firenze. Forse perché sono estraneo a certi salotti culturali, a certi giri e a certe mode». Non che Giuttari sia un perfetto sconosciuto alle no­stre latitudini: è stato ospite più di una volta dello studio di Bruno Vespa, è un volto familiare per il telespettatori di Pomeriggio sul 2 , viene invitato di qua e di là. Ma resta uno scrittore ano­malo, un battitore libero, un ex poli­ziotto. E ancora una volta è l’irregola­re a sfornare bestseller. E a catturare lettori nella patria del giallo.