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 2010  dicembre 20 Lunedì calendario

Bossi-Casini, quella cordiale trattativa a insulti - «Non conti niente, ridicolo», «hai bevuto un rosso di troppo», «sei uno stronzo», «e tu un traffi­cante di banche»

Bossi-Casini, quella cordiale trattativa a insulti - «Non conti niente, ridicolo», «hai bevuto un rosso di troppo», «sei uno stronzo», «e tu un traffi­cante di banche». Non si sono mai amati e non se lo sono mai mandato a dire. A rimetterli tutti in fila, i battibecchi fra Umberto Bossi e Pier Ferdinando Casini, ci si può costruire una discussio­ne da ring, roba da domandarsi come diamine abbiano fatto, e lo hanno fatto, a stare assieme al go­verno, pochi mesi nel ’94 ma poi ben cinque anni dal 2001. Non fanno finta: quello che li lega è l’odio che può intercorrere fra un ex democristiano orgoglio­so e un anti-democristiano che non ha mai cambiato idea. Così, delle due l’una.O Silvio Berlusco­ni è un visionario, a sperare di far­li ricucire, oppure c’è qualcosa che lui sa e noi no. La seconda che hai detto, direbbe Corrado Guzzanti in versione Quelo : c’è qualcosa su cui lui conta. È il fiu­to. Quello di due animali politici, l’Umberto e Pierferdy, che non a caso da decenni ormai navigano acque agitate senza mai veder af­fondare la propria nave. Da che esistono, Lega e Udc non ne sba­gliano una. Se fino a qui, espe­rienza di governo a parte, hanno viaggiato su binari paralleli, da qui in poi, per un impietoso con­trappasso, i loro destini sono in­crociati, di più, interdipendenti. La Lega ha bisogno di un gover­no forte per varare il federali­smo, sua ragione sociale. E pro­prio sul rafforzamento del gover­no l’Udc gioca la partita più im­portante, basti pensa­re al pressing della Chiesa a favore di un accordo col Pdl con­tro il troppo laicista Fli. «Casini è il nemi­co, vuole Berlusconi morto» diceva Bossi l’altro giorno boccian­done una volta di più l’ingresso in maggio­ranza. «Bossi stia tran­quillo: i posti se li può tenere tutti per lui, noi non siamo interes­sati: prenda tutte le seggiole che può, noi vogliamo solo dare una mano a evitare di mettere in ginocchio il nostro Pa­ese » ha replicato ieri Casini. Sempre meglio di quel che si dissero a febbraio, con Bossi a sghignazzare: «Casini non conta niente, la gente se la ride del­l’Udc », e Casini a rintuzzare: «L’onorevole Bossi dice che non contiamo nulla e non valiamo niente ma parla sempre di noi. Mi viene il dubbio che abbia capi­to bene: siamo l’unico argine, al Nord come al Sud, a lui e alla Le­ga ». Per non dire dei botta e rispo­sta estivi. «Non so dire se il simpa­tico Umberto è stato vittima di un colpo di sole o se ha bevuto qualche bicchiere di troppo» diceva Casini il 22 agosto, replican­do al veto del Senatùr sull’Udc al governo. «Casini è uno stron­zo, è quel che rimane dei democristiani, di quei furfanti e farabut­ti che tradivano il nord», rilanciava Bos­si il 24 rispondendo al leader Udc che gli ave­va dato del «noto traffi­cante in banche e quo­te latte». In un crescendo di tensione fino a settem­bre, quando il «sono porci questi romani» del leghista convinse il centrista a minaccia­r­e una mozione di sfiducia indivi­duale con Pd e Idv. È il fiuto. Bot­te sul ring, come chiedono gli elettorati ai rispettivi leader con­tro il leader avversario. Ma è giù dal ring che si vince l’incontro.