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 2010  dicembre 19 Domenica calendario

La svolta della vita: sei davvero felice solo dopo i 46 anni - Il passato è pieno di vita e il futuro non è più quello di una volta

La svolta della vita: sei davvero felice solo dopo i 46 anni - Il passato è pieno di vita e il futuro non è più quello di una volta. Finalmente liberi dalla violenza e dal dolore di essere giovani è arrivato il tempo di inventarsi un’altra vita, senza misteri e senza attese, dedica­ta solo alle cose che contano, praticamente quasi morta. Pensavate che superata la so­glia della mezza età si comin­ciasse a pensare come un co­mò di fine ottocento, strillan­do contro i guasti della moder­nità, il nuovo sempre peggio del vecchio, e che la cosa più eccitante da fare a letto fosse diventata cambiare le federe. Invece no. L’ Economist , alla fi­ne di lunghi e approfonditi stu­di, ha scoperto che essere gio­vani è una sfiga pazzesca. Sfiancati dal precariato o tor­mentati dal carrierismo, stan­no sempre incazzati con il mondo e non sono mai conten­ti di niente, non sanno mai co­sa vogliono ma lo vogliono tut­to e subito. Infelici ventiquat­tr’ore su ventiquattro. Almeno fino ai 46 anni spaccati. É lì che il tramonto segna l’inizio del tempo della vita, del ritorno ai propri interessi, del rientro in se stessi. E pazienza se i musco­li s’induriscono, la vista si fa miope e la memoria si accor­cia. Dicono: prendete Pete Townshend degli Who per esempio. Quando aveva 20 an­ni cantava triste e negativo: «...spero di morire prima di di­ventare vecchio...» . Adesso a 60 suonati tiene un blog che sprizza buonumore da ogni link. É proprio in quella stagione della vita dove non c’è più tem­po per recuperare quello per­duto che scopri che è sempre meglio stare bene che darsi ad­dosso e che ogni giorno, se vis­suto come se fosse l’ultimo, ac­quista leggerezza e intensità. L’ Economis t, lo dice la parola stessa, ne fa una ragione eco­nomica più che morale, chie­dendosi: ma miseria a parte, i soldi fanno la felicità? Cita il re del Bhutan Jigme Singye Wan­gchuck il primo a volere, era la fine degli anni Ottanta,un’eco­nomia basata sulla felicità lor­da più che sul prodotto inter­no; Nicholas Sarkozy che ha in­vitato il premio Nobel indiano per l’Economia Amartya Sen a far parte della commissione che si propone di andare oltre il Pil per misurare il benessere francese; David Cameron deci­so, parole sue, a far diventare il Regno Unito il primo Paese oc­cidentale che misura in modo ufficiale la felicità dei suoi abi­tanti. La ricerca ha dato, in ordine sparso, le seguenti risposte: le donne sono più felici degli uo­mini, ma anche più facili alla depressione; chi lavora in gruppo se la passa meglio di chi se ne sta solitario in un an­golo; contrariamente all’anti­co luogo comune l’ignorante è meno felice del colto. Poi: spo­sarsi fa bene alla salute, me­glio ancora se non si hanno fi­gli intorno, niente però da più tristezza di non avere un lavo­ro. E in ogni angolo di mondo, a qualunque livello di reddito, comunque sia, dopo i 46 anni sono più felici tutti. La felicità infine rende più sani e vaccina dalle malattie gli anziani più dei giovani.Nell’età in cui lavi­ta smette di dare e comincia a prendere tutti i nodi si sciolgo­no: metti da parte le ambizioni e ti accetti finalmente come sei, non sogni più di diventare amministratore delegato del­la Apple ma impari come sia gratificante, ma davvero?, por­tare il tuo acquarello alla mo­stra della parrocchia. Il fatto di essere un sopravvisuuto del tempo ti aiuta a sfruttare me­glio i tuoi anni, ti concentri sul­le cose che contano e meno su­gli obiettivi a lungo termine. Col senno di poi se qualcuno ne parla male il meno giovane la prende con filosofia «vabbè non si può piacere a tutti», il più giovane invece se la pren­de e basta. Chissà se ha ragio­ne l’ Economist visto che la soli­tudine dei vecchi, male d’Ita­lia, sarà la condizione di mas­sa di un paese sempre più lon­gevo. Leonard Cohen diceva che per salvarsi la vita ci sono la poesia, la preghiera, le can­zoni, le donne e il vino. Dimen­ticava solo il calcio.