Alessandro Carlini, Libero 21/12/2010, 21 dicembre 2010
NIENTE DONAZIONI CON L’IPHONE. JOBS GURU ANCHE DELL’AVARIZIA
Sarà pure “cool”, originale e anche radical chic. Ma dall’i-Phone è troppo difficile fare donazioni a chi non solo non può permettersi un telefonino di ultima generazione ma nemmeno un piatto di riso. La denuncia è stata lanciata dal giornale online americano Huffington Post, che da semplice blog ora è diventato unconcorrente del New York Times e degli altri colossi della stampa Usa. Il mondo del no profit e delle associazioni di volontariato è letteralmente in rivolta e sta criticando aspramenteS teve Jobs, fondatore di Apple, che continua a sfornare nuovi modelli di iPhone ma si dimenticaun’applicazione di base pe raiutare il prossimo. L’esempio più eclatante della strana politica del gigante di Cupertino si è avuto conlaversione mobile del servizio PayPal, che permette, grazie ad internet, di ricevere e inviare denaro senza codici bancari matramite una e-mail certificata.
Lo scorso agosto, la banca virtuale aveva inserito nella sua applicazione per iPhone anche la possibilità di fare donazioni ,semplicemente digitando un tasto. Non c’era nulla di irregolarema Apple alla fine di ottobre hadeciso di bloccare il servizio, senza dare particolari spiegazioni. Fino a quel momento erano stati raccolti circa 10 mila dollari per le associazioni di volontariato di Stati Uniti, Regno Unito e Canada. “Se vuoi fare una donazione, puoi inserire un link a un sito esterno, ma non c’è una semplice comando all’interno di un’applicazione”, ha detto Clam Lorenz, vice presidente delle operazioni di Missionfish, società che aveva collaborato con PayPal pe rrealizzare il servizio di donazioni su cellulare. «Abbiamo cercato di fare ad Apple questa domanda, “Perché avete rimosso questaopzione?”, ma non abbiamo avuto alcuna risposta». Il problema è che quando si parla di beneficenz ala facilità d’uso di uno strumento è tutto. Ma quello di PayPal non è un caso isolato. Nel 2009, Justin Kazmark, un programmatore, aveva presentato la sua applicazione, chiamata “Gi -vabit”, al colosso californiano. Apple rispose un mese dopo, con una serie di istruzioni incomprensibili, chiedendo che il programma venisse prima modificato.
«Ci hanno detto ad esempio – ha spiegato Kazmark – che non potevamo usare la parola “filatropia”e che non potevamo indicare specifici importi da donare». Il gruppo di programmatori ha seguito tutte le indicazioni di Apple e poi ha messo a disposizionedel pubblico il suo softwareper iPhone: ma non lo ha usato in pratica nessuno perchè era troppo complicato.
«Era troppo diverso da come lo avevamo pensato noi inizialmente», ha affermato Kazmark. Insomma non è che Jobs si stia dando particolarmente da fare nella filantropia. E in questo settore è stato letteralmente "stracciato"dal suo rivale di sempre, Bill Gates, il “re”di Microsoft, che insieme a un altro miliardario americano, Warren Buffett, ha dato vita all’iniziativa “The GivingPledge”, che riunisce un gruppo di “paperoni” che si impegnano a dare in beneficenza parte delle loro ricchezze. Fino ad ora, del nome del fondatore di Apple non c’è traccia sulla lista dei partecipanti.