Maria Teresa Cometto, CorrierEconomia 20/12/2010, 20 dicembre 2010
PREVISIONI SBAGLIATE, MESTIERE DA GURU
Difficile prevedere il futuro, anche per le menti più intelligenti. E così Bill Gates, creatore del colosso del software Microsoft, nel 2003 aveva preso sottogamba Sergey Brin e Larry Page, gli inventori di Google. «Questi ragazzi di Google vogliono diventare miliardari e rock star e andare alle conferenze e tutte queste cose. Vedremo se vorranno ancora gestire il loro business fra due o tre anni» aveva detto Gates. L’anno dopo Google è andata in Borsa e da allora non ha smesso di crescere e diventare molto più di un motore di ricerca su Internet. Quella di Gates è solo una delle grandi previsioni sbagliate del decennio appena finito. Newsweek ne ha fatto una rassegna fra cui spiccano queste altre perle, in campo economico. «Bear Stearns sta bene!» aveva gridato con il suo stile istrionico Jim Cramer l’ 11 marzo 2008 durante il suo show Mad Money su Cnbc. Il «guru» tv di Wall Street rassicurava i suoi fan invitandoli a non ritirare i loro soldi dalla banca d’investimenti: cinque giorni dopo Bear Stearns è stata salvata dal fallimento con la fusione in Jp Morgan a un prezzo pari a meno di un decimo del suo valore di un mese prima. «Il peggio è alle nostre spalle» aveva detto il ministro del Tesoro americano Hank Paulson il 7 maggio 2008. Invece doveva ancora arrivare il fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre di quell’anno, seguito dai sette mesi più neri dell’ultima Grande Recessione, fino al marzo 2009 quando la Borsa di New York ha toccato il minimo del decennio. A scatenare la crisi finanziaria erano stati in particolare i derivati finanziari sempre più complessi: «Armi di distruzione finanziaria di massa» secondo l’oracolo di Omaha, Warren Buffett. Invece il «maestro» Alan Greenspan, presidente della Banca centrale Usa fino al gennaio 2006, nel maggio 2005 dichiarava: «L’uso di una crescente varietà di derivati e la relativa applicazione di approcci più sofisticati per misurare e gestire i rischi sono fattori chiave che rafforzano la grande resistenza delle nostre maggiori istituzioni finanziarie» . E a proposito della capacità di prevedere il successo di un prodotto tecnologico, Sir Alan Sugar — miliardario inglese e imprenditore hi-tech — nel febbraio 2005 aveva pronosticato la «morte» dell’iPod entro la fine di quell’anno, perché sarebbe stato battuto dai molti concorrenti meno cari. Apple ne ha venduti 220 milioni finora, non tanto per la qualità dell’hardware , quanto per l’intero «ecosistema» iTunes collegato.