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 2010  dicembre 21 Martedì calendario

CHI VUOL MENARE STIA ATTENTO, O STA VOLTA SI RITROVA DENTRO


I fatti sono fissati dalle immagini, che scorrono in abbondanza su YouTube. Il 14 dicembre scorso a Roma, in piazza del Popolo, non c’erano black block o un gruppo di violenti che ha tradito le regole di una pacifica manifestazione studentesca. C’erano centinaia e centinaia di manifestanti. Decine di loro avevano in mano dei martelli portati da casa per estrarre dal selciato i sanpietrini, cubetti di porfido dal peso di500- 1000 grammi l’uno.
Sono centinaia le mani che li hanno impugnati, lanciandoli alla cieca verso via del Babbuino dove c’erano tre automezzi della Guardia di Finanza (quelli poi dati alle fiamme). Quando è iniziata la sassaiola passavano da lì romani che ignari erano in centro a fare comperenatalizie, o turisti italiani estranieri che visitavano monumenti. Terrorizzati sono riusciti a trovare riparo negli alberghi dell azona o in qualche negozio che ha tirato giù le serrande. Si può lasciare perdere quel che è avvenut oquel giorno in altri luoghi di Roma:l e immagini girate in piazza del Popolo provano senza ombra di dubbio che c’è stata una manifestazione violenta e che centinaia sono state le mani di possibili assassini. Perché è andata bene, ma non c’è dubbio che un sasso di quel peso fosse in grado di uccidere il malcapitato colpito in testa. Per questo ha ragione chi sostiene che di fronte a questa violenza bastano le leggi esistenti, il codice in vigore . Ognuna di quelle mani cheha raccolto i sampietrini e li ha lanciati alla cieca è imputabile di tentato omicidio. Basterebbe raccoglie retutti i filmati e visionarne i fotogrammi.
Basterebbe identificare chi era a volto scoperto e interrogarlo per sapere chi di fianco lui abbia messo il casco o tirato su il passamontagna nascondendo il volto prima di lanciare le pietre per aprire decin ee forse centinaia di processi per tentato omicidio. Questo dice il codice penale in vigore, questo imporrebbe uno stato di diritto.Non hanno senso i dibattiti sulle ragioni degli studenti quando una manifestazione intera ha questo corso.
In uno stato di diritto dovrebbero essere i tribunali a valutare l’eventuale attenuante dietro il lancio di quel sasso che potrebbe colpire a morte. Questo esercizio banale della giustizia non è avvenuto il 14 dicembre scorso. È stata fermata qualche decina di manifestantie quando poche ore dopo sono stati rilasciati abbiamo letto tutti gli augusti cognomi dei manifestanti. Figli della buona borghesia romana e perfino di un anobiltà per nulla decaduta. Non disperati dalle vite stravolte. Leggete i cognomi dei fermati e poi rilasciati, ma convocati a processo:R eviglio Della Venaria, Borromeo, Niffoi, Montanini…
E come loro decine di altri lì a manifestare con quella violenza collettiva che tanti troppi incitano a comprendere, giustificare, quasi coccolare. Sfiderei qualsiasi tribunale, processo dopo processo, a trovare una sola attenuante a normadi codice per chi ha alzato quelle mani, lanciato sassi assassini,b randito spranghe e cartellistradali, infranto vetrine, divelto semafori, dato alle fiamme cassonetti e auto in sosta spesso di poveracci. Quel che è avvenuto il 14 dicembre è l’esatto contrario di quanto apparso su gran parte della stampa: si è trattato di eccesso di tolleranza, di esercizio perfino stoico di pazienza da parte di chiaveva il dovere di assicurare non solo l’ordine pubblico, ma il diritto supremo di una democrazia: l’esercizio di voto in Parlamento.P er quell’esercizio di pazienza etolleranza dopo quanto avvenuto non c’è più spazio nelle prossime ore. Il Senato della Repubblica eserciterà il suo diritto democratico d ivotare la riforma dell’univer -sità. Lo farà protetto dalle forze dell’ordine come non sarebbe normale avvenga. Ma avviene ,perché il diritto al dissenso è esercitato in violazione della legge e della Costituzione da centinaia di studenti in modo violento. Se questa è ancora l’intenzione, meglio davvero che i genitori e gli insegnanti consiglino a figli e alunni di stare a casa oggi e domani se proprio non si vuole stare alezione. Perché questa volta chi alzer àquel sasso verrà subito arrestato, senza attendereo facendosi trovare scoperti in questa o quellazona da proteggere. Ed è giustoche così avvenga, perché uno Stato ha il dovere prima del dissenso di qualsiasi minoranza, di proteggere il diritto ad esistere e decidere della stragrande maggioranza dei suoi cittadini. Che la decisione sia quella di riformare l’università o banalmente quella dei turisti di visitare un monumento o dei cittadini di correre a fare l’ultimo regalo di Natale.
La riforma universitaria che sta per essere votata è per altro pienadi principi che poco incidono sullavita quotidiana degli studenti eche comunque avranno bisogno di decreti attuativi per entrare in vigore. Ci sarà spazio per discutere ancora sia con i vertici delle università (che condividono a maggioranzauna riforma da loro benconosciuta) sia con professori, ricercatorie studenti. È giusto farlo,e forse è stato fatto poco.Ma con tutti gli studenti. Certo ,quelli dei collettivi che dominano le assemblee, occupano le università, manifestano e vanno in tv sostenendo di rappresentare addirittura una generazione, ma in realtà rappresentano uno studente su dieci: l’assoluta minoranza .Ma soprattutto i decreti attuativi della riforma dovranno essere spiegati a quei nove studenti su dieci che non vanno in assemblea, non sfilano in piazza, non brandiscono pietre in mano, ma vorrebbero sapere, capire e magari sugger irecome e più degli altri. Loro che sono abbandonati dagl iarrampicatori dei tetti, dai Michele Santoro e dalle grandi firme dei giornali, hanno più diritti d itutti. Non dimenticateli.