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 2010  dicembre 21 Martedì calendario

LA GERMANIA CHIEDE REGOLE MA NON RINNEGHERÀ L’EURO

Il ministro tedesco degli esteri, Guido Westerwelle, in una recente intervista al’Express, ha spiegato i motivi per cui la Germania si sente e vuol restare europea. Le sue considerazioni sono importanti, non solo perché Westerwelle è il responsabile della politica estera del paese più strategico fra i 27 della Ue ma anche perché si ritiene che egli sia il naturale successore di Angela Merkel. I motivi dell’attaccamento alla Ue (e quindi anche all’euro) sono dei motivi ideali e, nello stesso momento, anche dei motivi concreti. Westerwelle è un politico, dice lui stesso, della «generazione Erasmus». Di quella generazione cioè che, approfittando degli scambi di studenti universitari dei vari paesi, ha costruito falangi di giovani europei sprovincializzati, che si sentono a caso loro, non solo nel paese di origine, ma, ugualmente, anche in tutti i paesi della Ue. Westerwelle è un politico molto giovane per il ruolo che sta esercitando. E’ nato nel 1961, cioè 16 anni dopo la conclusione della seconda guerra mondiale. Proprio per questo motivo, si riteneva vaccinato contro le conseguenze del nazismo. Senonchè, un giorno, quando era ventenne si trovò in un camping francese (e lui si descrive così, allora: «Avevo i cappelli biondi, gli occhi blu, ero magro come un chiodo e il mio francese era abominevole per cui chiunque mi riconosceva come tedesco a cento metri di distanza»). Decise di andare a fare dei piccoli acquisti in una botteguccia di campagna. «La proprietaria» dice Westerwelle «vendendomi, fuggì piangendo». Sua figlia allora gli spiegò: «Non è colpa tua. Scusami. Mia mamma ha perso suo marito durante la seconda guerra mondiale a causa dei tedeschi». Questo episodio dimostra che anche i tedeschi che non c’entrano, quelli delle generazioni successive, sono inseguiti dalla loro storia. Ecco perché Westerwelle è convinto che si deve fare tutto perché il passato non si ripeta, per il bene di tutti gli europei di oggi. Inoltre ci sono dei motivi pratici per il sostegno del progetto dell’euro da parte dei tedeschi: l’insolente salute economica della Germania dipende dal boom delle esportazioni, il 70% delle quali però sono destinate ai paesi europei. Se fallisse anche solo qualcuno di questi ultimi, si infragilirebbe anche la Germania. Senza contare che le banche tedesche (al contrario di quelle italiane) sono fortemente esposte con i paesi Ue a rischio di default. Ovviamente i tedeschi non possono fare le uniche formiche di un’Europa dissipatrice. Per reggere l’euro ci vogliono regole certe (e osservate) per distribuire sulle spalle di tutti la responsabilità della buona conduzione economica dell’area.