Notizie tratte da: Antonio Caprarica # C’era una volta in Italia. In viaggio fra patrioti, briganti e principesse nei giorni dell’Unità # Sperling & Kupfer, Rai-Eri 2010 # pp. 255, 18,50 euro., 20 dicembre 2010
Notizie tratte da: Antonio Caprarica, C’era una volta in Italia. In viaggio fra patrioti, briganti e principesse nei giorni dell’Unità, Sperling & Kupfer, Rai-Eri 2010, pp
Notizie tratte da: Antonio Caprarica, C’era una volta in Italia. In viaggio fra patrioti, briganti e principesse nei giorni dell’Unità, Sperling & Kupfer, Rai-Eri 2010, pp. 255, 18,50 euro.
Rif. Biblioteca 1392308
Rif. Libro in Gocce 1403493 e 58aab64adc774
CANNONE Vittorio Emanuele II, re di Sardegna, Cipro, Gerusalemme ecc. Il 17 marzo 1861 promulga la legge che lo autorizza ad assumere, per sé e i suoi successori, il titolo di re d’Italia. Il giorno dopo, a mezzogiorno, 101 salve di cannone (che dovrebbero essere sparate in tutte le città della penisola) annunciano la proclamazione del Regno d’Italia.
ABATI La seduta inaugurale del nuovo parlamento si è aperta alle 11 del 18 febbraio. Su 443 deputati, 350 appartengono alla Destra moderata. Presenti fra gli altri: 85 fra marchesi, duchi e principi, 135 avvocati, 53 fra dottori, ingegneri e professori, 23 ufficiali, 5 abati.
PICCOLO L’emiciclo costruito nel salone delle feste di Palazzo Carignano si è rivelato troppo piccolo per ospitare il nuovo parlamento. L’aula viene allestita all’ultimo in un cortile del palazzo.
CAVOUR Cavour, dal 1857 (?????) padrone della politica piemontese: presidente del Consiglio, ministro degli Esteri, ministro delle Finanze e degli Interni. Il parlamento «obbedisce a Cavour come a un maestro piuttosto che seguirlo come un capo. Non c’è più in Italia una sola politica, se non, direi quasi, una sola religione, la volontà di Cavour» (William de la Rive).
SOMMOSSA Le grandi strade torinesi, costruite con lo stesso obiettivo delle avenues parigine: dare spazio di manovra ai reggimenti in caso di sommossa.
COMORRISTA A Napoli il pizzo è una consuetudine praticata con la connivenza della polizia. Il camorrista «deve riscuotere un grano (un decimo di carlino) per ogni carlino che riceve il cocchiere, un grano per ogni carlino della posta del giocatore, un tanto a settimana dai padroni dei caffè, e così per ogni oste, ogni facchino, ogni impiegato delle ferrovie [...] Il camorrista di ogni piastra che riceve deve dare quattro carlini al commissario di quartiere, il quale divide con l’ispettore di servizio, con il cancelliere e con il caposquadra» (Alexandre Dumas).
GAETA L’8 gennaio 87 batterie di cannoni fanno fuoco su Gaeta, dove si è rifugiato Francesco II. Fino al tramonto si abbattono sulla città 8.254 colpi, i napoletani rispondono con 2.327. Il 16 gennaio l’ex sovrano compie 25 anni. È durato 127 anni il trono borbonico delle due Sicilie.
ANALFABETI Analfabeti nel Regno delle due Sicilie: 87 per cento, in Piemonte e Liguria, 54.
CRANI Cesare Lombroso, che arruolato dal 1859 nel corpo di Sanità militare, esaminava i crani dei banditi, li misurava, li sezionava e lì ebbe «l’illuminazione sul problema della natura del criminale» (Francesco Pappalardo).
BRIGANTI Le violenze dei briganti e le rappresaglie dell’esercito del nuovo regno. In nove mesi sono sei i villaggi incendiati e 918 le case distrutte, un migliaio i briganti uccisi e 287 i morti tra soldati e guardie nazionali.
NOTE «7.151 briganti che noi abbiamo ucciso o fucilato dal mese di maggio 1861 al mese di febbraio 1863» (da una nota ufficiale del generale La Marmora).
LEVA Nel maggio 1861 la prima leva obbligatoria al Sud. L’arruolamento forzato spinge migliaia di reclute a diventare briganti. In Sicilia, inizialmente immune dalle insorgenze filoborboniche, i giovani si nascondono e talvolta resistono con le armi ai soldati che vanno a cercarli. Nell’estate 1864 la repressione: a Monreale, Marsala, Licata i famigliari dei renitenti alla leva vengono presi in ostaggio finché i ragazzi non si consegnano.
LETAME Pio IX, «quel metro cubo di letame» (Garibaldi nelle sue Memorie. Lo chiamò così da quando nel 1852 papa Mastai autorizzò la sconsacrazione di don Enrico Tazzoli, sacerdote patriota, per consentire alle autorità austriache di impiccarlo).