Marco Liera, Plus24 18/12/2010, 18 dicembre 2010
DISOCCUPATO IN ATTESA DI PENSIONE DEVE RESISTERE CON 193MILA EURO
Ho 54 anni, coniugato senza figli, casa di proprietà. Sono disoccupato dal 1° luglio 2010 e collocato in mobilità fino al 31 agosto 2014; andrò in pensione probabilmente nel 2019 (a 63 anni). Il nostro reddito familiare sarà costituito per i prossimi quattro anni dall’indennità di mobilità (700 euro netti al mese). Ho 193mila euro da investire e rappresentano anche il mio sostegno economico fino al 2019, di conseguenza la mia propensione al rischio è bassa. In Intesa Sanpaolo un addetto mi ha proposto: e obbligazione a tre anni con rendimento 2,27% netto; r bond a tre anni, 1,97% netto; t obbligazione a sette anni indicizzata all’Euribor a sei mesi, rendimento minimo a scadenza 2,623% netto;►polizza vita Eurizon Vita valore garanzia durata a vita intera. Ho risposto negativamente.
Sempre in Intesa Sanpaolo mi hanno proposto: e giacenza sul c/c bancario di 22mila euro (9.000 liquidi + 13.000 1° anno mobilità): r fondo monetario di 44mila euro; t obbligazione a tre anni, rendimento 2,6% lordo, 2,27% netto di 90mila euro;►valore garanzia, polizza vita a vita intera per 50mila euro. Non ho ancora risposto a quest’ultimo. Ho pensato di investire così: e conto deposito Arancio+ con 76.600 euro vincolati un anno con rendimento 1,75% netto; r conto deposito Ibl Banca con 100mila euro vincolati un anno con rendimento 2,19% netto; t liquidità sul c/c bancario con 29.400 euro.
In alternativa vorrei acquistare un piccolo appartamento per investimento, uso affitto, impiegando 100mila euro e depositando 93mila euro liquidi sul c/c bancario a disposizione. In questo modo avrei 100mila euro in meno di liquidità (nel caso di pagamento in contanti), però integrerei i 93mila euro liquidi con l’affitto anche dopo il 2019. Mediamente l’importo dell’affitto a quanto può ammontare? È meglio accendere un mutuo, pagare contanti o contrattare condizioni che mi permettano di diluire il pagamento dell’appartamento?
Andrea Nardini - (Pomezia, Roma) - Scene da un’Italia che deve aggrapparsi ai suoi risparmi per poter campare. Perché ad appena 54 anni sembra aver perso ogni possibilità di assumere un ruolo lavorativo o imprenditoriale, e non può fare altro che aspettare la pensione. Prima di cercare di risponderle nel merito, vorrei sottolineare che il suo caso - purtroppo non isolato - dovrebbe spingere chi è più giovane di lei a riflettere sulla tradizionale percezione di sicurezza che è attribuita al lavoro dipendente e alla incertezza che invece viene assegnata a quello autonomo o imprenditoriale. Il lavoro dipendente del settore privato nasconde oggi una subdola e insidiosa eventualità: quella di perdere l’impiego in modo per lo più inatteso e a un’età in cui è quasi impossibile per molti trovare un’alternativa accettabile. I lavoratori dipendenti hanno soltanto un "cliente", il proprio datore di lavoro. Se lo perdono, devono trovarne un altro. Ma, superata una certa età, questo diventa assai arduo. Pur con i ben noti rischi congiunturali, chi esercita un’attività in proprio ha più di un cliente, e quindi il suo benessere futuro non dipende dal mantenimento o meno di un singolo rapporto contrattuale.
E veniamo ai suoi investimenti. Nella sua situazione è assolutamente legittimo cercare una maggiore efficienza nella loro gestione, ma vista la sua oggettiva impossibilità ad assumersi rischi di perdita, non si illuda di poter ottenere maggiori rendimenti nell’ordine di qualche punto percentuale. Si dovrà accontentare di molto meno. Tra tenere il 50% dei suoi 193mila euro in un conto di deposito e l’altra metà in CcT o tenerne il 50% in bond bancari acquistati consapevolmente sul mercato secondario e l’altra metà in buoni postali la differenza (comunque imprevedibile) in termini di rendimento atteso è veramente modesta. Occorrerebbe evitare, questo sì, di lasciar dormire troppi risparmi sul conto corrente, che tendenzialmente non rende nulla. Lei dovrebbe tenere sul c/c lo stretto necessario per vivere. Trovo poi sicuramente più rischiosa di un CcT o di un buono postale l’opzione di investire in un appartamento per affittarlo. Più rischiosa, ma non necessariamente più redditizia. Allo scopo, dovrebbe provare a fare due conti precisi sul vero rendimento potenziale di un appartamento, tenuto conto di costi di manutenzione, imposte, periodi di sfitto, rischio morosità del conduttore e l’eventualità di degrado inatteso della zona.