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 2010  dicembre 19 Domenica calendario

RIDATECI BERTOLASO


Se il buon Dio avesse messo l’Italia un po’ più su, per questo paese non ci sarebbe stata speranza. Le stagioni gelide del Nord l’avrebbero bloccata per molti mesi l’anno. Le piogge britanniche, le nevi scandinave, il gelo francese si sarebbero incuneati nei meandri della nostra burocrazia rendendoci definitivamente una espressione geografica, come disse con lungimiranza il conte di Metternich.
e provassimo invece a immaginare il modello Italia trasferito su scala continentale avremmo di fronte un’Europa ancora più nana nel mondo sopraffatta più che dalla competizione internazionale dall’inclemenza atmosferica. Questo per dire che le scene di un paese bloccato da una nevicata producono momenti di vero sconforto. Autostrade bloccate, metropoli con il traffico impazzito, gente che urla nei telefonini la propria rabbia e disperazione, aeroporti trasformati in bivacchi, persino Giovannardi e Gasparri bloccati sulla via per Assisi anche se in questo caso si può pensare a un miracolo del Santo per proteggere la città preferita.
Dopo la grande nevicata, che forse non suggerirà a Ivano Fossati una nuova splendida canzone, le polemiche del giorno dopo in cui tutti protestano con tutti. La perturbazione non ha sconvolto l’immensa disgregazione meridionale ma ha colpito la parte centrale dell’Italia e in particolare quella Toscana che è uno dei fiori all’occhiello del Belpaese. C’è stata gente che è rimasta per decine di ore chiusa nella propria autovettura a pochi chilometri da Firenze. Il ministro Matteoli aveva altro da fare. Le ferrovie si sono confermate inadeguate a un paese civile. Le autostrade sono diventate prigioni di ghiaccio per migliaia di persone. Una vera débacle.
È in momenti come questi che capita persino di avere nostalgia degli impresentabili. Era successa la stessa cosa quando i rifiuti hanno riempito nuovamente Napoli proponendo il rimpianto di Bassolino, il governatore che ha avuto tante colpe nel disastro partenopeo ma che nell’emergenza si era comportato come un soldato. Questa volta ci è venuta la nostalgia di Bertolaso, il medico prestato allo Stato che decine di volte si è mostrato in grado di fronteggiare la cattiva sorte con decisioni rapide ed efficaci. La sua Protezione civile è stata efficiente e provvidenziale, purtroppo anche verso chi non se lo meritava, compreso i suoi parenti e gli amici di cordata. Tuttavia gli anni di Bertolaso saranno anche ricordati come quelli in cui il paese si è sentito protetto da un manager pubblico che faceva molta scena ma che aveva anche tanta sostanza. Il suo successore Franco Gabrielli è stato un gran poliziotto, con il capo del Viminale, Antonio Manganelli, ha scritto un bellissimo libro sull’investigazione moderna, ha guidato lo spionaggio interno e si è fatto le ossa come prefetto dell’Aquila.
Sarebbe ingeneroso prendersela con lui, anche se la sua Protezione civile non ha avuto lo scatto che ci aspettavamo. Persino il suo sfogo contro quelli che non hanno tenuto conto dei suoi allarmi ci ha, per così dire, allarmato. Ci eravamo fatti l’idea che il sistema di protezione avesse un compito diverso da quello del colonnello Giuliacci, erede del mitico Bernacca, che con le sue previsioni mette in guardia la gente che guarda la tv. Avevamo la speranza che la Protezione civile di fronte all’annunciata nevicata strattonasse i poteri pubblici e le burocrazie ferroviarie e autostradali costringendoli a mettere in cantiere iniziative adeguate. Invece il bollettino della sconfitta parla di dispacci ignorati, di diserzioni annunciate, di pressapochismo prevedibile. Anche il ministro Matteoli, immeritatamente toscano, si è fatto un bel po’ di fatti suoi mentre una banale tormenta bloccava la sua regione. Ieri ha autorizzato i Tir a circolare dopo aver fatto, come altri, lo scaricabarile sulle responsabilità. Anas e Autostrade sono forse la rappresentazione più evidente di un’Italia parassitaria, soprattutto Autostrade sembra che abbia avuto in gestione il diritto di tassare gli automobilisti senza fornire alcun servizio. Gli paghiamo un pizzo non il corrispettivo di una prestazione.
Questo paese ha deciso di mostrare ormai il peggio di sé. Monumenti che vanno a pezzi, terremoti che durano una vita, nevicate catastrofiche per tacere di mafie, burocrazie inefficienti e malasanità. Siamo in continua emergenza con poteri pubblici e classe politica che sembrano assise su questo ammasso di macerie con il disinvolto cinismo che trasforma l’insipienza in una calamità naturale. Per questo il passato che pure ci era sembrato intollerabile appare come un piacevole ricordo. Tutto sembra meglio di oggi, anche se non è vero. Resta da capire come è potuto succedere che alcuni segni di novità siano stati sopraffatti dai vizi antichi al punto che il buon Guido Bertolaso invece di essere ricordato come un funzionario efficiente oggi appaia come un maneggione e soprattutto come accada che quelli che sono venuti dopo di lui ne acuiscano la nostalgia. Forse l’Italia ha una sfiga bestiale. Oppure, più semplicemente, non ha una classe dirigente.