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 2010  dicembre 18 Sabato calendario

TROPPI VOLTAFACCIA? DIMEZZIAMO GLI “ONOREVOLI”

Ora se li compra tutti” titolava l’altro giorno il Fatto Quotidiano allungando così la polemica circa il calciomercato dei parlamentari, mentre sullo sfondo si aprono nuovi scenari di altri passaggi a favore del PdL. Ovviamente ognuno ha la propria versione: squallida compravendita, dicono dai banchi dell’opposizione; libertà di mandato, rispondono dalla maggioranza ricordando non a torto che quando il voltar gabbana è di segno opposto allora è descritto come meno disdicevole. Non se ne esce, insomma.
A costo di apparire irriverente verso le istituzioni, butto lì una provocazione che tanto provocazione in fondo non è: il parlamento così com’è oggi, cioè con 630 deputati e 315 senatori, è una pessima istituzione, piena di gente che fatte le debite eccezioni è stata messa lì per pigiare il bottone e basta. Gente che della classe dirigente ha ben poco, come dimostra la pochezza delle dichiarazioni ascoltate in questi giorni frenetici. Ovviamente non mi riferisco solo agli ultimi arrivati nel centrodestra ma anche ai tanti sciamannati eletti nelle file dell’opposizione. (Qualcuno mi convinca che la Melchiorre avrebbe più spessore di Scilipoti; e ho pescato nel mazzo due dei nomi più
gettonati in questi giorni di teatrino parlamentare).
Voglio essere irriverente fino in fondo: se, come scrive il Fatto, qualcuno se li compra significa che qualcuno più o meno metaforicamente si mette in vendita. Il richiamo alla libertà di mandato è una foglia di fico che copre le nudità di un parlamento rococò, polveroso. Oltre che di scarso spessore culturale ancor prima che politico: del resto come può avere spessore un’istituzione di mille signori? Non esiste al mondo un pensatoio composto da mille teste pensanti. Non può esistere. Eppure noi l’abbiamo. Allora domando qui sì con grande senso della provocazione e ragionando per assurdo: è più scandaloso pagare mille parlamentari per il gusto di mantenere in vita un inutile parlamento, oppure è più scandaloso pagare ripeto: ragiono per assurdo tre, quattro, dieci, venti parlamentari per farli passare di qua o di là? Potremmo cavarcela rispondendo che sono scandalose entrambe le situazioni; tuttavia la seconda è strettamente collegata alla prima visto che alla qualità si preferisce la quantità.
Durante la campagna elettorale
apprezzai il criterio di scelta ammesso da Berlusconi nella compilazione delle liste: in parlamento gli sarebbero serviti, per poter governare tranquillamente, non più di dieci persone pensanti, gli altri si sarebbero dovuti limitare a schiacciare il bottone. Col suo schiaffo al politicamente corretto il Cavaliere stava dicendo che mille parlamentari annientano il senso stesso delle istituzioni. E se una istituzione non vale alcunché allora è persino divertente vederla riempita di figurine simpatiche e al tempo stesso patetiche nella loro pochezza.
Berlusconi viene messo in croce per le candidature, ma l’instabilità nelle file dell’Italia dei Valori, del Pd, dell’Udc e dei finiani dimostrano che le scelte dei leader non sono state migliori di quelle del premier... Se il candidato di Di Pietro è mobile qual piuma al vento, la colpa è solo di chi lo ha scelto. Lo stesso vale per Veltroni, per Fini e per Casini. Non possono piagnucolare ex post, la responsabilità politica è una responsabilità oggettiva.
La vittoria di Berlusconi in aula è una vittoria politica in questo senso: è la vittoria di un premier che è premier in quanto è già leader, non perché sia la Costituzione a riconoscergli i gradi. Insomma è premier “contro il volere” della Costituzione, a prescindere dalla Costituzione. Che nella sua stesura attuale subisce la premiership di un leader (il Cavaliere) perché non la regola.
Arrivo così al dunque. Se la Costituzione fosse stata modificata coi dovuti pesi e contrappesi, a quest’ora avremmo un premier riconosciuto come tale e un parlamento monocamerale, con non più di trecento deputati, a fargli da controcanto. E con trecento deputati non puoi permetterti il lusso di mandare gente per far fare loro un soggiorno premio a Roma della durata di cinque anni! Fintanto che non si risolve questo tema è fumo negli occhi il discutere di liste bloccate o di preferenze: sempre mille ne vengono eletti, dei quali ottocento e rotti sono buoni solo a far da comparse, dietro lauto gettone di presenza.
Il centrodestra una riforma la votò, il centrosinistra (appoggiato da ambienti conservatori), invece di perfezionarla, la boicottò per paura che il premier dilagasse. Oggi si lecca le ferite. Ben gli sta.