Alessandro Penna, Oggi, n. 51, 22 dicembre 2010, pag. 116, 22 dicembre 2010
BABBO NATALE SI E’ FATTO IN 3
Ma non vi vergognate al meno un po’?
Aldo: «Questo è pazzo. L’ultimo non poteva che essere pazzo».
Giovanni: «Ma no, guardagli gli occhi, sentigli il fiato: ha bevuto».
Giacomo tira fuori il cellulare, compone un numero e a chi risponde dice, con tono cospiratorio: «Ehi, chiamami che c’è un giornalista psicopatico: mi serve una scusa per assentarmi».
Voglio dire: anche voi, duri e puri della comicità, avete ceduto alle lusinghe del cinepanettone?
Giovanni: «Avevi ragione tu, Aldo: è pazzo».
Aldo: «Secondo me ha bevuto. Hai visto gli occhi?».
Il telefono di Giacomo squilla e lui balza in piedi: «Commercialista, buongiorno. Ma certo che ho due minuti, aspetti in linea». Chiede scusa e infila la porta. Tornerà a intervista inoltrata.
Navigli, ore 18.20. Aldo, Giovanni e Giacomo sono reduci da una tortura che in gergo si chiama junket. Una catena di montaggio di interviste, dalle otto e mezzo del mattino orario continuato, per promuovere "La banda dei Babbi Natale" (esce il 27 dicembre). Noi abbiamo riservato il turno delle 18, l’ultimo. «Il migliore: non c’è nessuno dopo di voi, saranno rilassati, magari si fermano un po’ di più dei quaranta minuti concordati», ci aveva consigliato l’ufficio stampa. Come no. Quando arriviamo all’appuntamento, in un ufficio che dà sulla Darsena, Aldo ha le occhiaie, Giovanni ci vede doppio, Giacomo è lesso. Per scuotere il trio, cominciamo con una serie di domande provocatorie. Pessima idea per noi. Un invito a nozze per loro.
Insisto: avete bisogno di soldi? Avete un mutuo da pagare? Un’amante da mantenere?
Aldo: «La informo che sono 13 anni che siamo, come dice lei, "lusingati". I nostri film escono sempre a Natale».
Giovanni: «Questo i suoi colleghi lo sapevano, però».
Questa, però, è la prima volta che ficcate la parola Natale nel titolo.
Aldo: «Il titolo l’hanno scelto i nostri fan su Facebook».
Giovanni: «Anche questo, i suoi colleghi lo sapevano. Quella della radio svizzera sapeva anche in quanti avevano votato».
Perchè uno dovrebbe andare a vedere i vostri Babbi Natale e non i cinepanettoni di Boldi (A Natale mi sposo, nelle sale dal 26 novembre scorso) e di De Sica (Natale in Sudafrica, 17 dicembre)?
Aldo: «Perchè gi altri seguono un cliché che rende bene, noi cerchiamo altre vie, siamo più liberi, sempre diversi. E la festa di Natale è solo il filo che unisce tre storie. Un pretesto».
Giovanni: «Perchè noi siamo noi. Non le basta?».
Gli altri cinepanettoni...
Aldo: «Miiiii, ma questo allora non capisce».
Dicevo: gli altri cinepanettoni puntano forte sulla bella presenza femminile. Boldi ha la Canalis, De Sica schiera Belén. Voi la Finocchiaro...
Aldo: «Bè, Giovanni, qui ha ragione lui. Perchè non ci hanno comprato Belén? Perchè a noi danno sempre delle carampane come la Finocchiaro? Costa troppo, Belén? Non la meritiamo?».
Giovanni: «Dai, Aldo, noi abbiamo la Liskova. Non è male, la Liskova. Fattelo dire da me, che nel film la sposo. Guarda che ha fatto la modella, la Liskova».
Aldo: «Hai detto bene: "ha fatto". Anche lei è una carampana. L’hai vista prima del trucco? Delle rughe...».
Giovanni: «Cosa vi devo dire: gli altri hanno la qualità, noi la quantità. Abbiamo la Ocone, la Liskova, Mara Maionchi. Ma quanto è sexy la Maionchi?».
Nel film finite in questura e ci mettete due ore a convincere l’ispettore (Angela Finocchiaro, appunto) a rilasciarvi. Non potevate dire che eravate i nipotini di Mubarak?
Aldo: «Ma così il film sarebbe finito subito! Certo, tornare a casa con l’igienista dentale Minetti non mi sarebbe dispiaciuto».
Giovanni: «La storia di Ruby è uscita dopo che avevamo già finito le riprese. E poi noi siamo quasi coetanei di Mubarak: chi ci avrebbe creduto?».
A leggere la trama, il più fortunato è Giovanni: ha due mogli...
Giovanni: «E la pago cara».
Aldo: «Due mogli vogliono dire due suocere. Sicuro che sia una fortuna?».
Giacomo si affaccia e chiede ai due soci: «Posso tornare o continua a fare domande sceme?».
Giovanni: «Vieni, vieni, che sta smaltendo la sbornia».
Fino a che età avete creduto in Babbo Natale?
Giacomo minaccia (ma non mantiene): «Io me ne vado».
Aldo: «Io ho sempre creduto in San Nicola. Anche perchè mi dava prove tangibili della sua esistenza. Per esempio, se perdevo i dentini, il giorno dopo San Nicola mi faceva trovare sempre delle monetine. Babbo Natale dov’era quando io perdevo i denitni? La verità è che a Palermo non lo filavano tanto, Babbo Natale».
Giovanni: «Dalle mie parti andava più forte Gesù Bambino».
Siete tutti e tre interisti.
Aldo: «Tutti i comici lo sono».
Secondo voi, Benitez mangerà il cinepanettone?
Giovanni: «Poverino, che può fare di più? Si rompono tutti».
Aldo si lancia in una concione sulla preparazione atletica.
Avete vinto l’Ambrogino d’Oro, l’onorificenza più ambita dai milanesi.
Aldo: «E non sapevamo neppure di essere candidati».
Giacomo: «Io sono contento, ma l’avrei dato anche a Josè Mourinho: ha fatto tanto per la fetta più bella della città. Mi piacerebbe annetterlo al nostro trio: ha un senso dell’ironia impareggiabile».
Com’è cambiata, negli anni, Milano?
Aldo (sottovoce): «La prego cambi domanda. Sennò Giovanni parte per la sua tiritera: "E manca il verde, e le macchine hanno rovinato tutto"».
Giovanni (con furore da comiziante): «E’ peggiorata. Manca il verde. E le macchine hanno rovinato tutto. Vuoi mettere...».
Giacomo: «...il fascino delle vie vuote quando c’era il lavaggio delle strade? Le sappiamo a memoria, le sue sfuriate. Però ha ragione».
Facciamo un po’ di amarcord. Partiamo dalla Gialappa’s, che vi ha lanciato. E’ finita, come sostiene Aldo Grasso?
Aldo: «Hanno avuto la sfortuna che sono saltati i diritti sul calcio. Gli si è ristretto il campo, ora puntano solo sul Grande Fratello. Se continua così, se non trovano altri sbocchi...».
Giovanni: «Però sono sulla breccia da vent’anni. Solo il Costanzo Show dura da più tempo».
A Zelig avete fatto un memorabile cameo due anni fa. Come cambia con la Cortellesi al posto dell’Incontrada?
Aldo: «In meglio. Vedo Paola e m’illumino: so che riderò».
Giovanni: «Sa far tutto, Paola: canta, balla, imita. Un mostro».
Giacomo: «Mostro, ma bello».
Voi tre state insieme dal 1991.
Giovanni: «Resistiamo perchè facciamo poche cose. Negli ultimi 15 anni abbiamo fatto solo tre spettacoli teatrali, sei film, tre trasmissioni televisive».
Cosa avete pensato l’uno dell’altro la prima volta che vi siete incontrati?
Aldo: «Io e Giovanni siamo cresciuti insieme. Mio cugino era il suo migliore amico, andavamo all’oratorio insieme. Mamma diceva sempre a mio cugino: "Portatevi Aldo, che è solo". Giovanni si arrabbiava: "Uffa, ma sempre quello dobbiamo tirarci dietro?" Giacomo mi ha commosso umanamente: ero stato appena sfrattato, lui quasi non mi conosceva eppure mi ha ospitato a casa sua per sei mesi».
Giovanni: «Aldo era sfigato, cambiava casa ogni due mesi, non aveva punti di riferimento e in più era chiuso. Giacomino all’inizio lo trattavamo male. Non eravamo convinti che fosse idoneo a lavorare con noi. Poi, un giorno, un autore di Su la testa ci ha visti discutere con lui dietro le quinte e ci ha detto: "Ma perché non lo coinvolgete?" In tre, sareste più forti».
Aldo: «Giacomo ci ammirava, eravamo i suoi idoli».
Giovanni: «Ma lascialo dire a lui!».
Giacomo: «Erano i miei idoli».
Guardatevi intorno, dalla politica alla cultura: siamo tutti dei Tafazzi [mitico personaggio di Giacomo, l’autolesionista che si colpiva le parti basse con una bottiglia, ndr]?
Giacomo: «Non sono d’accordo, siamo nell’era della furbizia. Se nell’immaginario, eh, perché nulla è stato provato, il premier va con le prostitute...».
Aldo: «...Sdogana il fatto che è figo andare a prostitute. L’altra volta mi ha fermato la polizia, ero con una prostituta, mi hanno dato la multa. E io: "Ma come, il premier lo può fare e io no? Ma come, non avete ricevuto una telefonata? Lei è la cugina di Gheddafi"».
Giovanni: «Se il premier va con le minorenni o dice balle, siamo autorizzati anche noi».
Vi ricordo che voi ci lavorate, per il premier. Vi produce la Medusa.
Giovanni: «E’ una delle contraddizioni che ci si deve portar dietro».
Giacomo: «Ma sai, è una delle contraddizioni che prima o poi bisognerà sfatare».
Aldo: «Giacomino, non ci cascare, è una domanda provocatoria! Ora ci dirà che sputiamo nel piatto dove mangiamo».
Giacomo: «Cosa devo fare, per lavorare, mi devo fare la televisione da solo?».
Aldo: «Giacomino, non ci cascare!».
Giovanni: «Cos’é, non basta che scriviamo e recitiamo? Ci dobbiamo anche produrre?».
Giacomo: «E poi, se vogliamo ben vedere, siamo noi che abbiamo salvato Medusa».
Giovanni: «Noi che le abbiamo portato un sacco di incassi!».
Aldo (spingendomi): «E ora vattene, è scaduto il tempo».
Poi getta un occhio ai miei fogli e grida: «Miii, ma come scrivi? Non sembrano frasi, sembrano codici a barre. Per capirle, dovrai passare alla cassa di un supermercato».