Federico Fubini, Corriere della Sera 18/12/2010, 18 dicembre 2010
L’ANTITRUST, LO SHAMPOO E IL CARO-BENZINA
Forse è solo che la benzina non ha pentiti, mentre il dentifricio e lo shampoo sì. Un paio d’anni fa la multinazionale olandese Henkel ha tradito i suoi (falsi) concorrenti e ha spifferato all’Antitrust tutto ciò che accadeva davvero in Italia alle saponette, allo shampoo e al dentifricio. L’inchiesta che ne è seguita fornisce un affascinante fotogramma dal buco della serratura di come si manipola un mercato. Multinazionali celebri come l’Oréal, Johnson &Johnson, Colgate-Palmolive o Procter&Gamble, si riunivano periodicamente con l’associazione italiana industria di marca. Nel giro di tavolo, ciascuno dava il suo aumento previsto: sempre sopra l’inflazione, sempre slegato dai costi di produzione. Tutti potevano forzare i prezzi, perché sapevano che anche gli altri lo avrebbero fatto: un cartello ai danni dei consumatori. È finita che anche Colgate e Procter hanno collaborato e la multa totale è stata di 81 milioni. L’Antitrust in effetti ha esperienza in queste intese illecite: nel 2007 per esempio investigò su un’ipotesi di cartello della distribuzione di carburante. Il comportamento apparente era in effetti simile a quello visto sullo shampoo, aumenti simultanei e non sempre giustificati. I listini della benzina che fanno un balzo proprio alla vigilia delle vacanze: come ieri, quando la «verde» ha sfondato quota 1,46 euro al litro. Ma quell’inchiesta sul carburante non trovò prove e gli aumenti simultanei continuano. Vero, la riforma della distribuzione ispirata anche dall’Antitrust può aiutare. Ma se in quel settore non si trova mai un pentito, magari una ragione c’è.
Federico Fubini