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 2010  dicembre 18 Sabato calendario

«AVEVANO PICCONI E ACCETTE. NOI I BERSAGLI PER 1.200 EURO»


«Dio non voglia che questi, un giorno, raggiungano il loro scopo: uccidere uno di noi. Come gli ultrà hanno fatto con Raciti. Perché allora non so proprio come andrebbe a finire. I politici, gli onorevoli come li chiamo io, devono capire che bisogna cambiare strada. Subito» . «Drago» è una montagna. Lo è nell’aspetto, ma anche dentro. Due lauree brevi, una famiglia da mantenere. Gianluca Salvatori («Ma se non dite Luca Drago nessuno mi riconosce» , ci tiene a sottolineare) ha 43 anni, è un assistente capo della polizia. E un punto di riferimento per gli agenti del Reparto mobile di Roma. Un celerino, insomma. Di quelli che martedì scorso si sono ritrovati a fronteggiare centinaia di teppisti scatenati.

«Da soli, in 25, abbiamo respinto 5 mila energumeni armati di "male e peggio", picconi, accette: ma quando ci daranno qualcosa di meglio di uno scudo e un manganello? Dove sono gli idranti e i "capsulum"(un potente lancia-peperoncino)?» , chiede «Drago» , che a piazza del Popolo ha preso colpi al petto e a una spalla, ed è finito in ospedale.

Luca è un giellista (dal Gl40, piccolo fucile usato per sparare lacrimogeni) e guida i blindati. È anche impegnato nei sindacati, come segretario provinciale della Consap. Ma la sua casa è la caserma di Ponte Galeria. Sulla carta oltre 500 uomini, «ma alla fine siamo 250. Un gruppo unito, legato da affetto fraterno, una squadra più simile a una famiglia» . Con una vita in prima linea. «Per 1.200 euro al mese, più 13 di indennità nei giorni di ordine pubblico — svela l’agente —. Quanto guadagniamo all’ora nemmeno ve lo dico perché è ridicolo. I nostri colleghi spagnoli prendono quasi il triplo, gli altri anche di più. Ce la battiamo solo con i greci, ma lì è un’altra storia».

Quasi tutti i giorni con casco, scudo e mimetica imbottita. Nelle manifestazioni e allo stadio. Gli insulti nemmeno li sente più: «Di quelli non mi preoccupo — aggiunge il poliziotto — non mi offendo, anzi non ci offendiamo, noi del Reparto: li guardi in faccia, questi ragazzini, anche loro con i caschi e gli scudi. A qualcuno gliel’ho anche detto: "Ma lo capisci che con un arresto ti rovino il futuro?" C’è chi ti sta a sentire, chi ti ringrazia, come uno di Pisa che ho incontrato in ospedale. Ma tanti se ne fregano. E magari un giorno te li ritrovi a fare politica» .

«Drago» c’era anche a largo Goldoni, durante l’aggressione al finanziere. Con i suoi («Compagni, camerati, colleghi? Come li devo chiamare per non essere etichettato?») è fra coloro che sono corsi in aiuto del militare. «C’erano tutte le condizioni perché usasse la pistola che volevano portargli via — spiega l’assistente capo— ma lui non l’ha fatto. Immaginate cosa sarebbe successo se un manifestante fosse riuscito a prenderla? Nell’ordine pubblico non si può sbagliare, non è come fare le indagini, dove c’è il tempo di fare correzioni. Da noi no. Quello che si prevede non è mai quello che accade. E in piazza non siamo solo poliziotti: siamo i supplenti di un governo, come anche ha detto il capo della polizia, di destra o di sinistra che sia, che invece non ci tutela come dovrebbe. I politici promettono aiuti che non arrivano mai e noi sacrifichiamo le nostre vite, privato compreso» .

Essere un celerino vuol dire anche questo: «Certo, crediamo in quello che facciamo, per me è una vocazione. Martedì, come le altre volte, siamo stati i difensori di Roma contro un’orda di barbari. Ma anche noi abbiamo il diritto di tornare a casa tutti interi. Abbiamo madri, mogli e figli che ci aspettano. Proprio come i teppisti che fermiamo. Invece ci lapidano e ci ordinano di stare fermi, immobili. A subire di tutto. Non dico che le "teste calde" che ci sono fra noi facciano bene a sfogarsi. È chiaro che sbagliano, ma dopo 12 ore di questa storia...» . Alcuni fra i 53 feriti delle forze dell’ordine vogliono costituirsi parte civile contro chi li ha fatti finire in ospedale negli scontri a via del Corso e piazza del Popolo. Finora per tutti loro l’unica soddisfazione di una giornata drammatica è stato l’sms di ringraziamento inviato dal questore Francesco Tagliente.

«Un onore, un conforto, non era mai successo prima» , spiega «Drago» , che però protesta: «Se un agente sbaglia paga tre volte rispetto a un cittadino normale, ma i danni fatti da questi teppisti a chi li chiediamo? Ai genitori? Tanto nemmeno loro capiscono: sempre martedì, in commissariato, ne ho incontrati alcuni — racconta l’agente —. Volevano notizie dei figli fermati. Per loro era come se fosse stato normale. "Dobbiamo aspettare che ste’ m.... decidono se carcerarlo oppure no", diceva uno. Ma che scherziamo? Se succedesse a mio figlio il primo a picchiarlo sarei io» . L’ultimo affronto poi è arrivato con la scarcerazione dei 22 arrestati di martedì. E su questo «Drago» chiude il discorso: «Ormai si sentono legittimati a fare tutto. Legittimati dalla giustizia che li mette fuori dopo tutto quel casino. E a ripresentarsi in piazza la settimana prossima. Ma ci saremo anche noi, come sempre».