Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 18 Sabato calendario

La dottoressa degli occhi che ha scelto l’Italia - L’ Italia mi ha "fregato, è la sua dichiarazione d’amore

La dottoressa degli occhi che ha scelto l’Italia - L’ Italia mi ha "fregato, è la sua dichiarazione d’amore. Alta un metro e 80, capelli biondi, gambe infinite, la dottoressa Maria Ingrid Torres Munoz, nata 38 anni fa a Marbella in Andalusia, è clamorosamente bella, una versione spagnola della top model Claudia Schiffer. Continua Ingrid: «Sono venuta in Italia nel 1996 per uno stage; pensavo di restare solo 1 anno ma mi sono innamorata della vostra gente, della vostra cultura. Il lavoro? Devi saper scegliere il posto giusto ed essere molto determinata. Con i pazienti nessun problema ma, all’inizio, con i miei colleghi medici è stata dura. Ogni sera dopo l’ospedale mi dicevo: «Ingrid incassa, incassa». Poi, ho trovato un centro d’eccellenza e un primario che ha creduto in me. Amo la mia famiglia e la Spagna ma la mia vita ormai è qui in Italia». Fisico e nome da star (sua mamma era fan della Bergman) Ingrid Munoz è una oculista, responsabile nell’équipe del professor Paolo Vinciguerra, della chirurgia refrattiva e del segmento anteriore dell’occhio all’ospedale Humanitas di Rozzano (Milano). Laser, lenti intraoculari e cross linking corneali. Tre giorni la settimana Ingrid, discepola di una branca che negli ultimi 20 anni grazie alle tecnologie ha rivoluzionato l’oculistica, si alza all’alba per operare in Humanitas («Faccio più di 500 interventi l’anno»); gli altri giorni riceve nei suoi studi privati, a Pavia e Milano. «Lavoro come una pazza ma ho raggiunto i miei obiettivi», dice con voce mucho calda. «Fin da ragazza volevo fare il chirurgo e riuscire ad eccellere per il mio lavoro. La bellezza? E’ un’arma a doppio taglio, ti può servire se sei una persona non corretta ma se vuoi essere giudicata solo per la tua professionalità può diventare un ostacolo. Per non creare il minimo equivoco sul lavoro - come credo possono testimoniare i miei colleghi - sono molto rigida, quadrata». Bella e serissima, giovane e già di successo e pure testimone della «buona sanità» italiana: profilo controcorrente, solare e ottimista per giorni così poco sereni. Figlia di un medico, a 17 anni, finito il liceo scientifico con ottimi voti, Ingrid Munoz vince la sua prima sfida. «Nata in Andalusia non avrei potuto iscrivermi all’università in un’altra regione ma volevo frequentare la migliore facoltà di medicina, a Barcellona. Feci la richiesta, fu respinta. Non m’arresi. Riuscii ad avere un colloquio con il rettore: grazie ai voti e alla mia tenacia m’accettarono. Terzo anno d’università, altra sfida: entrare nei corsi del Principe di Catalogna: i più selettivi con non più di 35 studenti. Fui ammessa; ma le lezioni erano in catalano: faticai non poco per impararlo». Meravigliosa Barcellona al tempo dell’ Olimpiadi. Un giorno Ingrid viene fermata per strada da un signore che le propone di fare la modella. Accetta e suo padre per mesi non le rivolge la parola. Ospedali o passerelle? «Al bivio della mia vita non ho avuto la minima esitazione: meglio fare il medico». Laureata a 23 anni con una tesi sulla chirurgia refrattiva, sempre più affascinata dall’occhio («Un organo tanto piccolo - 23 millimetri - e così miracoloso») e dalle scoperte di celebri oculisti come José Barraquer, la dottoressa Munoz, tra varie opzioni - Usa e Francia - decide di venire in Italia: «Avete una storia oculistica notevole e grandissimi medici. Non sono una avventata; valuto le cose e mi butto». Arrivata a Milano, senza conoscere nessuno nell’ambiente medico, fa uno stage all’ospedale San Paolo; a Pavia, prende la specializzazione. Infine, saputo che il professor Vinciguerra stava per creare un polo d’eccellenza all’Humanitas, si presenta al direttore sanitario. Assunta a 27 anni: l’inizio di una brillante carriera. «Per mesi Vinciguerra mi ha osservato ogni istante, io gli ho dato il massimo. Dopo 3 anni mi ha affidato la responsabilità del settore». Vigilia di Natale. Ingrid vuol parlare di Amoa, l’Associazione medici oculisti per l’Africa. «Con loro sono andata a operare in Senegal. Ridare la vista a chi ha ben poco: l’esperienza più bella della mia vita. Sostenete Amoa: i vostri aiuti - vi assicuro - non andranno persi».