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 2010  dicembre 17 Venerdì calendario

RINVIO A GIUDIZIO PER L’EX PALAZZINARO DANILO COPPOLA

Non aveva ancora fatto in tempo a godersi il ritorno a bordo del suo Falcon e a contare una ad una le azioni Mediobanca di cui era appena rientrato in possesso, quando gli è arrivata addosso una nuova tegola targata Procura di Roma.
Danilo Coppola, fresco di dissequestro dello 0,1 per cento del capitale del salotto buono della finanza italiana, del 3,4 per cento della Roma, del 29,9 per cento della Hotel Cicerone e di altri beni personali tra i quali l’amato jet privato, per un controvalore complessivo di 40 milioni di euro, è stato infatti ieri oggetto di una richiesta di rinvio a giudizio. La magistratura, che nella seconda inchiesta per importanza delle tante che hanno coinvolto l’immobiliarista di borgata Finocchio, ipotizza una lunga litania di reati per il palazzinaro, il suo clan e i suoi banchieri, i blasonati Segre di Torino, per un totale di 35 persone.
Carlo De Benedetti, inizialmente coinvolto nelle indagini,è stato prosciolto. Del resto all’epoca della chiusura delle indagini, l’ingegnere aveva precisato di essere “entrato nel consiglio della Bim per un atto di cortesia verso la dottoressa Segre”. Per quanto riguarda i reati, a seconda delle posizioni si va dalla bancarotta fraudolenta all’evasione fiscale, dall’impiego di denaro di provenienza illecita all’ostacolo alla funzione di vigilanza esercitata dalla Consob e dalla Banca d’Italia. Reato, quest’ultimo, contestato all’intero cda della Banca Intermobiliare, all’epoca dei fatti di proprietà della famiglia Segre, i commercialisti dell’editore di Repubblica a sua volta, in quegli anni, loro socio nella banca di cui era appunto amministratore. Motivo per cui anche De Benedetti era finito nel mirino dei magistrati per una delibera del 2005 che aveva approvato l’erogazione di un prestito fino a 100 milioni di euro a favore di società solo apparentemente non riconducibili all’immobiliarista Luigi Zunino – compagno di tante operazioni di Coppola cui aveva venduto, tra il resto, la Ipi, società titolare del Lingotto di Torino – che avrebbe poi usato realmente quei fondi raggiungendo un’esposizione verso la banca superiore alle soglie consentite dalla legge.
Alla banca sono state contestate analoghe operazioni per società di fatto di Coppola. L’inchiesta di Roma sui reati finanziari è un brutto colpo per l’immobiliarista negli anni d’oro soprannominato “Er Cash”, che davanti alla notizia non ha potuto che ribadire la sua fiducia nella magistratura e puntualizzare il ritorno in bonis del suo gruppo. Proprio ora che, in attesa dell’appello sul crack Micop per il quale i giudici nel 2009 gli avevano comminato una pena di sei anni, aveva iniziato a rialzarsi: prima con la maxitransazione da 198 milioni di euro con il fisco che sta saldando proprio in queste settimane, poi con la nuova liquidità (180 milioni) accordatagli dal Banco Popolare che gli consentirà di portare avanti la riqualificazione dell’area di Porta Vittoria a Milano e, due giorni fa, il dissequestro dei beni e dei titoli azionari più preziosi.
Qualcuno intravedeva già un epilogo positivo con i primi passi verso il rilancio e si interrogava sulle intenzioni del costruttore circa la quota in Mediobanca. E invece è arrivata la nuova tegola (che oltre ai Segre colpisce anche i coniugi Zunino, nonché la madre, la moglie e il cognato di Coppola) sulla base della gestione di una lunga lista di società per un’esposizione vicina ai 300 milioni. Senza contare che questa volta è finita nei guai anche la battagliera mamma dell’immobiliarista cui è stato attribuito un caso di appropriazione indebita per una Ferrari costata oltre 300mila euro sottratti dal gruppo Coppola.