La Stampa 17/12/2010, pagina 38, 17 dicembre 2010
La spesa al centro commerciale ma la vita torna in centro - Caro direttore, valeva la pena? Io lo so che i centri commerciali offrono un’ampia gamma di prodotti a prezzi bassi e interessanti, ampia scelta di merci di tutti i tipi, tanti prodotti in un unico posto, caldo d’inverno e fresco d’estate con comodi parcheggi gratuiti
La spesa al centro commerciale ma la vita torna in centro - Caro direttore, valeva la pena? Io lo so che i centri commerciali offrono un’ampia gamma di prodotti a prezzi bassi e interessanti, ampia scelta di merci di tutti i tipi, tanti prodotti in un unico posto, caldo d’inverno e fresco d’estate con comodi parcheggi gratuiti. Io lo so che il progresso purtroppo va in questa direzione, la politica ha scelto questa direzione, la produzione ha scelto questa direzione, la gente sta scegliendo questa direzione: ma dove andremo a finire? Non so cosa succederà nella nostra vita, non lo capisco già da un po’… mi sono perso e voi? Volete aiutarmi voi? La desertificazione dei piccoli e medi centri storici dei paesi e anche la perdita di negozi e attività nelle nostre città ha causato la conseguente morte della vita sociale aggregativa e ricreativa, «la piazza» è stata sostituita dal centro commerciale. Vediamo ormai in atto una guerra di aperture fra grandi centri commerciali che si contendono fino all’ultimo cliente a suon di sconti e promozioni, cannibalizzando i tradizionali negozi e attività di paese e di città. I centri storici diventano cimiteri con le chiusure delle piccole attività aggravate dalla crisi economica incalzante, con il subentro a queste attività di asettiche banche e freddi uffici. Questa partita qui finirà, così avremo molte aride e sterili merci ma il vuoto nello spirito e nell’anima. Chissà forse un giorno del futuro prossimo, nasceremo, vivremo, andremo in chiesa, faremo figli, tradiremo, frequenteremo escort, divorzieremo, moriremo e verremo seppelliti dentro un centro commerciale! Riusciranno i centri commerciali a sostituire degnamente i nostri amati centri storici? Non è che un giorno ci pentiremo di queste scelte? Ne valeva la pena? GIUSEPPE CAROSELLA Le luci delle vie e dei centri storici si spengono da anni con la chiusura dei negozi, delle botteghe e la scomparsa degli artigiani. Accade in nome dei prezzi più bassi, della convenienza ed è per questo che nessuno si alza a protestare. Se la grande distribuzione mi fa risparmiare e trovo tutto quello di cui ho bisogno in un posto solo, allora io cittadino accetto questa svolta, anche se ha cancellato spazi che non rappresentavano solo un luogo dell’acquisto ma anche punti dove si poteva fare una chiacchierata, avere un consiglio, una ricetta o strappare un pettegolezzo. I negozi lungo la via erano anche un fattore di sicurezza, dove fermarsi se sorpresi da un acquazzone o spaventati da un borseggiatore. Anche il centro commerciale rassicura: è diventato una piazza dove molti anziani passano interi pomeriggi, così sembreremmo destinati al futuro da lei prospettato. Ma se ci fa attenzione è già in atto un fenomeno diverso, che ci parla di recupero dei centri delle città o di aree degradate, con un fiorire di nuovi caffè, di gallerie d’arte, di ristoranti o di quelle boutique che vendono a caro prezzo pani di mille tipi diversi, fiori esotici o tisane. Certo il lattaio, il salumiere di quartiere, il fruttivendolo o il droghiere saranno presto soltanto un caro ricordo. MARIO CALABRESI