ENRICO FRANCESCHINI, la Repubblica 17/12/2010, 17 dicembre 2010
LONDRA, ASSANGE TORNA LIBERO "CONTINUERÒ IL MIO LAVORO" - LONDRA
Davanti alla volta gotica delle Royal Courts of Justice, simbolo dello stato di diritto, e a due passi da Fleet street, per secoli casa del giornalismo, Julian Assange torna in libertà dopo nove giorni di carcere. Alza un braccio in segno di saluto e di vittoria. Partono l´urlo dei fan e le mitragliate di flash dei paparazzi. «E´ fantastico poter annusare di nuovo l´aria fresca di Londra», annuncia alla folla il profeta di WikiLeaks, appena messo piede fuori dall´Alta Corte. Ringrazia i suoi avvocati, «i media che non hanno creduto alle menzogne», i Vip che hanno versato i soldi della cauzione, non ultimo la giustizia britannica, che ha dimostrato, «almeno un poco», di funzionare. «Nel tempo che ho trascorso in isolamento, nei bassifondi di una prigione vittoriana, ho avuto modo di riflettere su coloro che nel mondo versano in condizioni simili e molto peggiori», continua, mentre svolazzano fiocchi di neve. «Anch´essi hanno bisogno del vostro appoggio. Io spero di continuare il mio lavoro per un´informazione senza segreti e per difendere la mia innocenza». Poi gira sui tacchi, contornato dai legali, dagli amici, dalla mamma, per andare a festeggiare il sospirato rilascio. Il regalo di Natale, qualche volta, arriva in anticipo.
E´ una libertà su cauzione, vigilata e carica di condizioni: ma passare dall´umida cella in cui giacque Oscar Wilde alla tenuta nel Suffolk in cui verrà ospitato è comunque un´importante vittoria simbolica. «Questa sentenza vendica almeno in parte il suo nome», dice Vaughan Smith, l´ex-ufficiale dell´esercito e presidente del Frontline, il club dei corrispondenti di guerra, nella cui magnifica residenza di campagna Assange andrà ad abitare. E se Assange ieri ha vinto, non c´è dubbio che a perdere sia stata la Svezia, il Paese che vuole processarlo per la controversa accusa di stupro da parte di due sostenitrici di WikiLeaks e che ha messo in moto il mandato di cattura e la richiesta di estradizione nei suoi confronti. Quando martedì un tribunale di Londra ha deciso di concedere ad Assange la libertà provvisoria, dietro cauzione di 240mila sterline (280mila euro) più una serie di severe condizioni (braccialetto elettronico, residenza coatta, coprifuoco notturno, firma una volta al giorno nel più vicino commissariato), la magistratura svedese si è opposta, sostenendo che c´era il rischio che scappasse. Il caso è finito così davanti alle Royal Courts. E il Lord Law incaricato di dirimerlo, il giudice Duncan Ouseley, non solo ha respinto il ricorso, sancendo il rilascio di Assange, ma ha condannato pure la procura svedese a pagare le spese legali: chi fa perdere tempo allo stato, da queste parti, paga.
Lo stemma di un leone alato e di un unicorno, marmi, velluti e lampadari a goccia, pareti rivestite di legno odoroso e imbottite di antichi volumi, avvocati in toga e parruccone: incrocio tra il refettorio di Harry Potter e i college di Oxford, tra favola e storia, l´aula 4 delle Royal Courts of Justice trasuda secoli di tradizioni. Il giudice intende farle rispettare. «Niente Twitter, computer o telefonini in aula», avverte, dopo che nelle udienze precedenti noi cronisti avevamo fatto una specie di cronaca diretta digitale per siti, radio e tivù. «Se scopro qualcuno che sta registrando, è vilipendio della corte: passerà la notte dietro le sbarre», ammonisce l´alto magistrato. Ma il giudice Ouseley non è cattivo. E´ buono, anzi giusto. Ascolta le arringhe di accusa e difesa, bacchetta entrambe dall´alto del suo scranno e della sua sapienza, però dopo un paio d´ore di dibattimento conclude che «un uomo determinato a fuggire non si consegna volontariamente alla polizia», come Assange ha fatto dieci giorni or sono. L´Alta Corte conferma dunque nella sostanza il verdetto di primo grado: non riscontra «sostanziali motivi» per rifiutare la libertà su cauzione al fondatore di WikiLeaks, in modo da permettergli di prepararsi meglio, insieme ai suoi avvocati, al processo vero e proprio, quello che si terrà a partire dall´11 gennaio, sempre a Londra, per concedere o meno l´estradizione in Svezia. Fidarsi è bene, tuttavia, ma non fidarsi è meglio: il giudice rafforza il numero di garanti della cauzione, «se Assange fuggisse tradirebbero non soltanto la loro fiducia, ma anche la propria reputazione», e richiede che la polizia vada a fargli firmare il registro delle presenze sulla porta di casa, nei giorni in cui il piccolo commissariato del Suffolk resterà chiuso per le festività natalizie.
«La preoccupazione adesso non è la Svezia, bensì l´America - commenta John Pilger, celebre reporter australiano che è tra i seguaci e garanti di Assange - lo spettro che ci tormenta è che Julian finisca in una prigione negli Usa». Le accuse svedesi, per dirla tutta, non preoccupano il team dei suoi legali: l´avvocato Robertson, lo stesso principe del foro che difese Salman Rushdie, spiega che le imputazioni di abusi sessuali contro Assange non costituirebbero nemmeno stupro secondo le leggi britanniche. Il timore è che gli Stati Uniti decidano di incriminarlo per spionaggio o cospirazione di qualche tipo, come scrive il New York Times citando fonti governative. Una ragione di più per Assange per restare nel Regno Unito, Paese che avrà anche una alleanza speciale con Washington ma possiede una magistratura indipendente, come ribadito dalla sentenza dell´Alta Corte.
Il giudice si alza, noi del pubblico pure, l´udienza è sciolta. Seguono tre ore di procedure burocratiche per recapitare il denaro della cauzione alla tesoreria del tribunale e far firmare i cinque intellettuali (tra cui un premio Nobel per la fisica) garanti della libertà condizionata. Nei corridoi, aspettano il sociologo Tariq Ali, Fatima, la nipote di Benazir Bhutto e tanti attivisti dei diritti umani schierati con Assange. Alle sei è tutto pronto e Julian viene fuori a fare la sua dichiarazione ai media. Poi via, verso il Suffolk, verso Ellingham Hall, la tenuta di campagna dell´ex-capitano Smith, diventato in pochi mesi suo fraterno amico. Cosa farete, capitano, per la sua prima sera di libertà? «Come minimo - risponde - tirerò fuori una bottiglia di champagne». Natale si può celebrare il 16 dicembre, se l´occasione merita.