Marco Cavalcante, World food program e-mail 17/12/2010, 17 dicembre 2010
Da due giorni squillano in continuazione i telefoni dell’ufficio. In realtà squillano sempre ma in questi ultimi due giorni molto di più
Da due giorni squillano in continuazione i telefoni dell’ufficio. In realtà squillano sempre ma in questi ultimi due giorni molto di più. Il direttore non c’è, è a Cancan al vertice sui cambiamenti climatici, quindi, quando ci sono telefonate dagli uffici regionali, Violet, la segretaria, le passa o al vice direttore o a me. Il tema delle telefonate è una strana malattia che ha colpito tre distretti del nord: Kitgum, Pader e Abim. Il personale degli uffici vuole sapere da noi come comportarsi, dagli ospedali chiedono cibo per il numero di pazienti che ormai è triplicato. Inoltre i colleghi ci chiedono informazioni sulla malattia. Il bollettino indica che questa “strana” malattia ha colpito 97 persone negli ultimi sette giorni, uccidendone 32. Una percentuale altissima. I casi aumentano ogni giorno e sia il Governo sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità pare brancolino nel buio. I media, come al solito, ignorano questa notizia, incredibile visto che se fosse successo in un paese Occidentale, non si palerebbe d’altro. Da pochi minuti sono arrivati i risultati delle analisi fatte sui campioni mandati ad Atlanta, negli Stati Uniti. La buona notizia è che non si tratta di Ebola. La cattiva è che i laboratori americani hanno isolato nel sangue dei contagiati il batterio della Yarsin Pestis: la peste! Pare che sia di tipo polomonare non bubbonico. Male perché si trasmette per via aerea, quindi più facilmente. Bene perché in teoria, se presa in tempo, risponde agli antibiotici. Male perché le scorte degli antibiotici sono finite in tutto il Nord del paese. Io parto domani mattina, di Domenica. Vado al Nord. Incontrerò i capi degli uffici, abbiamo circa 50 persone nostre nelle zone colpite inoltre le richieste di aiuto si moltiplicano. Porterò guanti e mascherine…quella che indosserò io spero riesca a mascherare la mia paura. Meno 250 ore alle vacanze di Natale in Italia. MARCO CAVALCANTE, ECONOMISTA DEL WORLD FOOD PROGRAM, DA KAMPALA (UGANDA)