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 2010  dicembre 17 Venerdì calendario

E Cuba lancia Wikipedia in salsa comunista - Leggi Wikipedia made in Cu­ba e scopri un mondo nuovo, di­verso

E Cuba lancia Wikipedia in salsa comunista - Leggi Wikipedia made in Cu­ba e scopri un mondo nuovo, di­verso. Provi subito con Stalin: «Grande leader con il pallino per le quote rosa. Già nel 1930 in Rus­sia le donne venivano pagate co­me gli uomini ». Che insospettabi­le precursore. Scarsissimi gli ac­cenni ai crimini politici, derubri­cati a «Errori strategici». Vai avanti, pensi a un’altra parola chiave e scrivi Stati Uniti:«L’impe­ro della nostra epoca». Vai oltre. Ti sposti su Miami. «Città della Florida, la culla della mafia anti­cubana ». Rileggi e pensi: ecco, an­che a Miami la mafia ormai è un problema enorme, aveva ragione Saviano. È così che Cuba diventa moderna e lancia in rete la sua enciclope­dia mondiale, «libera e aperta a tutti e per tutti». Insomma, per tut­ti proprio no. Ad esempio non per Guillermo Farinas, il dissidente cubano a cui l’Europarlamento ha appena assegnato il premio Sakharov 2010, dedicato a chi si batte per i diritti umani. La sua se­dia è rimasta vuota. Impossibilita­to a raggiungere Strasburgo per­ché a Cuba nessuno gli ha firmato il permesso per lasciare il Paese. Lo cerchi su Wikipedia cubana ma niente. Il suo nome non esi­ste. Eppure il progetto è stato lan­ciato in grande; appena nato il si­to (www.ecured.cu) ha già 20mi­la voci, e si aggiorna di minuto in minuto. L’iniziativa, curata dai «Joven Club de Computación y Electronica», un’associazione dei club giovanili di informatica, è una rete statale di 600 centri in tutta l’isola con 1.150 iscritti. La maggior parte delle pagine già sti­late riguardano argomenti stori­ci, geografici, scientifici e biogra­fie di personalità, ovviamente condite da salsa rivoluzionario­comunista. Con definizioni e di­stinguo. Di Fidel Castro l’enciclo­pedia scrive che nel suo ruolo at­tuale «incide nelle decisioni stra­tegiche della Rivoluzione con la sua autorità morale». Mentre suo fratello Raùl, attuale presidente, è un «combattente rivoluziona­rio, dirigente politico, statista e ca­po delle forze armate». La biblio­teca virtuale della rete- spiega l’or­gano ufficiale del regime Granma - si autodefinisce come «Solidale e cubana, che mira ad una parteci­pazione universale con un punto di vista anticolonialista e senza fi­ni di lucro». Una nota in fondo spiega che «Gli scritti di Wikipe­dia alla cubana non saranno fir­mati, ma saranno di proprietà del­la comunità, e non saranno am­messi quelli con contenuti discri­minatori, osceni, diffamatori o pornografici». E ovviamente sa­ranno ben accetti solo se comuni­sti. Ma Cuba non è sola, e i tentati­vi di indottrinare tramite la Rete sono tanti. La Cina ha appena an­nunciato il lancio di una piattafor­ma di microblogging simile a Twitter. Cambieranno solo il con­­tenuto dei post e gli obiettivi: sfrut­tare i nuovi media per la propa­ganda. Uno dei primi messaggi apparsi sul profilo di Bo Xilai, se­gretario di partito nella città di Chongqing, dove il sito è stato im­p­lementato per volere del diparti­mento per la propaganda, è illu­minante: «Mi piacciono molto le parole di Mao, quando afferma che il mondo è nostro e come tutti noi dovremmo lavorare insie­me ». Ci sono i web «religiosamen­te corretti»: su quello dedicato agli ebrei, la home page presenta una galleria di personaggi famo­si, da Amy Winehouse a Harry Houdini, chiedendo: «Sapevi che era ebreo?». Insomma, alla fine è tutto questione di punti di vista. Cuba, in fondo, è sempre stata un’illusione.È l’isola dove chi dis­sente va in prigione, ma se bevi un rum e coca te lo spacciano per «Cuba libre».