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 2010  dicembre 17 Venerdì calendario

Soru, un guaio da 162 milioni Indagato l’editore dell’«Unità» - L’indagato è eccellente:Renato So­ru

Soru, un guaio da 162 milioni Indagato l’editore dell’«Unità» - L’indagato è eccellente:Renato So­ru. E l’accusa è pesante: aggiotaggio. Il fondatore di Tiscali, ex governatore della Regione Sardegna ed editore del­l’ Unità , sarebbe finito in un’inchiesta della procura di Cagliari, insieme a tutto il consiglio di amministrazione e il colle­gio sindacale della società di telecomuni­cazioni in carica nel 2005. Appena la notizia viene pubblicata dai giornali sardi, Tiscali si affretta a precisa­re che l’attuale presidente - e ammini­­stratore delegato ai quei tempi- si era di­messo da tutte le cariche nel Gruppo, pri­ma di dedicarsi alla campagna elettorale per la sua elezione al vertice regionale. La società fa sapere anche di non aver ricevuto alcuna notifica e nessuna comu­ni­cazione sulla presunta inchiesta e assi­cura di aver sempre agito nella piena le­galità e legittimità. Eppure, il nome di Soru sarebbe tra quelli delle dodici persone iscritte nel re­gistro degli indagati. E la Procura cagliari­tana non smentisce. Le indagini sarebbero affidate al pub­blico ministero Andrea Massidda e ri­guarderebbero la cessione di due rami d’azienda che nel 2005 Tiscali Spa ha conferito a Tiscali Italia Srl e Tiscali Servi­ces Srl (liquidata nel 2008). Nel bilancio delle due società scorpo­rate dalla società madre trasformata in holding, ci sarebbe una plusvalenza di 162 milioni di euro. Il fatto insospettisce l’Agenzia delle En­trate. Parte una segnalazione e così si muove la magistratura, affidando le inda­gini alla sezione tributaria della Guardia di Finanza. Si aggiungono vari esposti anonimi. I fascicolid’inchiesta diventano almeno 5 e vengono affidati a diversi pm. Ma poi Massidda li riunisce sotto una grave ipo­tesi di reato: false comunicazioni sociali e aggiotaggio. Si tratterebbe, insomma, di una mani­polazione del mercato attraverso notizie false o «altri artifizi», dice il codice pena­le, che prevede una pena fino a tre anni oltre ad una multa salata. In un primo momento i consulenti tec­nici scelti da Tiscali per l’operazione so­cietaria sarebbero finiti nell’inchiesta con l’accusa di falso in perizia. Ma i due commercialisti sarebbero stati prosciol­ti durante le indagini, perché avrebbero dimostrato di aver agito solo sulla base di atti e documenti ricevuti dalla società. Per capire se la procedura utilizzata da Tiscali per lo scorporo delle due società sia stata corretta, ora la procura si sareb­be affidata ad un consulente tecnico di Torino. E fra tre mesi l’esperto dovrebbe presentare a Massidda le sue conclusio­ni. Si tratta di accertare se è fondato il so­spetto che l’avviamento delle nuove so­cietà sia stato sopravvalutato con un dan­no per gli azionisti. Sono guai, per il patron di Tiscali. An­che perché l’inchiesta potrebbe portare ad un’analisi approfondita dei bilanci della società, quotata in borsa, non si sa con quali conseguenze. Nel 2004 Soru lasciò ufficialmente il controllo della Tiscali per dedicarsi alla politica. E da maggio, con una scelta in­terna, passò il timone a Ruud Huisman, con il ruolo di amministratore delegato. Il manager olandese rimase al suo posto proprio finoal 2005. Mentre l’11 gennaio 2006 gli succedette Tommaso Pompei. Tra gli indagati dalla procura di Caglia­ri ci sarebbe anche il professore universi­tar­io di diritto commerciale Gabriele Ra­cugno, che nel 2005 sedeva nel consiglio d’amministrazione della società. È lui il «fiduciario» al quale nel 2008 il governatore Soru aveva affidato per bre­ve tempo i suoi beni, da Tiscali all’ Unità , in previsione delle elezioni regionali. Ma finì con una sconfitta e fu eletto governa­tore della Sardegna il candidato del Pdl, Ugo Cappellacci. Con Racugno figurerebbero tra gli in­dagati tutti i professionisti che cinque an­ni fa facevano parte del consiglio d’am­ministrazione, come Mario Rosso e Mas­simo Cristofori. E anche i componenti del collegio sindacale, presieduto da Al­do Pavan.