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 2010  dicembre 16 Giovedì calendario

ALLA TRECCANI GIRA UNA SOLA VOCE: SCIOPERO

NON PIACE LA RIVOLUZIONE WEB DI AMATO
In «Perché si utilizzano i finanziamenti dello Stato destinati al contratto di Solidarietà per pagare l’esternalizzazione di settori dell’amministrazione e delle redazioni?». A chiederselo, ma soprattutto a chiederlo ai vertici della propria azienda e, dunque, soprattutto al presidente Giuliano Amato, sono i lavoratori della Treccani, già in mobilità dal 2009, i quali ieri sono scesi in sciopero. E oggi si replica.
Già, sciopero; e sciopero con tanto di presidio di fronte alla sede di uno dei simboli più noti della cultura italiana. Il quale, però, non se la passa affatto bene, tanto che rischia di emigrare sul web, come proprio Amato ha di recente annunciato facendo saltare sulla sedia - per la sorpresa ma non soltanto per questo - tanti lavoratori dell’Istituto. Si tratta degli stessi lavoratori che da anni attendevano che si desse esecuzione a un vecchio accordo sottoscritto nel 1998 con il quale il passaggio al web «avrebbe fatto della Treccani la prima enciclopedia italiana on line» già da tempo e che però, spiegano, è «rimasto tenacemente, pervicacemente lettera morta». Così, mentre per le strade d’Italia migliaia e migliaia di studenti in queste settimane hanno manifestato contro la riforma della università voluta dal governo guidato da Silvio Berlusconi e sottoscritta dal ministro Mariastella Gelmini, sotto accusa è finito anche l’inossidabile dottor Sottile, protagonista di mille stagioni della prima e della seconda Repubblica al quale oggi viene contestata la gestione dell’azienda e una chiusura totale verso i sindacati.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso delle preoccupazioni dei lavoratori è stata proprio quella intervista con la quale Amato ha annunciato «la fine della enciclopedia (di carta)», come titolò Repubblica. «Se continuiamo così, nel 2011 non avremo più nuovi compratori», spiegava il dottor Sottile, il quale annunciava che in futuro verranno stampate su carta soltanto le opere «che si vendono». L’Enciclopedia, invece, poteva anche finire sul web a fare concorrenza a Wikipedia.
Ora, però i lavoratori temono che la Treccani si avvii a perdere la propria anima, per così dire, e che, come spiega Susanna Basile delle Rsu, «diventi un semplice marchio mentre i contenuti vengano appaltati a redazioni esterne». Cosa, peraltro, che già starebbe per accadere come è il caso, dice ancora Basili, di «alcune porzioni del Dizionario biografico degli italiani, altra opera cardine della Treccani, almeno a quanto hanno scritto i giornali». E però non ci stanno a fare la parte dei “passatisti”. «Non mancheranno - spiega Massimo Cestaro, segretario nazionale Slc-Cgil - commenti di chi, sulla base di vecchi stereotipi, accuserà lavoratori e sindacati di essere contro l’innovazione. Niente di più falso». E la ragione sarebbe proprio in quell’accordo del 1998 che, spiega ancora Cestaro, «impegnava l’azienda ad affrontare il tema delle nuove tecnologie che, già allora, cominciava ad affacciarsi». «Della applicazione di quell’accordo - dice però Basile - non si è mai saputo più nulla». Così, i lavoratori si chiedono, e lo hanno fatto con una nota congiunta che Cgil, Cisl e Uil hanno consegnato ieri ai membri del consiglio di amministrazione, «perché il presidente Amato, un attimo prima di rilasciare l’intervista, non ha avvertito la necessità di convocarci per illustrarci lo stato dell’Azienda e le misure decise per arginare la frana?».
Risposte chiare, però, non sembrano essere ancora arrivate. «C’è una chiusura totale nei confronti del sindacato», lamenta Basile. I vertici dell’azienda, spiega, «non riconoscono le relazioni sindacali se non quando hanno bisogno di cacciare lavoratori ricorrendo alle procedure di mobilità». Insomma, quella chiacchierata di Amato con Repubblica sarebbe arrivata nel bel mezzo di una situazione già compromessa. Ecco il perché degli aumentati timori dei lavoratori trasformatisi nelle 12 domande. «Perché ci sono scampoli di redazioni sovraccariche di lavoro mentre numerosi dipendenti redazionali restano inattivi pur essendo pagati con la singolare motivazione di non gravare contabilmente sul budget delle singole opere?»; «nuove opere sono redatte fuori dall’Istituto. Perché non sono assegnati a esse i dipendenti Treccani che hanno sempre svolto con professionalità il loro ruolo e che attualmente sono senza lavoro?».
Oggi al Macro di Roma sarà esposta la “Treccani sottolio”, opera di Benedetto Marcucci che ha messo in capienti vasi i volumi della Enciclopedia. L’idea di base è che l’enciclopedia non venga dimenticata o lasciata morire in quialche cantina. A quanto pare, però, potrebbe anche andare peggio.