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 2010  dicembre 16 Giovedì calendario

FINI VA’ IN CAMERA TUA - [INTERVISTA A BERLUSCONI]

Tutti i giornali, Libero compreso, riferivano ieri dell’aria malmostosa di Gianfranco Fini dopo la batosta sul voto di fiducia. La Stampa aggiungeva però un di particolare in più rispetto agli altri, una frase sfuggita al presidente della Camera nelle ore successive alla disfatta: «Ora ci divertiremo...» . Secondo l’autore dell’articolo, Fabio Martini, il leader di Futuro e Libertà respinto un attacco alla nostra maggioranza, è fallita una manovra di Palazzo che voleva rovesciare il governo scelto dagli elettori. Quello di ieri doveva essere l’affondo finale contro di me, contro il governo, contro la maggioranza nella quale il presidente della Camera e i suoi amici erano stati eletti. Doveva essere l’arrivo di un’operazione portata avanti dalla sinistra che durava da due anni. Operazione fallita grazie al senso di responsabilità dei nostri deputati che hanno fatto prevalere la lealtà verso gli elettori e il senso di responsabilità verso il Paese. Il Governo va avanti a lavorare per il Paese, come ha sempre fatto. Il ribaltone è stato sconfitto».
Ma ora cosa accadrà? Tre voti di maggioranza bastano a scongiurare le elezioni anticipate? «I voti erano già ieri sera diversi di più. Molti avevano già offerto la loro collaborazione. Noi avevamo chiesto la fiducia non per andare a elezioni, ma per governare. Dobbiamo completare importanti riforme, un massiccio piano d’investimento in infrastrutture, il rigore finanziario che ha tenuto l’Italia fuori dalle tempeste speculative che hanno investito altri Paesi europei. In questo quadro sarebbe irresponsabile portare il Paese al voto. Le Camere, confermando la fiducia, permettono al governo di continuare a lavorare».
La maggioranza si può allargare? Ieri qualche dubbio in proposito è sorto... «Al Senato c’è una buona maggioranza. Alla Camera molti deputati si sono resi conto dell’inutilità di un’opposizione ideologica e personalistica. Tutti coloro che non vogliono giocare allo sfascio sulla pelle degli italiani ormai ne sono consapevoli. In questi giorni ho rivolto più di un appello a tutti i parlamentari, ho chiesto a tutte le donne e gli uomini di buona volontà di venire a lavorare con noi, arricchendo il nostro programma anche con un contributo di idee. Dopo il voto di ieri l’ipotesi del terzo polo non ha più grandi prospettive. Ci sono tutte le condizioni per inaugurare una nuova fase, a partire dai parlamentari con cui condividiamo l’appartenenza al Partito Popolare Europeo».
Sta pensando all’Udc? Ma Casini ieri ha detto di no... «Penso ai singoli deputati che militano in partiti di cui non condividono più la linea».
È possibile che qualcuno entrato in Futuro e Libertà ci ripensi? «Non solo qualcuno. Diversi che hanno pagato ormai il loro debito di riconoscenza a Fini che li aveva messi in lista e che sentono innaturale la permanenza nel suo partito che è all’opposizione».
Sono tra questi quelli che sono già venuti da lei? «Sì, alcuni già ieri sera erano cresciuti di numero». Lei ha accennato alla possibilità di un rimpasto di governo. Quando avverrà? «Abbiamo diversi posti liberi nel governo, vista l’uscita dei componenti di Fli. Ma non abbiamo posti per convincere qualcuno. Se altri gruppi parlamentari vorranno partecipare al nostro progetto arricchendolo, possiamo rinforzare la squadra in vista di questo lavoro. Sono assolutamente orgoglioso però dell’attuale
squadra di governo. Vi siedono persone brave, competenti, appassionate. È la migliore squadra che l’Italia repubblicana abbia messo in campo». Fini può rimanere presidente della Camera dopo quello che è successo ieri?
«L’Assemblea ne ha già chiesto le dimissioni, ma la scelta riguarda la sua vita». Lei cosa si aspetta?
«Non so cosa dire, non mi faccia dire niente a riguardo, non ho mai detto niente e preferisco mantenere questo riserbo». Si potranno varare le riforme con una maggioranza risicata? Università, federalismo,... «Queste riforme hanno ottenuto un consenso più ampio del governo ieri. Mi stupirei se i finiani da domani votassero contro le stesse leggi per le quali hanno votato fino a ieri a favore. In politica, se non la coerenza, ci dev’essere almeno la decenza».
Cambierà il Popolo delle Libertà? «Il nostro movimento ha cominciato a cambiare. Si sta radicando sul territorio, deve appartenere alla gente, gli eletti devono impegnarsi per le nostre idee, far conoscere i risultati del governo e i programmi. È giusto che i militanti scelgano i loro rappresentanti a tutti i livelli. Nel PdL esiste una grande libertà e democrazia, l’ufficio di presidenza si riunisce ogni due settimane, cui partecipano tutti i protagonisti delle componenti del movimento. È l’organo che ha votato la proposta dei coordinatori di deferire ai probiviri i tre “bravi” del partito di Fini. Ne approfitto per ribadire che è una menzogna dire che qualcuno è stato espulso dal PdL; c’è stato, dopo un anno di opposizione interna dura, la decisione in direzione dei probiviri. Io mi sono schierato con la maggioranza dell’ufficio di presidenza anche quando non ero convinto delle decisioni prese. Ad esempio pensavo che il candidato alla presidenza della Regione Puglia proposto dai finiani ci avrebbe portato alla sconfitta, ma mi sono adeguato comunque. La Regione Puglia è stata poi persa. E altre volte ho accettato cose su cui non ero d’accordo.IlPdLè democratico, non come Alleanza Nazionale che molti che ora stanno con noi hanno dipinto e dipingono come una caserma».
Cosa pensa degli scontri che ci sono stati ieri a Roma? «Noi siamo per la libertà dei cittadini di manifestare liberamente. Ma ieri c’è stato un attacco di bande organizzate di teppisti che hanno provocato incidenti che, trasmessi dalle televisioni di tutto il mondo, danno una brutta immagine del nostro Paese. Una cosa che non possiamo assolutamente accettare».
Ora che ha ottenuto la fiducia, quale sarà la sua prossima mossa? «Il governo ha cinque punti da portare all’attenzione del Parlamento: federalismo fiscale per combattere l’evasione, sicurezza per i cittadini e contrasto dell’immigrazione clandestina, un impegno di 100 miliardi di euro per il Sud per il lavoro e i giovani, la riforma della giustizia e la riforma del sistema tributario che contempla quattro tavoli tecnici assieme alla Confindustria e ai sindacati. Le persone responsabili in Parlamento sono speranzoso si uniranno alla maggioranza per approvare riforme che vanno nell’interesse di tutti i cittadini e del Paese».