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 2010  dicembre 17 Venerdì calendario

Oggi la Rcs Mediagroup presenterà il suo Piano strategico 2011-2013. In vista di questo importante appuntamento, i giornalisti del «Corriere della Sera» sottolineano quanto segue: 1) Da novembre 2009 la redazione sta pagando le pesanti conseguenze di uno stato di crisi causato prevalentemente da investimenti aziendali sbagliati

Oggi la Rcs Mediagroup presenterà il suo Piano strategico 2011-2013. In vista di questo importante appuntamento, i giornalisti del «Corriere della Sera» sottolineano quanto segue: 1) Da novembre 2009 la redazione sta pagando le pesanti conseguenze di uno stato di crisi causato prevalentemente da investimenti aziendali sbagliati. Nell’aprile 2007 Rcs Mediagroup acquistò Recoletos, oltre a Namesco, Digicast, il 49%di Blei e il 12,86 del Gruppo Finelco. Fino a quel momento l’indebitamento del gruppo era stato contenuto: la posizione finanziaria nel 2006 era positiva per 5,7 milioni di euro, dopo l’operazione spagnola nel 2007 sprofondò a un indebitamento di 1.076,6 milioni, con oneri finanziari per 22,5 milioni. Al settembre 2010 l’indebitamento resta elevato: a 1.035,3 milioni, con oneri finanziari per 21,6 milioni. Intanto l’area dei quotidiani spagnoli ha visto crollare il proprio risultato operativo a -26,5 milioni nel 2009 per poi risalire faticosamente a 0,8 milioni nel 2010, rispetto al risultato positivo per 65,7 registrato nel settembre scorso dai Quotidiani italiani. Quindi, anche in un periodo di recessione, il «Corriere della Sera» (insieme con la «Gazzetta dello Sport» ) si conferma la gallina dalle uova d’oro di tutto il gruppo. Mentre le perdite cau sate dall’operazione Recoletos appaiono ormai ad un livello tale da richiedere alla proprietà un aumento di capitale e/o ingenti dismissioni. 2) La ristrutturazione ha comportato la perdita di posti di lavoro, con il conseguente forte aumento dei carichi lavorativi per chi è rimasto, e un considerevole taglio delle retribuzioni dei redattori. 3) Due mesi e mezzo fa, Azienda e Direzione hanno tentato di imporre alla redazione ulteriori sacrifici economici associati alla richiesta di un nuovo incremento «produttivo» legato alla multimedialità (una materia sulla quale da quattro anni i giornalisti del «Corriere» chiedono, invano, investimenti e impulsi). Insomma: ancora più lavoro, in cambio di ancora meno denaro, senza neppure un preciso piano editoriale. 4) Come non bastasse, Azienda e Direzione hanno tentato di imporre la cancellazione dell’importante tutela contro i trasferimenti coatti dei giornalisti: arma fondamentale contro possibili azioni di mobbing; ma anche strumento indispensabile alla professionalità e alla libertà di espressione e di stampa; oltre che evidente caposaldo della credibilità e della qualità dell’informazione del «Corriere della Sera» . 5) Infine, ma non per ordine di importanza, Azienda e Direzione hanno tentato di imporre che la redazione c oncordasse sull’applicazione di contratti «discriminati» (niente integrativi, niente premio di produzione) per i nuovi assunti, cioè per quei «giovani» che pubblicamente si annuncia di voler aiutare. Una sorta di «attentato» al principio di eguaglianza e di equità, volto solo ad ottenere un brutale abbattimento contabile. 6) Dopo due giorni di sciopero a ottobre scorso, i giornalisti del «Corriere della Sera » si sono impegnati in una difficilissima trattativa sui temi sopra elencati. Una battaglia non per presunti privilegi, ma per la conferma di principi irrinunciabili se si vogliono mantenere qualità e libertà di informazione: indipendenza dei giornalisti anche attraverso la tutela da pressioni e mobbing; equità normativa e retributiva tra colleghi; retribuzione del lavoro. I giornalisti del «Corriere della Sera» , che sempre hanno continuato con più lavoro, più impegno e più sacrifici a produrre un quotidiano competitivo (oltre che utili), restano al tavolo della trattativa fermi su questi presupposti e non più disponibili a pagare per responsabilità che non hanno. Il Cdr del «Corriere della Sera» © RIPRODUZIONE RISERVATA