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 2010  dicembre 16 Giovedì calendario

GLI AIUTI PIÙ FORTI DELLA CRISI

La crisi globale e le ristrettezze di bilancio dei grandi donatori non bloccano gli aiuti ai paesi più poveri del mondo. La Banca mondiale ha annunciato ieri che il suo fondo per i paesi poveri - 79 in tutto, metà dei quali in Africa - ha raccolto la cifra record di 49,3 miliardi di dollari dai paesi donatori e da altre fonti.

«Un risultato molto significativo in un’epoca di tagli di bilancio molto duri - ha detto Robert Zoellick, il presidente della Banca mondiale, in una intervista telefonica con un ristretto gruppo di giornalisti - Molti paesi hanno fatto uno sforzo nel momento di gravi difficoltà economiche in casa propria. Ma non è beneficenza, è un investimento nella pace e nel progresso».

La somma concordata ieri, dopo una riunione finale di due giorni a Bruxelles, andrà a finanziare, per i tre anni dal 2011 al 2014, le operazioni dell’International Development Association, il braccio della Banca che concede doni o prestiti a tasso zero e lunghissima scadenza alle economie con il più basso reddito pro capite. Si tratta di un aumento del 18% rispetto al precedente rifinanziamento triennale, che nel 2007, prima dell’inizio della recessione globale, aveva raccolto 41,7 miliardi di dollari, 25 dei quali provenienti dai paesi donatori.

Zoellick non ha voluto precisare i contributi dei singoli paesi, 51 in tutto, ma ha notato che «la somma messa a disposizione dai 20 donatori più importanti, e fra essi dal G-7 nel suo complesso, è leggermente aumentata», anche se qualcuno individualmente - e anche qui il presidente della Banca mondiale non ha voluto far nomi - ha ridotto la sua parte. Nei mesi passati, le organizzazioni non governative italiane hanno più volte protestato contro i tagli agli aiuti allo sviluppo decretati dal governo. Nel 2007, l’Italia si è impegnata per 1,1 miliardi di dollari. La Banca mondiale, ha detto Zoellick, ci mette un suo contributo di 3 miliardi di dollari, con i profitti generati dalle operazioni con i paesi a medio reddito e con il settore privato, oltre che grazie al rimborso anticipato di alcuni prestiti concessi in passato. Ma il dato forse più incoraggiante è che fra i paesi che contribuiscono al fondo ci sono diversi emergenti e altri che fino a qualche anno fa erano destinatari di fondi dell’Ida per i poverissimi, e oggi si sono "laureati", come dicono alla Banca, e sono passati nel campo dei donatori. Il più importante di questi è la Cina.

La filosofia della Banca mondiale è cambiata nel corso del tempo da un’istituzione che puntava soprattutto a generare grandi volumi di prestiti, con scarso rispetto per l’efficienza, a un organismo che, ci tiene a sottolineare Zoellick, «misura i risultati dei propri interventi, anche per poterli giustificare davanti ai contribuenti e ai governi donatori». La questione resta controversa e diverse organizzazioni umanitarie che operano nei paesi poveri del mondo ritengono che la World Bank dovrebbe essere in grado di mostrare più chiaramente in che modo i fondi vengono spesi in termini di risultati nella lotta alla povertà e fanno campagna perché i paesi donatori esercitino pressioni su questo punto. Zoellick sostiene che il lavoro dell’Ida «ha contribuito a salvare 13 milioni di vite nell’ultimo decennio. Nel prossimo triennio, avremo la possibilità di vaccinare altri 200 milioni di bambini, estendere i servizi sanitari a 30 milioni di persone, migliorare l’accesso all’acqua potabile per 80 milioni, costruire strade e ferrovie, far assumere più di due milioni di insegnanti».

L’accento su risultati concreti ha portato a far tesoro dell’esperienza di alcuni paesi, come Messico e Brasile, dove gli aiuti alle famiglie vengono dati solo a condizione che i bambini vengano mandati a scuola e sottoposti a periodici controlli medici e vaccinazioni. «È una lezione importante - dice l’ex sottosegretario di stato americano - che la Banca mondiale sta esportando in altri quaranta paesi. Così, in un mondo dove le risorse sono limitate, cerchiamo con lo stesso intervento di raggiungere diversi degli obiettivi del Millennio, fissati dalle Nazioni Unite per il 2015, dall’istruzione alla sanità, dalla nutrizione all’uguaglianza di genere».

In realtà, anche se Zoellick sottolinea che questa nuova dotazione di fondi è «l’ultima opportunità per ulteriori progressi verso gli obiettivi del Millennio», lo stesso presidente della Banca mondiale ammette che non tutti potranno essere raggiunti e che le disparità, anche fra i paesi più poveri, restano ampie. «Dovremmo ottenere di dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015 - afferma - ma se andiamo a scomporre le cifre, notiamo enormi progressi in Asia e in America latina, ma molto più alterni nei diversi paesi dell’Africa. Anche per altri obiettivi, come la riduzione della mortalità materna o infantile, l’Africa subsahariana è indietro».