Bruno Gambarotta, La Stampa 16/12/2010, pagina 49, 16 dicembre 2010
Dodicimila matite ben temperate - Si fa presto a dire matita. In realtà la parola racchiude in sé un numero pressoché infinito di varietà e di applicazioni
Dodicimila matite ben temperate - Si fa presto a dire matita. In realtà la parola racchiude in sé un numero pressoché infinito di varietà e di applicazioni. Ne sa qualcosa Leandro Agostini che, nella sua casa luminosa e ordinata di via Maria Vittoria 10, ne ha raccolte e collezionate 12 mila circa e, essendo ancora giovane, promette di non fermarsi tanto presto. Nella vita fa il grafico ma questa è solo una parte delle ragioni che spiegano l’attrazione verso lo strumento del suo lavoro, anche se ha nel curriculum importanti campagne di comunicazione in campo culturale. Chi nei suoi verdi anni non ha mai risucchiato, mordicchiato, tamburellato tra i denti una matita mentre si sforzava invano di trovare l’inizio di un tema o la soluzione di un problema, ha perso molto. Le matite di Leandro, ordinate in vetrine e in cassettiere, sono collocate in tutte le stanze dell’appartamento; uno scatolone contiene quelle con la testina di pupazzo in cima. Se hai due figlie di sei e otto anni qualcosa devi concedere anche a loro, per giocarci. La stanza con il grande tavolo dove Leandro si appoggia per riordinare le sue raccolte ha la finestra che si affaccia su Palazzo Campana, sede un tempo delle facoltà umanistiche. Con la sua occupazione, il 27 novembre 1967, partì la scintilla del movimento studentesco che contagiò il resto d’Italia. Prima il palazzo era stato la sede del Partito Nazionale Fascista, presa d’assalto il 25 luglio 1943 e prima ancora, al tempo in cui Friedrich Nietzsche abitava nei paraggi, ospitava le Poste. Ora a Palazzo Campana è rimasta la facoltà di matematica. Si dà il caso che i matematici e i poeti sono le due sole professioni a cui, per esprimersi, bastano un foglio di carta e una matita. Possibilmente ben temperata.