Mario Cervi, il Giornale 16/12/2010, pagina 39, 16 dicembre 2010
Nella nostra politica ci sono state anche scissioni positive - Caro Dott. Cervi, per ragioni anagrafiche scissioni e ribaltoni, cui i nostri onorevoli rappresentanti ci hanno da sempre abituato, mi lasciano praticamente indifferente
Nella nostra politica ci sono state anche scissioni positive - Caro Dott. Cervi, per ragioni anagrafiche scissioni e ribaltoni, cui i nostri onorevoli rappresentanti ci hanno da sempre abituato, mi lasciano praticamente indifferente. Ma sicuramente lei ricorderà un evento, che oggi si ripresenta alla ribalta per la sua straordinaria attualità. Cito a memoria e posso sbagliare date e numeri. Agli inizi degli anni Settanta i due anacronistici partiti monarchici, quello di Alfredo Covelli e quello di Achille Lauro, si rimisero insieme nel – ironia del nome! –Partito Democratico Italiano,poi Partito Democratico-Italiano di Unità Monarchica PDIUM che confluì nel Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale. Secondo le usanze della politica nazionale, qui l’ex PDIUM formò la corrente Democrazia Nazionale-Costituente di Destra, che si sentiva stretta nel partito di Almirante, tanto che alla fine del ’76 se ne andò, costituendo dapprima un gruppo parlamentare autonomo e poi un nuovo partito, dimezzando praticamente la consistenza numerica del MSI. Gli scissionisti cercarono in tutti i modi di agganciare la maggioranza, appoggiando la Democrazia Cristiana e i partiti del cosiddetto «arco costituzionale », ma non fecero i conti con il consueto scioglimento anticipato delle Camere e con il conseguente ritorno alle urne nel 1979. Nonostante cercasse alleanze - rifiutate - con quei partiti che pure avevano forzato la scissione, il «tradimento » di Democrazia Nazionale fu punito dagli elettori. Essa non raggiunse lo 0,7 per cento, con nessun eletto. Lo stesso risultato si ebbe poco dopo, alle elezioni europee. La scissione, assolutamente verticistica, era stata un vero e proprio suicidio politico. Come si dice: a buon intenditor... Antonio Castellani Roma Caro Castellani, se lei cita a memoria devo dirle che la sua è sicuramente ottima. Mi pare - i miei ricordi sono meno nitidi - che le cose siano proprio andate come lei le racconta, a dimostrazione del fatto che le scissioni, soprattutto se volute dai vertici e non sostenute da profonde e autentiche motivazioni politiche, si risolvono il più delle volte in danno degli scissionisti. Tuttavia non farei d’ogni erba un fascio, per quanto riguarda le scissioni: ce ne sono state di ben riuscite e necessarie. Quando Saragat si staccò nel 1947 dal Psi, rifiutando la deriva del fronte socialcomunista verso l’Urss,e si alleò alla Dc rivendicando l’appartenenza dell’Italia al blocco occidentale, compì un’operazione provvidenziale. Ma con quella svolta storica siamo nel campo delle grandi scelte, non dei piccoli personalismi e delle piccole ambizioni. Un altro lettore, Carlo Marciano da Selvazzano (Padova), aggiunge alla sua rievocazione qualche particolare divertente ma anche - qualora risponda a verità piuttosto avvilente. Ecco la versione di Marciano sulla nascita dell’ultimo partito di Covelli, generato da una scissione del Msi: «Democristiani, comunisti e poteri forti fecero sì che lo Stato non consegnasse i soldi del finanziamento pubblico dei partiti al segretario amministrativo del Msi, ma li divisero pro quota consegnandoli ai singoli parlamentari. I fedeli li girarono al partito ma altri, ed erano più della metà, se li intascarono e per giustificare l’operazione fecero finta di fondare un partito, succube della Dc, che chiamarono Democrazia nazionale». È credibile che le cose siano andate proprio così? Lascio la responsabilità di queste affermazioni, inclusa la chiamata in causa degli immancabili poteri forti, al lettore Marciano. Ma se ci atteniamo a ciò che quotidianamente avviene nei palazzi della la politica, tutto e il contrario di tutto è, non dico probabile, ma possibile.