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 2010  dicembre 16 Giovedì calendario

La Treccani va sul web per non finire sott’olio - Oggi al Museo d’Ar­te Contempora­nea di Roma ( MA­CRO) l’enciclope­dia Treccani fini­sce sottolio per iniziativa di Benedetto Marcucci

La Treccani va sul web per non finire sott’olio - Oggi al Museo d’Ar­te Contempora­nea di Roma ( MA­CRO) l’enciclope­dia Treccani fini­sce sottolio per iniziativa di Benedetto Marcucci. I 54 vo­lumi della maggiore impresa culturale italiana sono im­mersi in altrettanti barattoli come fossero funghi o carcio­fini da conservare. L’ironica reliquia assume un significa­to speciale in questi giorni in cui i lavoratori dell’Istituto sono in sciopero a causa di una intervista rilasciata da Giuliano Amato. Il presiden­te aveva infatti annunciato una nuova strategia per far fronte alla concorrenza di Wikipedia, l’enciclopedia on line gratuita che avrebbe cau­sa­to una emorragia inarresta­bile di ordini (50mila nel 2003, 26mila nel 2009, 15mi­la fino ad agosto 2010). D’al­tro canto i sindacati fanno no­tare che, pur essendo la que­stione di assoluto rilievo, manca un vero progetto edi­toriale, industriale e di rias­setto dell’azienda. Nel frattempo c’è subbu­glio anche nella redazione del Dizionario biografico de­gli italiani , l’opera senza fine alla cui testa è arrivato lo sto­rico Raffaele Romanelli. An­che in questo caso, si teme l’affondamento dell’opera. La polemica, con varianti minime, esplode ciclicamen­te all’incirca in questo perio­do, l’ultima volta tenne ban­co per parecchie settimane a partire dall’ottobre 2009.Ine­vitabile. I colossi di carta, con i relativi costi, non posso­no più competere con la pur scadente e taroccabile Wiki­pedia, un sito da 60 milioni di accessi al giorno, 700mila vo­ci solo nella sezione in lingua italiana, alcuni milioni in quella inglese. Amato vorreb­be pubblicare su carta solo le opere che vendono (i libri di pregio) e utilizzare i ricavi per finanziare il progetto sul web. Un modello di business praticabile? Forse vale la pe­na di provare, visto che, sal­vo inversioni di tendenza, l’Enciclopedia rischia di tro­varsi senza nuovi clienti. C’è poi un altro motivo: Wikipe­dia non è attendibile, come altre volte abbiamo racconta­to ai nostri lettori. La Trecca­ni ha quindi qualcosa da offri­re e su cui puntare: la qualità indiscutibile. Mentre l’enciclopedia va sottolio, l’opera lirica viene impagliata da Guido Cero­netti sulla Stampa di ieri. Lo scrittore sostiene che il melo­dramma «ha concluso il suo arco a metà del secolo scor­so; [è una forma di teatro] de­stinata a perdersi, è ormai un puro evento d’obbligo ma di scarso significato». Insom­ma, il cartellone della Scala, pur bellissimo, è «un anima­le impagliato», per altro co­me quello degli altri teatri. Tanto varrebbe chiuderli, o impiegarli con meno parsi­monia, ospitando spettacoli diversi. L’Opera, prosegue Ceronetti, non comunica più, quindi «il suo illanguidi­mento progressivo è inevita­bile ». I libretti sono così «im­becilli » da «stuprare» la musi­ca, «per poter tollerare Tra­v­iata bisogna non sapere nul­la della trama, essere giappo­n­esi o kazaki digiuni comple­tamente di locuzioni italia­ne ». Il cinema, suggerisce Ce­ronetti, non è messo meglio. La cultura è diventata «necro­fila ». La Treccani e l’Opera,e do­mani i Festival del Cinema: poco a poco crollano i tabù, travolti dal tempo, dal web e da nuovi generi di intratteni­mento. Adeguarsi o morire?