Monica Guerzoni, Corriere della Sera 15/12/2010, 15 dicembre 2010
POLIDORI, DALLE LACRIME AL «NO». «NON L’HO FATTO PER UN POSTICINO» —
«Un voto determinante potrebbe mai essere scambiato con un posticino da sottosegretario?» . Non è per una poltrona di sottogoverno che Catia Polidori ha salvato Berlusconi. L’onorevole umbra, 43 anni, ora sogna in grande. La notte della vigilia ha «pianto a dirotto» , ma alle dieci del mattino già concordava interviste e apparizioni tv. Alle 11 e 30 la deputata di Città di Castello è in Transatlantico, ma non in Aula. Sembra sparita. Poi riappare dietro una colonna, dove fa anticamera finché non tocca a lei scandire il suo «no» alla mozione: «È stato un voto di coerenza e responsabilità. Serve un governo stabile e poiché sono un’economista, so che l’Europa non ci perdonerebbe se non riuscissimo a rispondere dei nostri conti pubblici» . Adesso che è famosa, gestisce con sapienza manageriale notorietà e futuro politico. Detta un comunicato dopo l’altro, congela sito personale e pagina Facebook, annuncia che passerà al gruppo misto e denuncia «minacce» alla polizia giudiziaria della Camera: il gruppo «Vergognati Catia Polidori» su
Facebook ha già 12 mila sostenitori. E quando gli chiedono se davvero ha lasciato Fini per salvare gli affari di famiglia, smentisce secca: «Fantasie dei maldicenti, con il Cepu non ho nulla a che fare. Nessuna quota e nessuna attività della mia famiglia ha mai ricevuto finanziamenti» . Per Luca Barbareschi avrebbe subito «minacce» e poi «ottenuto rassicurazioni, che favoriscono l’azienda di famiglia» . Lei nega, racconta che suo fratello ha una «piccola impresa di ceramica che va pure male» e che suo padre, costruttore, ha chiuso la ditta quando è stata eletta. Giura che con il fondatore del consorzio universitario, Francesco Polidori, non c’è parentela e che «a Città di Castello metà della popolazione si chiama Polidori» . Detesta essere appellata «miss Cepu» , però parla del fondatore come di un cugino: «Tutti ci danno per cugini, ma non c’è legame di sangue» . Gli ex colleghi malignano che nell’ultima cena con Fini avrebbe ammesso di avere «difficoltà a votare la sfiducia per motivi familiari» e ricordano che uscì dall’Aula «per l’imbarazzo» quando la Camera votò gli aiuti al Cepu. Conflitto di interessi? «No, è che con Polidori siamo legatissimi...» . Sia come sia, dopo il voto la presidente dei giovani imprenditori di Confapi è entrata da Berlusconi nella sala del governo. Poltrone in arrivo? «Sono uscita dall’Aula accompagnata dagli amici Girlanda e Barani e nel corridoio— nega ricompense— ho incrociato il presidente, che ci ha salutato» . Preparata e determinata, ama curare la sua immagine pubblica: «Non ammetto sbavature» . Un insulto di Giorgio Conte ha scatenato la rissa, ma non l’ha ferita: «Pare fosse rivolto a un’altra...» . I falchi finiani la descrivono fredda e ambiziosa, invece è donna di cuore. Con la Casa Alessia onlus aiuta i bambini poveri e non dice mai no quando le chiedono di posare per un calendario di beneficenza.
Monica Guerzoni