Salvatore Garzillo, Libero 15/12/2010, 15 dicembre 2010
QUARANTAMILA EURO PER UNA BANCARELLA I CINESI COMPRANO PURE IL MERCATO DEI PESCI
Lo storico mercato ittico di Chioggia adesso parla cinese. A lanciare l’allarme è il consorzio dei commercianti al minuto, riuniti sotto la sigla dell’Amic, che ha annunciato l’ingresso del primo venditore cinese tra i banchi del pesce. Per subentrare fra gli stand, lo straniero ha fatto un’offerta che il proprietario precedente non ha potuto rifiutare: quarantamila euro, oltre quattro volte il prezzo corrente, che oscilla tra i cinque e i diecimila euro. Un asiatico a maneggiare sardine e sacchi di cozze, nel Veneto a gestione Leghista, non poteva passare inosservato. Le proteste dei commercianti chioggiani si sprecano. Nella cittadina la vicenda tiene banco da tempo. Alle prime avances del pescivendolo cinese hanno risposto con un muro di indifferenza e opposizione. Il razzismo però non c’entra. Sul tavolo, pardon sul banco, c’è una tradizione che gli addetti ai lavori temono possa sparire a favore di tecniche e prodotti d’importazione. La “contaminazione”, si mormora, potrebbe spazzar via gli elementi tipici che hanno reso il mercato ittico di Chioggia un punto di riferimento culturale prima che economico.
«Non siamo contro gli stranieri, temiamo solo di essere fagocitati dai cinesi» si difende Paola Camuffo, presidente di Amic, che racconta come sul piccolo comparto ittico del comune veneziano la notizia abbia avuto l’effetto di un tornado,
una volta appreso che i denari d’oriente erano riusciti a trascinare via gli scrupoli dei venditori italiani, fin qui monopolisti del mercato nato negli anni Sessanta: di fronte ai soldi la tradizione si arrende. «Tentativi di “colonizzazione” straniera si erano presentati già l’anno scorso ma siamo riusciti, non senza difficoltà, a tenere lontani i compratori e convincere i commercianti a resistere alla tentazione del denaro». La possibilità di rilanciare e rilanciare offerte cash, questa è la vera forza
dei cinesi. «Hanno un potere d’acquisto fortissimo racconta la Camuffo e in un periodo di crisi come questo è facile cedere alle lusinghe economiche. Adesso sarà molto più difficile dissuadere quelli che avevano tenuto duro fino a ora». Ci sarebbero infatti altri due commercianti pronti a cedere l’attività in cambio di un sostanzioso assegno. Inoltre, l’affare concluso dal vicino di banco ha innervosito gli altri consorziati, che hanno scoperto dell’accordo solo quando il cinese s’è impossessato della postazione. «Il Consorzio è formato da 52 banchi
gestiti da 45 persone o società, tutte italiane. L’ingresso del venditore extracomunitario avrà sicuramente un impatto forte sulle abitudini del mercato spiega la Camuffo Probabilmente il nuovo arrivato sarà costretto ad acquistare prodotti provenienti dal suo paese per abbattere i costi, innescando così un meccanismo concorrenziale che potrebbe abbassare la qualità della merce».
Se consideriamo che il giro d’affari annuo del mercato è di oltre due milioni di euro, appare evidente che l’affare è serio. Non si tratta, dunque, solo dell’aspetto folkloristico legato alle urla dei mugnoli (i venditori in dialetto), ma anche dell’equilibrio economico di una città. «In ogni caso non dobbiamo sottovalutare l’aspetto caratteristico. Vi immaginate se ai banchi ci fossero le urla di venditori provenienti da tutto il mondo? Addio tipicità. E poi, un cinese non potrà mai essere come un mugnolo».