ANTONIO LO CAMPO, La Stampa 14/12/2010, pagina 33, 14 dicembre 2010
“Mi schiaccio nella Sojuz e poi sei mesi in orbita” - Alla base di Bajkonur, in Kazakhstan, storico sito di lancio delle missioni spaziali russe, un razzo vettore di tipo «Sojuz» è pronto a una nuova partenza, in programma per questa sera alle 20,09 ora italiana
“Mi schiaccio nella Sojuz e poi sei mesi in orbita” - Alla base di Bajkonur, in Kazakhstan, storico sito di lancio delle missioni spaziali russe, un razzo vettore di tipo «Sojuz» è pronto a una nuova partenza, in programma per questa sera alle 20,09 ora italiana. In cima al lanciatore c’è la navicella «Sojuz TmA-20», con a bordo tre cosmonauti, uno dei quali, sulla sua tuta spaziale, ha cucita la bandiera italiana. Paolo Nespoli, 53 anni, di Verano Brianza, parte oggi per la missione battezzata «MagiSStra» - nome che ne sottolinea la valenza didattica e che comprende la sigla ISS, International Space Station - e sarà da primato per la scienza e per l’astronautica italiana. Nespoli, al quale la passione per lo spazio nacque a 12 anni, quando a Viareggio, in vacanza, vide scendere l’Apollo 11 sulla Luna, è stato selezionato nel 1999 dall’Asi, l’agenzia spaziale italiana, ed è ormai un veterano dell’Esa, l’agenzia europea: ha infatti preso parte a un’ impresa spaziale nel 2007 su uno shuttle della Nasa e adesso si appresta a ritornare in orbita per una missione di lunga permanenza, di sei mesi, fino a maggio 2011. Con lui sono stati scelti il colonnello Dmitri Kondratijev, dell’agenzia spaziale russa Rsa, al debutto, e l’astronauta americana Catherine Coleman, già protagonista in due precedenti missioni. Destinazione è la Stazione Spaziale Internazionale: vista la lunga permanenza a bordo del complesso orbitante, l’addestramento è stato particolarmente impegnativo. Per circa due anni, infatti, Nespoli si è preparato nel centro di addestramento «Gagarin», nei pressi di Mosca, per il lancio sulla storica e sempre versatile navicella russa, che in due precedenti episodi - nel 2002 e nel 2005 - ha visto tra i protagonisti Roberto Vittori, che al momento è in fase di training, ma per salire su uno shuttle. «Il mio ruolo sulla Stazione - spiega - sarà quello di “ingegnere di bordo”, mentre sulla “Sojuz” avrò anche mansioni di copilota. Una volta in orbita - aggiunge -, oltre al lavoro scientifico, mi occuperò dei sistemi di bordo e di una serie di operazioni, come per esempio quelle di manovra del braccio robotizzato, ma tutti dovremo essere sempre pronti in caso di eventuali emergenze e, se necessario, dovremo effettuare anche alcune passeggiate spaziali». Nespoli, infatti, si candida a diventare il primo italiano protagonista di un’«attività extraveicolare». «Io me lo auguro - dice -. Da tempo mi preparo per una simile operazione e ora mi sento pronto». Intanto è partito il conto alla rovescia per il lancio: dopo l’esperienza maturata sullo shuttle, ora si appresta a vivere quella sulla più piccola «Sojuz». «Per certi aspetti non si finisce mai d’imparare - spiega Nespoli -. Ricordo che quando arrivai a Pisa, come paracadutista, i miei colleghi mi assegnarono la sigla AP, cioè Allievo Paracadutista, poi passai ad Allievo Incursore e poi via via, procedendo nella carriera, arrivai fino alla qualifica di Allievo Astronauta, necessaria per affrontare l’addestramento sullo shuttle. E infine sono diventato Allievo Cosmonauta, poiché da sempre, per tradizione, donne e uomini destinati allo spazio con le missioni russe sono chiamati, appunto, “cosmonauti”. E’ dunque una sfida nuova, importante e affascinante, alla quale mi sto addestrando dalla fine del 2008». Per Nespoli, così, si apre una sfida impegnativa: sarà non solo il primo italiano, ma anche uno dei primi europei, a compiere una missione «lunga», di sei mesi, in veste di «precursore» dei futuri viaggi con destinazione Marte. «Faccio parte di un gruppo di astronauti pronti ad una missione di questo tipo - sottolinea -. Però, dal punto di vista tecnico, non ci sono grandi differenze con la preparazione a un volo di corta durata, cioè di 10-15 giorni. Può apparire paradossale, ma almeno un anno, dei due e mezzo totali di addestramento, è dedicato alla preparazione per le fasi di lancio e di raggiungimento della Stazione e per il rientro sulla Terra». «Poi, naturalmente, c’è tutta la parte dedicata a ciò che si farà in orbita, compresi i numerosi esperimenti scientifici e le varie operazioni di gestione e di controllo della Stazione - osserva Nespoli -. Ci sono poi molte altre attività, per esempio quelle che vengono definite “educational”: pur non essendo scientifiche, rivestono grande importanza in termini culturali e di sviluppo delle future attività spaziali».