GUIDO RUOTOLO, La Stampa 14/12/2010, pagina 5, 14 dicembre 2010
E il Finanziere impugna la pistola - Poteva andare peggio. Scontri violentissimi, come Roma non viveva da tempo, immagini che ricordano la Genova del G8 o, peggio, il terribile 1977 romano
E il Finanziere impugna la pistola - Poteva andare peggio. Scontri violentissimi, come Roma non viveva da tempo, immagini che ricordano la Genova del G8 o, peggio, il terribile 1977 romano. Blindati incendiati, fuoco alle auto, barricate, bombe carta, saracinesche abbassate e feriti da ambo le parti. E una pistola di un finanziere fuori dalla fondina. Episodio da approfondire, questo. Nelle foto scattate dai reporter dell’agenzia Ansa il militare appare come una preda circondata dai cacciatori che, spogliata di tutto, difende l’arma d’ordinanza senza per questo perdere il controllo di sé. Ma nonostante tutto questo, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, parla di «gestione equilibrata della piazza». E dal Viminale si sottolinea che, a differenza di quanto accadde a Genova, ieri la risposta delle forze di polizia alla violenza dei manifestanti non è stata «sproporzionata». Gestione equilibrata, dunque, se è vero che è stata garantita la possibilità di manifestare contro. Di fronte ai segnali della vigilia, il questore poteva anche vietare le manifestazioni per motivi di ordine pubblico. E invece ha garantito i corteo e nello stesso tempo ha blindato l’area delle sedi istituzionali a rischio di diventare obiettivi della protesta violenta. Da un certo punto di vista, anche se sembra paradossale il bilancio della giornata è stato positivo nel senso che la situazione dell’ordine pubblico poteva degenerare ulteriormente. Le statistiche sulla provenienza dei fermati confermano che è stato forte il richiamo nazionale della manifestazione: 9 romani, 4 di Pisa, 3 di Genova 2 di Orvieto, Todi, Chieti. E poi Asti, Bari, Torino. Si sapeva che quella di ieri non sarebbe stata una passeggiata. Attività di monitoraggio preventivo avevano infatti lasciato intendere che le frange radicali del movimento (anarcoinsurrezionalisti e antagonisti) avrebbero attaccato le sedi istituzionali. Il Viminale era a conoscenza che i violenti avrebbero cercato di arrivare a Palazzo Grazioli, Palazzo Madama e Montecitorio. E che l’appuntamento romano rappresentava una formidabile processo di emulazione dei fatti di Londra. E, dunque, il questore Francesco Tagliente, uno dei massimi esperti di ordine pubblico in Italia, ha messo in atto un dispositivo flessibile di blocco delle aree interessate. Per capirci, un meccanismo simile a quello del semaforo. Il corteo arriva all’altezza di Palazzo Grazioli? Scatta il rosso: i blindati chiudono ogni possibilità di accesso da parte del corteo. Solo che poi dal corteo è partito l’attacco con il lancio di tutto e di più. Idem all’altezza dell’imbocco di Corso Rinascimento (dove ha sede il Senato). Una piazza composita. Per tutta la mattinata («fino alle 10,45»), Roma era città aperta. Con oltre ventimila manifestanti che erano in piazza. Se l’obiettivo fondamentale era quello di difendere i palazzi istituzionali, che erano i bersagli scelti dell’assalto degli anarcoinsurrezionalisti e degli antagonisti, da questo punto di vista l’azione di contrasto e di prevenzione ha funzionato. E la violenza si è così manifestata con l’assalto alle vetrine delle banche o con l’incendio di una «Mercedes». Lungotevere. E poi piazza Augusto Imperatore. I caroselli hanno fatto la loro comparsa a piazza del Popolo. E’ qui che è stata evidente la falla nel sistema dell’ordine pubblico. Una piazza che è stata riconquistata a fatica. Al prezzo del blindato della Finanza incendiato (all’inizio di via del Babuino). Chi ha sentito le conversazioni via radio dei funzionari di polizia impegnati in piazza, ha ascoltato anche la paura di trovarsi di fronte a manifestanti armati che non si poteva neutralizzare. A nessuno, mai, è venuto in mente un abuso nell’uso della forza. E le fiamme che hanno invaso piazza del Popolo, i roghi delle auto incendiate, sono immagini che riportano ad antiche stagioni di violenze e di oscurantismi. In questura, si sottolinea il comportamento delle forze di polizia: «Equilibrio, misura, intelligenza selettiva». Il ministro dell’Interno gli ha dato ragione. E forse davvero il tempo è cambiato. Di sicuro per le forze di polizia, Genova è un ricordo del passato.