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 2010  dicembre 14 Martedì calendario

Domande e risposte: Torna la paura della jihad? - Il kamikaze che sabato si è fatto esplodere nel centro di Stoccolma dopo aver annunciato la sua vendetta contro i 500 militari svedesi impegnati in Afghanistan e le vignette su Maometto, risveglia in Europa la paura della jihad: siamo di nuovo nel mirino dei terroristi? Da alcuni mesi gli 007 occidentali sono in allerta

Domande e risposte: Torna la paura della jihad? - Il kamikaze che sabato si è fatto esplodere nel centro di Stoccolma dopo aver annunciato la sua vendetta contro i 500 militari svedesi impegnati in Afghanistan e le vignette su Maometto, risveglia in Europa la paura della jihad: siamo di nuovo nel mirino dei terroristi? Da alcuni mesi gli 007 occidentali sono in allerta. Parigi e Londra tengono alta la guardia anche in virtù della sirena del Dipartimento di Stato americano, che a ottobre ha definito l’Europa target a elevato rischio di attentati sul genere di quello del 2008 a Mumbai. Il piano «vigipirate», il sistema di contromisure predisposto dal governo francese contro il terrorismo, resta al livello rosso, il grado relativo a «minacce reali e concrete» secondo solo a quello «scarlatto» proclamato in vista di un attacco «imminente». La Gran Bretagna, che a gennaio aveva innalzato l’allarme da «substantial» a «severe» (vale a dire da forte a molto probabile), ha «ritoccato» il pericolo dei viaggi Oltremanica accrescendolo da «general» a «high». Che cosa ha riattizzato il radicalismo islamico? Spiega un analista del King’s College London che l’estremismo è un fenomeno sfuggente come la pornografia: facile da riconoscere ma impossibile da definire. Ci sono paesi come il Belgio e l’Olanda dov’è cresciuto in mondo direttamente proporzionale al sentimento anti-musulmano. A suo giudizio però, la situazione europea non si è aggravata: grazie all’intelligence non ci sono più stati attentati gravi dopo quello del 2004 a Madrid (191 morti) e del 2005 a Londra (52 morti). La Quilliam Foundation aggiunge che il livello di rischio è lo stesso, ossia «elevato», da almeno 10 anni e che a cambiare è «solo l’agenda politica». Quali sono i paesi a rischio? Wikileaks rivela ora che Washington considera la Catalogna «il principale centro dello jihadismo nel Mediterraneo» e che avrebbe aperto un centro di spionaggio nel consolato Usa a Barcellona per controllare il sud della Francia e il Magreb. Ma la mappa disegnata dall’International Institute for Strategic Studies (IISS) indica anche la Francia, vulnerabile per il divieto del velo; la Germania che nonostante i suoi 4590 militari in Afghanistan è percepita come l’anello debole dell’operazione Nato contro i talebani; la Gran Bretagna sodale degli Usa; la Scandinavia rea d’aver prodotto le vignette sul Profeta. Secondo l’IISS, l’Italia, sebbene «atlantista», correrebbe meno rischi immediati, «ma non troppo». L’intelligence israeliana conferma che l’impegno in Afghanistan e la critica del Corano costituiscono un motivo-pretesto classico per gli jihadisti. Ci sono specifici target? Il Dipartimento di Stato americano segnala la possibilità di attentati di al Qaeda contro mezzi di trasporto europei e mette in guardia i propri cittadini dal visitare i poli turistici del vecchio continente. A gennaio la Germania ha condannato tre islamisti che nel 2007 avevano programmato «un bagno di sangue» per obiettivi americani tipo la base US Ramstein Air. Chi sono gli eredi dei kamikaze dell’11 settembre? La risposta accomuna tutti i centri di controterrorismo: il pericolo non viene dai migranti ma dai nativi, quelli con passaporto occidentale. Secondo il Federal Crime Office tedesco in Germania vivrebbero 400 islamisti radicali, almeno 70 dei quali addestrati in Afghanistan. Molti si «formano» su internet, l’alternativa ai campi militari scelta da al Qaeda per non lasciare tracce. La Quilliam Foundation stima che in Gran Bretagna il numero degli arrestati per reati di terrorismo sia tra i 5 e i 10 l’anno ma i simpatizzanti siano migliaia. E’ qui, nel Regno Unito, che confluisce l’estremismo nato in Pakistan (il centro della jihad contro l’Europa) ed è qui che a ottobre è stato scoperto il piano esplosivo contro diverse città europee di due fratelli inglesi di origini pakistane, uno dei quali, Abdul Jabbar, ucciso al confine afghano, sposato con un’inglese. Fonti dell’intelligence britannica temono che quando nei prossimi 5-10 anni i condannati per terrorismo finiranno di scontare la pena, il paese vedrà una nuova ondata di fondamentalismo. Hanno ragioni di Stati Uniti a temere le moschee europee più di quelle americane? Sebbene il londinese Centre for Social Cohesion calcoli che negli ultimi 12 anni ben 7 britannici hanno commesso atti di terrorismo d’ispirazione islamista e almeno 30 «stranieri» sono venuti a «studiare» a Londra e hanno girato l’Europa prima di realizzare attentati, gli studi del IISS suggeriscono che da 2 anni gli Stati Uniti fanno i conti con un crescente numero di gruppi terroristi «nativi» in barba alla tradizionale eccellente integrazione che differenzia i musulmani americani da quelli europei. Anche i piani si assomigliano sempre di più: pochi attori (anche uno solo) e attacchi meno spettacolari ma sanguinari, secondo l’insegnamento del predicatore yemenita Anwar al Awlaki.