EGLE SANTOLINI , La Stampa 14/12/2010, pagina 31, 14 dicembre 2010
“On line con Bol.it condivideremo i libri che amiamo” - Vittorio Veltroni è un quarantenne florido e veloce di testa, laureato in Filosofia alla Columbia e specializzato in Scienze Sociali e Politiche a Cambridge
“On line con Bol.it condivideremo i libri che amiamo” - Vittorio Veltroni è un quarantenne florido e veloce di testa, laureato in Filosofia alla Columbia e specializzato in Scienze Sociali e Politiche a Cambridge. Beve molto caffè e dorme poco: «Da mezzanotte alle due sto attaccato a Internet, e la sveglia mi suona alle otto». Sì, è parente: Walter è suo zio («e credo sarà contento dei nuovi sviluppi»). Da settembre a capo della direzione digital della Mondadori, il Veltroni di Segrate ieri ha lanciato una joint venture fra Bol.it, il portale Mondadori dell’e-commerce, e Zelanda, la società di Gino e Michele che gestisce sul Web i marchi Zelig, Smemoranda e Hello Kitty. Che succede su Bol.it? «Succede che mi sono chiesto: ma come mai, oggi, se senti una canzone nuova o vedi un video divertente su YouTube non puoi fare a meno di raccontarlo a tutti sul tuo social network, e se invece leggi un libro che ti entusiasma te lo tieni per te? Il consumo culturale non aspetta altro che di essere potenziato sul Web. Bol.it parte da numeri molto interessanti: 350 mila titoli in catalogo, un milione di compratori registrati che acquistano all’80% titoli italiani e al 20% titoli stranieri. Quanto al mondo di Zelig e di Smemoranda, mi è sembrato perfetto per intercettare sia il pubblico dei ragazzi che vanno su Facebook sia quello dei 40-50enni che, partendo da Facebook, hanno preso dimestichezza con un universo che prima non conoscevano un granché». Che cosa possiamo aspettarci? Una specie di iTunes del libro? «In un certo senso, perché funzionerà il meccanismo del “se ti è piaciuto questo, ti consiglio anche quello”. Io, da patito di bossanova, sono felice se compro in Rete Tom Jobim e mi dicono che è uscito un cofanetto di Maria Monte. E poi: non solo si potranno comprare libri, dvd e videogiochi: di ogni marca, visto che siamo perfettamente ecumenici. Ma, per esempio, quando ci saranno festival o appuntamenti culturali molto seguiti metteremo in rete dei video che permetteranno ai nostri clienti di esserci in spirito. E poi blog dedicati, chat con autori non necessariamente Mondadori, una rete di consigli e citazioni incrociate, un legame stretto con le community già esistenti. Anche, giochini del tipo: i 10 libri di cui non puoi fare a meno, i 5 che se non hai letto bisogna chiamare il MinCulPop. Le liste che Michele Serra si è inventato su Cuore ben prima di Nick Hornby». L’e-book sfonderà davvero? «I testi scolastici saranno i primi a essere convertiti, perché non ha senso mandare i bambini in giro con tre tonnellate di zaino. Vedrà quando, l’anno prossimo, usciranno i tablet android, cioè i telefonini più grandi, o l’iPad di nuova generazione. Dai dati americani, sappiamo che la letteratura di consumo, i gialli e soprattutto i rosa, sul digitale prosperano: sono i classici libri dei pendolari. E poi i testi di consultazione e di educazione, perché il digitale ne permette un aggiornamento continuo e più semplice. Ma i libri di carta non moriranno». E ai giornali che cosa succederà? «I periodici dovranno accettare di parcellizzarsi, imparando a beneficiare e non a soffrire di questo cambiamento. Molti di noi, oggi, sono già diventati deejay della notizia. La leggi, la commenti, la metti in comune: il consumo di news diventa sociale, e le fonti che usi ti identificano fortemente. Siamo a uno snodo interessantissimo. Non mi perderei questo momento per nulla al mondo». Ma lei come s’informa? «Grazie a tutti i supporti possibili: il cellulare per le prime notizie e gli alert dei miei amici su Facebook, Linkedin, Twitter; l’iPad, un paio di centinaia di libri l’anno tra liquidi e solidi, un dieci-dodici periodici la settimana. Di carta se poi li butto, digitali se voglio collezionarli. Altrimenti la casa mi scoppia».