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 2010  dicembre 14 Martedì calendario

“Il premier è logorato ma non ha alternative” - «Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo», diceva Karl Kraus, che agli inizi del secolo scorso commentava il tramonto dell’impero asburgico

“Il premier è logorato ma non ha alternative” - «Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo», diceva Karl Kraus, che agli inizi del secolo scorso commentava il tramonto dell’impero asburgico. Ecco, Giuliano Ferrara sembra un po’ Karl Kraus quando dice di non aspettarsi troppo da questo 14 dicembre che stiamo vivendo un po’ nevroticamente, come se fosse - se non la fine del mondo - la fine di un mondo. «Sono mesi che scrivo che viviamo una sorta di 24 luglio permanente», ci dice il direttore del «Foglio»: «Ma proprio il fatto che il 24 è permanente vuol dire che il 25 non arriva mai». Sembra che il voto di fiducia sia un’ordalia. «Intendiamoci: capisco l’eccitazione del momento perché Berlusconi è una personalità, appunto eccitante. Sia per i suoi sostenitori sia per i suoi detrattori. Tutto quello che lo riguarda viene vissuto in modo estremo.La discesa in campo come un avvento, la caduta come un’apocalisse». E invece... «Invece mi pare che non sia il caso. Berlusconi si è logorato, è vero. Un po’ perché gli italiani hanno un rapporto con il potere molto guardingo: lo blandiscono, si lasciano guidare, a volte sono servili, ma insomma mantengono sempre una certa distanza e sono pronti a smarcarsi quando è opportuno. Berlusconi ha governato otto anni, dal 1994, ma sembrano sedici». Potrebbe essere giunta l’ora del «dagli al puzzone»? «Diciamo che un logoramento c’è. Per questo motivo e anche per gli errori che Berlusconi ha commesso». Ad esempio? «Ne ha fatti molti, l’ultimo è stato quello di aver buttato fuori Fini invece di usarlo». Usarlo? «Sì, usarlo. Tenendo nel Pdl una voce diversa, e anche critica, Berlusconi avrebbe potuto dimostrare che il suo ombrello era larghissimo. Che avrebbe saputo tenere insieme, nell’ambito di un bipolarismo pulito, uno schieramento vasto e vario. Sarebbe stata, tra l’altro, la via maestra per il Quirinale. Quindi Berlusconi ha commesso degli errori che lo hanno, ripeto, logorato. Però... C’è un però enorme». Cioè? «Il fatto è che le chiacchiere valgono zero. Valgono i fatti, e i fatti dicono che Berlusconi con Bossi forma un blocco tuttora senza alternative. È un blocco che ha difficoltà a governare, perché l’Italia è un Paese di parrucconi e perché il presidente del consiglio istituzionalmente conta molto poco. Ma è un blocco che non si può aggirare. Non c’è neanche la parvenza di una maggioranza alternativa. Né di un possibile governo di transizione». Ma se oggi il governo andasse sotto? «Lo dico come paradosso: se oggi Berlusconi perdesse la fiducia per uno o due voti sarebbe come se la prendesse per uno o due voti. Il Parlamento resterebbe diviso». Non pensa che in caso di sfiducia sarebbe possibile il ribaltone? «No. Per il ribaltone ci vorrebbe, invece che un Napolitano, uno Scalfaro: cioè un presidente congiurato». Un governo Tremonti? O Letta? «Tecnicamente sarebbe possibile, se Berlusconi perdesse per pochi voti. Un esecutivo del genere placherebbe la furia di tutti coloro che sentono l’angoscia di avere a palazzo Chigi un leader popolare e populista. Ma Bossi ha già detto che Tremonti non è così fesso. E anche Letta, per come lo conosco, non credo accetterebbe». E allora? «E allora niente, oggi non succederà niente. L’unica cosa certa è che Berlusconi si è indebolito. Ma non esiste un’alternativa a lui». Fini? «Si è messo nei guai, è a un passo dall’apparire il leader un po’ vago di uno schieramento che non si capisce bene che cosa sia». Eppure lei era stato uno dei primi ad apprezzare la sua «svolta», più di un anno fa... «Per me ci sono due Fini. Il primo è quello che dopo essere stato costretto a diventare il cofondatore del Pdl, restando così espropriato del proprio esercito, ha pensato: va bene, adesso mi gioco una carta solitaria. Con il Secolo d’Italia, con la fondazione eccetera cerco di prospettare una destra post-berlusconiana, senza tuttavia arrivare allo scontro frontale. Io non condividevo molte sue idee, ad esempio su immigrazione clandestina e bioteca: ma apprezzavo quel suo tentativo di costruire una cosa nuova. E ho pensato che Berlusconi avrebbe dovuto cavalcare quell’onda: avrebbe dato l’idea di un grande partito con all’interno punti di vista diversi». E il secondo Fini? «Ha fatto anche un uso improprio della presidenza della Camera».