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 2010  dicembre 15 Mercoledì calendario

La poliziotta allergica al Nord si fa trasferire in Puglia dal Tar - Fare la poliziotta all’ae­roporto di Malpensa può esse­re duro

La poliziotta allergica al Nord si fa trasferire in Puglia dal Tar - Fare la poliziotta all’ae­roporto di Malpensa può esse­re duro. Soprattutto se sei a mille chilometri da casa. E so­prattutto se sei allergica al­l’ambrosia, l’erbaccia che ­specialmente quando tira ven­to- sparge i suoi pollini per chi­lometri e chilometri. Così la poliziotta Caterina ha detto: a Malpensa io non ci sto più. Vo­glio tornare a Brindisi, a casa. Detto fatto. Il capo della poli­zia, Antonio Manganelli, ha provato a mandarle un tele­gramma dicendo: ti ordino di tornare al nord. Per la poliziot­ta si è riaperto un incubo fatto di freddo, di brume lombarde, e soprattutto di starnuti. Ma ora il Tar della Lombardia, con una sentenza destinata a far discutere, le ha dato ragio­ne. Il telegramma di Manga­nelli è stato annullato. Cateri­na ha diritto ad andarsene, a dire addio all’aeroporto, alle erbacce, e ai pollini. Che l’allergia all’ambrosia sia, per chi ne soffre, un proble­ma non da poco, beh, questo non si discute. E che la zona intorno all’aeroporto varesi­no sia infestata dall’ambrosia più di altre parti d’Italia è pure questo un dato di fatto. La con­s­eguenza è che nei comuni in­torno allo scalo si registrano le percentuali più alte di vittime dell’allergia. Secondo una ri­cerca dell’Istituto allergologi­co lombardo dell’agosto scor­so, nel comune di Castellanza - venti chilometri in linea d’aria dalla Malpensa - si arri­va ad un picco del 15 per cen­to: tutta gente che, quando ar­riva la stagione dei pollini, va avanti a fazzoletti di carta ed antistaminici. Ma mentre gli altri abitanti della zona starnu­tivano e tiravano avanti, la po­li­ziotta ha deciso di averne ab­bastanza. Via da Malpensa, più lontano possibile. Fino a Brindisi, dove l’ambrosia ne­anche sanno cosa sia. E il Tar le ha dato la sua benedizione. «La ricorrente- si legge nella sentenza - ha addotto a soste­gno della propria domanda di trasferimento presso la Que­stura di Brindisi la circostanza di essere allergica al polline di ambrosia, sostanza molto dif­fusa nell’area dove è ubicato l’aeroporto di Milano Malpen­sa ove ella presta servizio; e che tale allergia le provoche­rebbe gravi problemi di salu­te, talvolta risolvibili sono con l’urgente ricovero presso strut­ture ospedaliere; la ricorrente riferisce altresì che analoga al­lergia ed analoghi problemi di salute affliggono il proprio fi­glio minore». In realtà, secondo i medici del Viminale, a scatenare le al­lergie della poliziotta non era solo e soltanto l’ambrosia, ma anche una lunga serie di altri fattori: la donna e il figlio, si leg­geva in una consulenza dei sa­nitari, «…sono soggetti polial­lergenici, risultando positivi ai test cutanei specifici per nu­merosi allergeni inalatori tra cui i pollini di numerose pian­te erbacee ed arboree, acari della polvere domestica e deri­vati epidemici di diversi ani­mali domestici (...) gli allerge­ni sopra riportati risultano es­ser ubiquitari (…) con una di­stribuzione scarsamente in­fluenzata dall’area geografica di residenza». Insomma, non era affatto detto che i malesse­ri di Caterina sarebbero passa­ti tornandosene al sud: anche per questo dai suoi capi era partito l’ordine a Caterina di prendere il treno e tornare in Lombardia. Ma la poliziotta si è allora rivolta a dei medici ba­­resi, e questi hanno dato un re­sponso praticamente opposto a quello dei loro omologhi del­la polizia. «La causa delle affezioni di tipo allergenico patite dalla si­gnora - hanno scritto i medici dell’università di Bari - è da ri­cercarsi in una severa allergia al polline di ambrosia che, so­lo in parte, può essere stata ag­g­ravata dalla coesistente aller­gia a polline di graminacee». Ed è sulla base di questo pare­re, che i giudici ritengono asso­lutamente credibile, che Cate­rina ha schivato il ritorno a Malpensa: «Tali conclusioni smentiscono l’assunto posto a base del diniego opposto al­l’interessata, giacché esse at­tribuiscono al polline di am­brosia un’efficienza causale più spiccata rispetto a quella svolta da altri fattori allergeni­ci ».