Mario Platero, Il Sole 24 Ore 14/12/2010, 14 dicembre 2010
QUEI LEGAMI CON VIENNA DIETRO IL SUICIDIO
Cresce la polemica per il drammatico suicidio di Mark Madoff a due anni esatti dalla denuncia del padre, Barnie. Lo studio legale cui fa capo Irving Picard, il fiduciario degli investitori che hanno che hanno perso tutti i loro investimenti nel crack da 65 miliardi di dollari nominali organizzato da Bernie Madoff hanno interrotto ieri qualunque comunicazione esterna, «nel rispetto del tragico evento». Il fatto è che c’è sempre più forte il sospetto che una manovra tattica molto aggressiva e non necessariamente credibile di Picard nella denuncia di venerdì sia alla base della motivazione che ha portato Mark ad impiccarsi nel soggiorno di casa sua, a un passo dal figlio di due anni che dormiva placidamente nella stanza accanto. Picard ha denunciato per la prima volta in modo esplicito un legame tra l’austriaca Sonja Kohn, Bernie Madoff e Mark Madoff ricostruendo nel dettaglio e con metodo un presunto collegamento fra Sonja e Mark.
Tutto inizia all’articolo 148 della denuncia in cui si illustra la genesi di una piattaforma elettronica di raccolta fondi costituita in Italia, la FundsWorld: «Una società di diritto irlandese con operazioni a Milano creata dalla Kohn». Con metodica precisione Picard cerca di inchiodare Mark su un punto: e cioè che i suoi rapporti con la Kohn e con il fondo italiano erano tali da non lasciare dubbio sul fatto che lui stesso fosse al corrente delle manovre del padre, cosa che aveva sempre negato. La denuncia tuttavia dà l’idea di una costruzione giuridica molto debole e non sembra inchiodare chiaramente Mark. La ricostruzione prosegue nell’articolo 156 spiegando che «Kohn e la sua famiglia hanno usato l’Italia come base di operazioni a sostegno del sistema illecito. Molti membri della Enterprise Medici si trovano in Italia fra cui: (i) Sham Entity di Kohn, Tecno Italia, (ii) la filiale italiana Bank Medici, Medici Srl, (iii) UniCredit, (iv) una società controllata di UniCredit, Pioneer; (v) la FundsWorld di Kohn. Nell’articolo 184 si dice che «Kohn è stata consigliera di Medici Realty a Gibilterra, una joint venture tra Banca Medici Gibilterra e Hassans...», si ammette che il fiduciario non è a conoscenza del ruolo preciso di Medici Realty nella Enterprise Medici e del sistema illecito e continua: «Medici Realty si trova, tuttavia, negli uffici stessi di Hassans e Bank Medici Gibilterra. Kohn è stata anche consigliera di FundsWorld a Milano. Sulla base delle informazioni e convinzioni personali, Kohn ha creato FundsWorld per vendere l’accesso a BLMIS (Bernard Louis Madoff Investment Securities) e quindi alla Enterprise Medici Feeder Fund...».
Poi il punto chiave, nell’articolo 149 in cui si lancia l’affondo contro Mark: «Il 6 gennaio 2000, Grasso (Thomas Grasso, un cittadino svizzero fiduciario di Madoff), per conto di Kohn e Eurovaleur, ha inviato un facsimile in carta intestata Eurovaleur a Mark Madoff allegando articoli di giornali italiani riguardanti la piattaforma online di investimento delle vendite di Kohn con sede a Milano, la FundsWorld. Questa corrispondenza evidenzia il coordinamento di Kohn con BLMIS in relazione alla sollecitazione degli investitori per lo schema Ponzi». E nell’articolo 250 il collegamento diretto: «FundsWorld, di proprietà e realizzata da Kohn, ha offerto fondi comuni ed hedge ad investitori istituzionali e a privati benestanti. Sulla base delle informazioni e convinzioni personali, Kohn ha creato FundsWorld per vendere l’accesso ai Fondi Enterprise Medici Feeder. FundsWorld pagò Eurovaleur 750.000 euro nel dicembre 2000 e 1,5 milioni il 31 dicembre 2002».
Fin qui dunque si tratta di supposizioni anzi di congetture prive di fondamento come ha detto anche l’avvocato della Kohn, Andreas Theiss, che rappresenta anche Banca Medici: «Picard costruisce una storia, ma non è la storia» ha detto Theiss. Lo stesso dicono gli amici di Mark, quei pochi che gli erano rimasti: «Non si dimostra nulla, ma le accuse sono bastate a distruggere il poco che era rimasto dell’equilibrio di Mark» ci ha detto un conoscente. In effetti Mark non riusciva a pagare i conti, non riusciva a trovare un lavoro, aveva smesso di parlare sia con la madre che con il padre ormai da due anni, dal giorno cioè in cui denunciò con il fratello Andrew le operazioni illegali costruite su uno schema Ponzi con cui ha truffato 19,6 miliardi di dollari in capitali e quasi 60 miliardi di dollari in valori nominali di portafogli. La madre Ruth, distrutta da quest’ultimo episodio, ieri ha accusato il marito Bernie come responsabile della morte del figlio. E Bernie, che ha appreso del suicidio del figlio in carcere, non otterrà quasi certamente il permesso per andare ai funerali del figlio. A parte eccezioni straordinarie, la concessione viene fatta a prigionieri non violenti e ai detenuti che hanno solo due anni di pena da scontare. Non è il caso di Bernie, gli mancano 148 anni di pena e la sua data di rilascio è prevista per il 2139.