Marco Mobili, Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore 14/12/2010, 14 dicembre 2010
SPESOMETRO, SORVEGLIANZA SPECIALE SUGLI ACQUISTI
«Mi dà il codice fiscale, per cortesia?». I contribuenti sono ormai abituati a questa richiesta e quando vanno in farmacia rispondono senza battere ciglio perché sanno che passa da lì la possibilità di ottenere gli sconti sui farmaci. Presto, però, si sentiranno rivolgere la stessa domanda dal gioielliere o all’autosalone dove sono andati a comprare la loro nuova utilitaria. Avranno la stessa reazione?
Difficile, almeno a giudicare dalle prime, preoccupate discussioni che blog e forum stanno dedicando in questi giorni allo «spesometro», il nuovo strumento anticipato dal «Sole 24 Ore» nei giorni scorsi e che sta per debuttare sul palcoscenico della lotta all’evasione. Prevedere una risposta meno tranquilla rispetto a quella che accompagna lo «scontrino parlante» della farmacia, del resto, è facile, perché qui lo scopo è l’opposto. Il fisco, sotto forma di negoziante, chiederà i dati non per fare uno sconto sull’Irpef, ma per controllare, come un marito geloso che spulcia l’estratto conto della carta di credito della moglie, che le dichiarazioni corrispondano al vero: chi dichiara un reddito da 25mila euro e ne spende 40mila tra mobiliere, concessionaria e boutique in centro, dovrà prepararsi a dare convincenti giustificazioni.
I problemi di privacy nella gestione di un dato così sensibile non sono di poco conto. È necessario aspettare qualche giorno per vedere come li affronterà il provvedimento del direttore dell’agenzia delle Entrate chiamato ad attuare le previsioni della manovra estiva. Per la sorpresa, però, c’è poco spazio: tutte le ultime regole per l’antievasione puntano alla costruzione del «grande occhio fiscale», cioè il sistema che masticherà entrate (dichiarate) e uscite (vere) dei contribuenti per misurare la loro fedeltà agli obblighi tributari. Lo «spesometro», in questa chiave, è la pietra d’angolo, su cui poggiano redditometro, accertamento sintetico e tutte le altre armi della guerra dichiarata dall’amministrazione finanziaria ai finti poveri.