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 2010  dicembre 12 Domenica calendario

CEDE L’ARGINE DEGLI ACCORDI NAZIONALI

Il 2009. Ovvero le relazioni industriali prima del 2009 e le relazioni industriali dopo il 2009. L’anno segna un punto di non ritorno verso la progressiva messa in discussione del modello di contrattazione finora conosciuto e finora diffuso in gran parte dei paesi europei. Sotto i colpi della crisi l’argine della contrattazione nazionale sembrerebbe cedere, a cominciare da due paesi in particolare: Irlanda e Spagna. Anche se il tentativo di una ridefinizione si sta diffondendo progressivamente in tutta Europa. Non è un osservatore qualunque ad arrivare a questa conclusione ma si tratta dell’analisi che Eurofound, la fondazione dell’Unione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, ha riportato nel suo annuale osservatorio, Industrial relations developments in Europe 2009. Dunque, spiegano, da Bruxelles, fino al 2009 il modello di contrattazione articolato tra nazionale di categoria e aziendale è stato quello più attuato, vale a dire che fatta eccezione per la Gran Bretagna, dove esiste solo il contratto aziendale, e il Belgio e la Grecia, dove è diffusa anche un’esperienza di contrattazione definitiva intersettoriale, nel resto dei paesi il contratto nazionale è stato predominante. Questo fino al 2009. Prima l’Irlanda, appunto, dove la crisi ha riaperto la strada «alla pura contrattazione aziendale per la prima volta dal 1987», spiegano da Bruxelles, e poi la Spagna dove i rinnovi sono faticosamente rimasti in stallo per tutto il 2009 hanno aperto la strada a un processo di ridefinizione.

Ma, in attesa di capire quale sarà il punto di arrivo, qual è l’attuale mappa del giuslavorismo europeo? Cominciamo dall’eccezioni al contratto nazionale di categoria, vale a dire dai paesi in cui è predominante la contrattazione aziendale. Il viaggio parte dalla Gran Bretagna, per proseguire verso il Lussemburgo e poi verso l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, e infine verso le isole, Malta e Cipro. In mezzo i paesi in cui contratto nazionale e contratto aziendale hanno più o meno lo stesso peso: Bulgaria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Infine i Paesi in cui il contratto nazionale è predominante, anche se - segnala Eurofound - negli ultimi anni è stata registrata una tendenza al decentramento: in questo caso andiamo dalla Danimarca alla Germania, dall’Italia alla Spagna alla Svezia.

Da citare, come "sperimentazioni" interessanti, quanto realizzato in Norvegia e in Finlandia. Nel primo caso i rinnovi di categoria hanno fissato sì gli incrementi salariali ma concesso poi alle aziende, solo però a quelle in difficoltà, di contrattare il differimento o addirittura il non pagamento di questi aumenti. Nel secondo caso invece per quello che viene definito il settore della tecnologia gli aumenti sono determinati a livello nazionale solo per il primo anno e lasciati per il periodo successivo alla determinazione aziendale sulla base della situazione economica.

Accanto a questa dinamica l’Europa registra anche la tendenza negli ultimi anni a stipulare accordi nazionali su aspetti strutturali del mercato del lavoro, «come la formazione e l’aggiornamento professionale, la sanità integrativa, forme di assicurazione contro la disoccupazione (è quello che è accaduto in Francia), il welfare (in Finlandia), il mobbing (in Lussemburgo), la riforma della contrattazione collettiva (in Italia)».

Un altro aspetto dell’attività negoziale è stato il ricorso alla contrattazione intersettoriale per definire misure finalizzate a contrastare, ancora una volta, gli effetti deglla crisi economica. Per esempio tanto in Francia che in Olanda le parti sociali hanno concordato un pacchetto di azioni che introducono la riduzione dell’orario di lavoro, il leasing di lavoratori, la mobilità geografica e professionale dei lavoratori, gli aiuti per i lavoratori licenziati.