EMANUELE GUANELLA, La Stampa 13/12/2010, pagina 17, 13 dicembre 2010
Perù, caccia ai predoni dei fossili - Uno squalo di quindici metri risalente all’era Terziaria, venti milioni di anni fa
Perù, caccia ai predoni dei fossili - Uno squalo di quindici metri risalente all’era Terziaria, venti milioni di anni fa. Un pinguino alto e un metro e mezzo, ma anche delfini, tartarughe giganti, foche, coccodrilli e balene. Sono solo alcuni dei resti fossili incontrati negli ultimi anni nel deserto peruviano di Ocucaje, trecento chilometri a sud di Lima, nuova meta dell’archeologia ma anche di decine di contrabbandieri che stanno depredando una delle riserve più pregiate al mondo. Un commercio florido destinato a turisti e mercanti internazionali ma con il sospetto che dietro ad alcuni acquisti ci siano anche emissari di importanti musei che hanno capito la straordinaria importanza di un luogo unico per l’ideale stato di conservazione. Quello che oggi è solo deserto anticamente era una zona costiera dal clima semitropicale, baie e isole piene di palme con una gran varietà di flora e fauna marina. Acque calme che furono con il passare del tempo scomparendo permettendo però agli animali di conservarsi sottoterra grazie soprattutto alla diatomite un microorganismo roccioso che permette al suolo di non sgretolarsi per la mancanza di ossigeno. Per questo a Ocucaje si trovano resti pressoché intatti e in grande quantità e si possono ricostruire per l’ottanta per cento gli scheletri di balene o anfibi. Un paradiso paleontologico senza troppi controlli, che è preda ogni giorno dei contrabbandieri: gli huaqueros , ricercatori di resti di ceramica precolombina hanno fiutato l’opportunità e oggi si sono riciclati in cacciatori di ossa, mandibole, denti. L’allarme è stata dato dalle autorità peruviane, preoccupate di un fenomeno che è aumentato molto negli ultimi anni, quasi fosse una caccia all’oro. Il grande problema è la mancanza di controlli, al punto che nei piccoli negozi di souvenirs di Ica, la città più vicina al deserto, si può trovare praticamente di tutto. Gli esperti del Museo di storia naturale dell’università San Marco di Lima puntano il dita sulle connivenza della polizia e delle autorità locali; il deserto è grande e non ci sono posti di blocco per controllare cosa trasportano i bauli delle jeep che portano a spasso i turisti. «Il Perù - avvisa il paleontologo Rodolfo Salas - sta perdendo l’opportunità storica di diventare un centro mondiale della paleontologia, si stanno portando via tutto. L’unica soluzione sarebbe quella di creare già da ora un nuovo Museo a Ica e chiudere l’accesso alla zona per qualche tempo ai non addetti ai lavori». I fossili interessano musei e centri di ricerca di tutto il mondo: grazie ai resti incontrati si può studiare l’evoluzione storica dei cetacei già le balene ritrovate possono essere considerate come gli antenati di quelle attuali. Stesso discorso per le tartarughe e i delfini. Salas ha partecipato nel 2001 all’individuazione dei resti dell’ Isurus Hastalis , uno squalo gigante di due tonnellate che popolava le acque di Ocucaje fino a dieci milioni di anni. Un ritrovamento storico, che viene subito dopo quello dei resti del re del mare, il Carcharocles Megalodon , considerato lo squalo fossile più grande del mondo, lungo fino a sedici metri. «La grande differenza fra questa regione e gli altri centri paleontologici in Cina, Afghanistan, Australia o Africa - spiega Mario Urbina, decano fra gli archeologi della zona, che è stato anche arrestato in passato per aver scavato in zone non autorizzate - è che qui non si trovano solo denti ma quasi tutte le ossa degli animali. Si può ricostruire quasi interamente lo scheletro di una balena o di un delfino con un grande di precisione davvero unico». Da Lima è partita una campagna di sensibilizzazione rivolta in primo luogo agli abitanti della zona. Contadini, pastori, siamo nei pressi della Cordigliera delle Ande, il che ha permesso al deserto di conservarsi nel corso dei millenni, artigiani che si improvvisano cercatori e poi commercianti di resti fossili per i turisti. Per cinquanta o cento dollari si possono portare a casa ossa ben conservate, in alcuni casi si confezionano collanine e soprammobili, il tutto alla luce del sole. «Dobbiamo agire immediatamente - spiegano all’Istituto geologico minerario peruviano (Ingemmet) - la zona è depredata da almeno vent’anni e ogni mese il traffico aumento». Le autorità vogliono organizzare un censimento dettagliato di tutto il deserto e sono già iniziate una serie di lezioni in scuole e istituzioni pubbliche della regione per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della conservazione. Ma è una sfida difficile: la regione di Ica è una zona ancora oggi molto povera, senza una contropartita economica, come potrebbe essere la creazione di nuovi posti di lavoro con un museo o campagne di raccolta di fossili organizzate dallo Stato, il redditizio business dei fossili marini continuerà. E i resti degli squali di Ocucaje faranno ancora il giro del mondo.