AMEDEO LA MATTINA, La Stampa 13/12/2010, pagina 3, 13 dicembre 2010
Berlusconi e la calamita nei confronti dei centristi - A24 ore dal voto il fixing di Berlusconi è di 314/315 deputati dalla sua parte, 311/312 contro
Berlusconi e la calamita nei confronti dei centristi - A24 ore dal voto il fixing di Berlusconi è di 314/315 deputati dalla sua parte, 311/312 contro. Lo ha ripetuto anche ieri sera alla cena con i senatori che soprattutto cercavano risposte su cosa accadrà dopo. Come si andrà avanti con due, tre voti di differenza? Ministri e sottosegretari dovranno rimanere inchiodati a Montecitorio? Cosa farà l’Udc? Tra l’altro la battuta sibillina di Bossi («dopodiché... lo dico dopo avere ottenuto la fiducia, se Berlusconi non ha sbagliato i conti...») non lascia dormire sonni tranquilli né ai parlamentari del Pdl né ai nuovi arrivati che hanno deciso di saltare il fosso: cioè i vari Scilipoti, Calearo, Cesario, Razzi. Se poi si dovesse andare ad elezioni, a cosa servirebbe il loro cambio di casacca? Fini e Casini soffiano sul fuoco della paura, avvisano che il vero obiettivo del premier sono proprio le urne, senza che nessuno abbia la sicurezza di essere ricandidato e rieletto. E quella frasetta buttata lì da Bossi sembra corroborare questi timori. Ma Berlusconi in queste ore dice a tutti i dubbiosi che, una volta ottenuta la fiducia, verrà risalita la china. «Saremo una calamita per tutti». Insomma, ogni cosa a suo tempo. Per il leader del Pdl adesso la cosa principale è superare le forche caudine di Montecitorio. Un altro colpo messo a segno è la spaccatura del Fli, con la ribellione dei moderati con in testa Moffa che forse non sarà il solo ad astenersi. Sono state le parole di Fini dette a Lucia Annunziata a far consegnare altre armi nelle mani del Cavaliere, che non ha perso tempo per chiamare i finiani dubbiosi. «Avete visto? Quello ha un solo obiettivo: uccidermi, distruggermi, eliminarmi, non ha nessuna volontà positiva di trovare un’intesa. Mi insulta e vi tratta da ragazzini, certo in buona fede, ma che devono eseguire i suoi ordini. Vuole portarvi all’opposizione e rianimare quelle anime morte della sinistra. Adesso spetta a voi decidere cosa fare». La campagna acquisti sta funzionando alla grande. Eppure Berlusconi qualche dubbio ancora ce l’ha. Teme i «controtradimenti» dei Calearo, Siliquini, Cesario, Razzi e Scilipoti. «Auguriamoci - ha detto parlando con i suoi collaboratori a Palazzo Grazioli prima della cena con i senatori - che siano coerenti con gli impegni che hanno preso con noi». Finora però tutto fila liscio tanto da far dire al portavoce Bonaiuti, nel suo quotidiano bollettino del tempo, che «dopo un pomeriggio di mare mosso, si prevedono schiarite per la mattina di martedì». «Dopodiché»? Dopo il 14 dicembre cominceranno gli smottamenti di Fli e l’attrazione nei confronti dell’Udc. La «calamita», appunto, di cui parla Berlusconi, perché nessuno vuole andare ad elezioni anticipate. E il Cavaliere ha undici posti da assegnare tra ministri e sottosegretari. Con un occhio rivolto innanzitutto ai centristi di Casini. L’Ansa ha scritto che ha in mente l’innesto di un paio di ministri tecnici, dai nomi prestigiosi e di grande profilo, tipo Mario Monti, proprio per mandare un segnale di buona volontà all’Udc. Un modo per consentire agli ex Dc di votare i provvedimenti vitali per il governo. Casini fa spallucce: ricorda che l’Udc ha sempre votato a favore di provvedimenti che ritenevano utili per il Paese. La verità, spiegano al quartier generale di via Due Macelli, è che Berlusconi deve aspettare la sentenza della Corte Costituzionale, a gennaio, per sapere se può ancora avvalersi del legittimo impedimento. Se sarà una sentenza a lui favorevole, dovrà rimanere chiuso nel bunker di Palazzo Chigi e tenersi stretta la carica di presidente del Consiglio: non potrà volere le elezioni e dovrà barcamenarsi tra Bossi, che non vorrà tirare a campare, e i voti di Fli e Udc per tirare a campare. E come riuscirà a fare tutto questo se Bruxelles ci imporrà manovre draconiane? Quanto al rapporto tra Fini e Casini, quest’ultimo ha confidato che «siamo condannati a marciare insieme», nonostante tutto. Intanto il premier punta a vincere la battaglia del 14 dicembre, poi si pensa di vincere la guerra. Soddisfatto di avere mandato in tilt Fini. Il quale, dice La Russa, «sarà imbestialito per il fatto che un “Moffa qualunque”, e io conosco i giudizi che lui ha di alcuni finiani moderati, abbia potuto ribellarsi a lui e scrivere quella lettera a Berlusconi. Lui pensava di avere le mani completamente libere e di poter decidere tutto, ma ha scoperto che così non è». Per La Russa ci sono ancora 24 ore prima che le colombe decidano di abbandonare il binario morto dove vuole portarli Fini. «C’è ancora tempo per avere dei colloqui e chiarimenti. Poi tutto sarà più difficile».