M ARCO B ELPOLITI, La Stampa 13/12/2010, pagina 31, 13 dicembre 2010
Il cacciatore di fondi - Dove vai se il fund raising non ce l’hai? Oggi qualsiasi cosa si vuol fare, occorre raccogliere fondi: un ospedale, una casa di ricovero, una scuola in Africa, un hospice, una mensa per i poveri, ma anche per la scuola elementare dei propri figli e in futuro anche per l’università
Il cacciatore di fondi - Dove vai se il fund raising non ce l’hai? Oggi qualsiasi cosa si vuol fare, occorre raccogliere fondi: un ospedale, una casa di ricovero, una scuola in Africa, un hospice, una mensa per i poveri, ma anche per la scuola elementare dei propri figli e in futuro anche per l’università. Nei prossimi decenni là dove provvedeva il denaro pubblico arriverà il fund raising. Si tratta di un termine inglese tradotto con «raccolta fondi»; ma il verbo to raise ha anche altri significati: elevare, sollevare, aumentare, allevare. Di cosa si tratta? Di trovare fondi necessari a sostenere un’attività che non abbia scopo di lucro. Il fund raising nasce nell’ambito delle attività non profit, per le organizzazioni che hanno l’obbligo di destinare i propri utili allo sviluppo delle finalità sociali. C’è anche la «raccolta fondi» praticata da aziende che vogliono promuovere in modo positivo il proprio marchio. Così è nata anche la professione di fundraiser, cacciatore di fondi, che possiede competenze di marketing e di start up (altra parola magica della contemporaneità), sa scrivere piani strategici, sa operare attraverso database, mailing e telemarketing, e soprattutto sostenere il faccia a faccia con i possibili donatori. Un mestiere che oggi s’insegna. Sono sorte diverse scuole di addestramento al fund raising: elaborazione delle proposte, individuazione del link tra organizzazione e azienda, analisi delle opportunità, governante del fund raising, ecc. Tutto quello che un tempo rientrava sotto il termine sponsorizzazione, oggi è detto fund raising. Il promotore di raccolta fondi è un professionista: una percentuale delle donazioni e dei fondi raccolti spetta infatti a lui. Se nelle società passate esistevano solo due ambiti, opposti e simmetrici, il dono e lo scambio, il fund raising è il dono come scambio (o anche lo scambio come dono). Il turbocapitalismo degli ultimi decenni ha prodotto una terza via tra dono e scambio, tra regalo e profitto, qualcosa che dona senza rinunciare al processo capitalistico, e che scambia senza abdicare alla logica del dono. Filantropia, mecenatismo e carità vanno in soffitta; lasciano il posto a qualcosa che sa corroborare spirito imprenditoriale e buone cause sociali. Non ci sarà da stupirsi se tra qualche anno anche i mendicanti su metrò, treni o agli angoli delle strade saranno tutti diplomati - laurea breve, s’intende - a una scuola di «raccolta fondi». Dove vai se il fund raising non lo sai?