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 2010  dicembre 13 Lunedì calendario

Caso Catanzaro. Tutti giù per terra Gli strani affari del Sud del calcio - Quelli del Catanzaro, vestiti da calciatori, si sono seduti sul cer­chio del centrocampo ma non era­no in attesa del fischiod’inizio ma di qualcuno che portasse loro gli stipendi

Caso Catanzaro. Tutti giù per terra Gli strani affari del Sud del calcio - Quelli del Catanzaro, vestiti da calciatori, si sono seduti sul cer­chio del centrocampo ma non era­no in attesa del fischiod’inizio ma di qualcuno che portasse loro gli stipendi. Dopo qualche minuto hanno desistito, mese più mese meno ne sono passati cinque sen­za vedere un euro. Per i più fortu­nati. Chi era nel Catanzaro anche nella passata stagione è messo peggio, molto peggio. Uno dei due magazzinieri se n’è andato, l’altro non ha neppure il detersi­vo per lavare le maglie, di acqua calda nelle docce neppure se ne parla, di acqua da bere anche, se la devono comprare al bar prima di entrare nello spogliatoio. E non è finita qui. La squadra è stata sfrattata da tutti gli alberghi della città e a casa di Vono, il portiere, ci dormono altri tre ragazzi, alcuni si sono sistemati in corridoio ne­gli appartamenti di qualche so­cio, qualcuno, ma non si deve far sapere, passa la notte in macchi­na e magari il giorno successivo gioca in divisione Pro. Benvenuti al Sud, dove con un milione e mezzo di euro si potreb­be rilevare una delle più gloriose squadre d’Italia ma non ci sono soldi neppure per pagare gli steward di servizio alle partite, cinque euro all’ora, e quindi la squadra quando il calendario la obbliga a giocare in casa è costret­ta a farlo a porte chiuse per man­canza del minimo delle norme di sicurezza. Se deve andare in tra­sferta ci si affida ai passaggi, uni­co accenno al gioco del calcio. Dopo il fallimento di quattro sta­gioni fa è cambiato il none, da Us a FC Catanzaro, ma non è facile e non è neppure questione di ’n­drangheta, neppure da pronun­ciare, eventualità che tutti esclu­dono anche se tre anni fa a Nino Princi hanno regalato un’auto­bomba ed è saltato per aria assie­me ai suoi 45 anni. Era stato Am­ministratore delegato della squa­dra fino alla stagione precedente, faceva l’imprenditore e pare fos­se legato alle cosche di Gioia Tau­ro. Anzi, senza pare. Questa estate comunque il Co­mune si era messo di puntiglio, ha stanziato 350mila euro e altri 800mila ne sono arrivati da una colletta fra la gente di Catanzaro. Sono serviti appena per poter iscrivere la squadra al campiona­to che peraltro è una tragedia nel­la tragedia, ultimissimi, sconfitti anche ieri dopo il sit-in dal Pome­zia, due a zero secco con la tifose­ria che è passata anche agli insul­ti: «Un branco di pseudo calciato­ri - si legge su un sito - , che hanno avuto il coraggio di inscenare una protesta di cinquanta secondi per poi uscire sconfitti sul proprio campo contro una squadra scar­sissima ».E l’ultima delle situazio­ni paradossali arriva da un tifoso che attraverso un altro sito si chie­de: «E poi contro chi protestereb­bero questi signori? Contro i loro padri?». Pensavamo fosse una me­­tafora, da intendere come una protesta contro i padri fondatori o qualcosa del genere. Invece no, è da prendere come tale, i soci sono davvero i padri dei calciatori del Catanzaro. Il babbo di Catalano e quello di Ferrara sono due soci della squadra e quello di Santagui­da è addirittura l’Amministratore unico del club che adesso verrà messo in mora dai figli. Un trion­fo. Ma non sul campo, da 14 parti­te le cose girano male, insomma da inizio stagione e pare che solu­zioni non ce ne siano perché pro­prio la presenza dei vecchi soci, che non mollano, inficia qualun­que tentativo di cordata, tutti pseudo acquirenti che di fatto non c’hanno un euro. E mentre i figli chiedono la paga ai padri e sa­rà il tribunale ad occuparsi dei li­bri societari, fra un po’ finiranno anche i palloni e il Catanzaro di­venterà una squadra virtuale.