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 2010  dicembre 12 Domenica calendario

Scilipoti: «Non mi vergogno, io sto con gli italiani» - Il deputato Domenico Sci­lipoti, ex Italia dei valori e ora cofondatore del Movimento di responsabilità nazionale, è malato

Scilipoti: «Non mi vergogno, io sto con gli italiani» - Il deputato Domenico Sci­lipoti, ex Italia dei valori e ora cofondatore del Movimento di responsabilità nazionale, è malato. La tensione gioca brut­ti scherzi. «Ma il 14 sarò in Par­lamento anche con 40 di feb­bre per salvare l’Italia da gen­te che può creare danni irre­versibili al Paese», garantisce al telefono dal letto di dolore. Onorevole, sa che alla ma­nifestazione dipietrista di Bologna è stato sbeffeggia­to in tutti i modi? «Mi hanno raccontato qual­cosa ». Travaglio non riusciva a pronunciare il suo cogno­me. «Un gioco puerile. È un intel­l­ettuale di terz’ordine». Di Pietro ha fatto il parago­ne con il marito cornuto che si taglia gli attributi in odio alla moglie. «Mi spiacel’abbia messa sul personale, io non odio nessu­no. Mi sono posto un proble­ma che dovrebbero porsi tutti i colleghi: c’è un momento di grande difficoltà e ai parla­mentari si impedisce di espri­mere in libertà un giudizio nel­l’interesse del popolo. Se non segui gli ordini di partito sei ta­gliato fuori». Quando si vota una fiducia non è normale ricevere or­dini? «Da tempo l’Italia dei valori sta deragliando. Io faccio il me­dico, sono un cattolico mode­rato, provengo dall’area so­cialdemocratica saragattiana e su tante questioni ho opinio­ni­diverse da quelle che preval­gono nel mio ex partito». Quali? «Il testamento biologico, la pillola Ru486 che per me è un abortivo, l’eutanasia che con­sidero un suicidio assistito. L’Idv si sposta ogni giorno sempre più a sinistra, non pos­so più condividerlo». Perché ha aspettato il voto di fiducia per uscire? «Il malessere esisteva da tempo. Il mio lavoro parla­mentare non è stato apprezza­to. Mai che una mia proposta di legge sia stata calendarizza­ta ». Per esempio? «La modifica delle norme sull’usura bancaria. Il tema delle medicine non conven­zionali o la tutela dei lavorato­ri dal rischio amianto. Sono stato nel partito 12 anni, candi­dato quattro volte, parlamen­tare da due anni e mezzo, ho fatto tantissime proposte: ma quasi nulla della mia attività è finito sul sito del partito. Qual­cosa non quaglia». Lei è stato accusato di esser­si venduto per coprire un debito di 200mila euro. «Sono allibito dal fango che mi gettano addosso». Facciamo chiarezza? «Nel 1994 presiedevo una cooperativa per costruire un poliambulatorio a Terme Vi­gliatore, il mio paese nel Mes­sinese. Un amico ingegnere preparò una bozza. Non arri­vammo nemmeno al progetto definitivo, ma mi sono trovato addosso una denuncia.All’ini­zio non ci ho dato peso». In secondo grado è stato condannato a versare quel­la somma. «Condanna ingiusta, non pagherò mai. In un paese di 1500 anime questo signore ha 30 contenziosi analoghi. Per­ché Di Pietro, che denuncia tutti, non si è preso in carico questa vicenda? Doveva difen­dere me e le altre decine di vit­time di questa persona scorret­ta. Personaggi in vista del parti­to conoscevano perfettamen­te come stanno le cose». Non ha problemi di soldi? «Faccio la libera professio­ne medica da trent’anni. Al partito non ho mai creato pro­blemi. La precedente segrete­ria regionale mi doveva 11mi­la euro per lo sfratto della se­greteria provinciale di Messi­na: ho pagato di tasca mia e so­­no stato zitto. In tre anni e mez­zo da segretario provinciale ho ricevuto appena 2mila eu­ro come contributo dal parti­to. In Parlamento ho fatto 29 proposte di legge, 140 interro­gazioni, 550 comunicati stam­pa, 300 conferenze in tutta Ita­lia che giro a spese mie senza mai chiedere rimborsi: come fanno a dire che mi vendo? So­no infamie gratuite e volgari». Di Pietro ha denunciato in procura la compravendita dei parlamentari. «Chi pensa possa accadere vuol dire che è abituato a far­lo ». Fatto sta che ha lei lasciato il partito alla vigilia della fi­ducia. «Non avevo intenzione di andarmene finché non è suc­cesso un fatto gravissimo. Lu­nedì pomeriggio il capogrup­po Massimo-Donadi mi telefo­na per dirmi che aveva già con­cordato con il Pd e Repubblica una campagna per denigrar­mi. “ Nemmeno la tua famiglia ti riconoscerà più, ti giuro che userò tutti i mezzi legali”, mi ha detto. Non potevo più resta­re, devo difendere i miei cari e mettere in guardia il popolo italiano». Donadi le ha aperto gli oc­chi? «Credevo di militare in un partito che voleva migliorare l’Italia e mi accorgo invece che vigono sistemi sovietici: delegittimazione, dossierag­gio, mascalzonaggini». Che cosa dirà martedì in au­la? «Sto ancora meditando sul discorso. È una riflessione sof­ferta ». Ma darà la fiducia al gover­no? «Mi assumerò le mie respon­sa­bilità con un voto chiaro per­ché gli italiani devono sapere. Farò la scelta giusta, sono sicu­ro che il Signore mi illumine­rà. Sarà un mea culpa . Dirò che ho sbagliato, che quanto pensavo non corrisponde a re­altà ». Seguirà l’esempio di Gian­franco Fini, che ha abban­donato Berlusconi dopo 16 anni? «Con la differenza che Fini viene apprezzato, mentre io sono un voltagabbana e un giuda.Vede com’è strana la vi­ta ». Anche Berlusconi ha taccia­to i finiani di tradimento. «Ma la campagna scatenata da Di Pietro è basata sul nulla. Dossier su vicende personali che non c’entrano con la politi­ca. Chi mi ripagherà il danno morale profondissimo che mi creano? La lingua uccide più del coltello. Chi spiegherà a un’opinione pubblica distrat­ta che ’sto Scilipoti non è un venduto ma vittima di una montatura? Resterò marchia­to a vita e non fregherà nulla a nessuno. In questi giorni mi ar­rivano mail di minaccia, scri­vono che devo stare attento a uscire da casa, che mi dovreb­bero sparare alle spalle. Que­sto è il clima che stiamo attra­versando ».