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 2010  dicembre 13 Lunedì calendario

L’ASSOLUZIONE NEGATA PERCHE’ MANCA LA CARTA


Va assolto adesso ma non si può: manca la carta per farlo. Eppure son già due anni che un fotografo d’arte ha chiarito l’equivoco che l’aveva fatto indagare. E persino la Procura di Roma concorda sul fatto che il fotografo dovrebbe essere separato dai 13 faldoni di atti sugli altri coindagati e subito archiviato. Ma il magistrato, con coraggiosa trasparenza, mette per iscritto di non poterlo fare: in cancelleria non c’è carta sufficiente per fare la necessaria copia dei 13 faldoni.

La sequela di sfortunate coincidenze comincia per il fotografo d’arte 26 mesi fa, quando il 28 ottobre 2008 gli investigatori del reparto Tutela del patrimonio culturale, in una indagine avviata nel 2006 su un traffico internazionale di opere d’arte, ne perquisiscono lo studio professionale. Il ritrovamento di foto di alcune opere al centro delle indagini fa sì che le foto gli vengano sequestrate e che egli venga inizialmente indagato per l’ipotesi di un suo contributo all’illecita esportazione di opere d’arte, in concorso con il collezionista principale sospettato.

Ci può stare, come spunto d’indagine. Ma già nel primo interrogatorio il fotografo rende esaurientemente conto della ragione per cui era andato in Svizzera, spiega di essere stato invitato a Chiasso a fotografare alcuni importanti quadri su incarico di un mercante d’arte che fino a quel momento aveva fama di collezionista stimato e apprezzato, e a riprova di quanto affermato mette a disposizione degli inquirenti anche tutto il resto del proprio archivio.

Già al 22 dicembre 2008, insomma, è tutto chiarito, al punto che l’autorità giudiziaria dispone la restituzione al fotografo del materiale sequestratogli nella perquisizione di ottobre. Per questo il 22 gennaio 2009 i suoi difensori avanzano alla Procura una istanza affinché separi la posizione del fotografo da quella degli altri coindagati e ne chieda subito l’archiviazione al gip.


Solo che per tutto il 2009 e l’intero 2010 non succede niente. Non perché ci sia qualche ulteriore indagine da svolgere sul fotografo. Ma prima perché l’iniziale pm viene trasferito ad altra sede, poi perché il fascicolo sconta un periodo di transizione sul tavolo di un secondo pm, e infine perché approda nell’ufficio di un terzo pm. Al quale gli avvocati del fotografo il 22 novembre 2010, cioè quasi 2 anni dopo l’interrogatorio risolutivo, tornano sommessamente a «segnalare l’opportunità di richiedere, previo stralcio della relativa posizione, l’archiviazione del procedimento a carico del nostro assistito».

E qui arriva dalla Procura di Roma una risposta che, per quanto possa turbare chi abbia poca dimestichezza con la realtà quotidiana degli uffici giudiziari, fa onore al magistrato che ha la trasparenza e il coraggio di dichiarare per iscritto i criteri che la ispirano. «Letta l’istanza» dei difensori del fotografo d’arte, infatti, il terzo pm di questo procedimento premette che «l’archiviazione della sua posizione implica l’effettuazione di uno stralcio», che però, qualora (come proprio in questo caso) permangano e proseguano le indagini a carico degli altri indagati, «a sua volta richiede la copia integrale cartacea del fascicolo».

E questo è l’ostacolo materiale che impedisce al magistrato di chiedere subito l’archiviazione del fotografo indagato oltre due anni fa: non ha abbastanza carta. «Questa segreteria — mette nero su bianco il pm a mano — non dispone di sufficiente carta per la copia integrale cartacea del fascicolo» che è «composto da 13 faldoni. Per questi motivi il pm riserva l’accoglimento dell’istanza all’esito dell’emissione dell’avviso di conclusione delle indagini a danno degli altri indagati»: insomma a quando l’inchiesta sarà finita per tutti e a quel punto l’intero fascicolo verrà dato a tutti in copia digitalizzata (prassi virtuosa che, in vigore appunto a Roma, è invece ancora vittima di rinvii su rinvii a Milano). Poi, però, finita la frase, la penna del pm risale due righe sopra e, in mezzo alle parole «esito» ed «emissione», aggiunge una parentesi: «all’esito dell’(imminente) emissione». Quasi a porgere timide scuse all’indagato per il supplemento di pazienza richiestogli.