Corrado Bologna, il manifesto 12/12/2010, 12 dicembre 2010
«Son preso dal lavoro come un dannato, e come un beato. Sto traducendo Fedra di Racine, con una felicità inimmaginabile: uno dei più bei testi del mondo, reso in italiano quasi con il medesimo furore, e quasi con la stessa profondità e la stessa fulgidezza
«Son preso dal lavoro come un dannato, e come un beato. Sto traducendo Fedra di Racine, con una felicità inimmaginabile: uno dei più bei testi del mondo, reso in italiano quasi con il medesimo furore, e quasi con la stessa profondità e la stessa fulgidezza. Lavoro anche al Rimbaud, che finalmente esce. Riprendo a fare lezione come nei tempi più felici. Vedrai che cosa sta scappando fuori dalle lezioni sul Campana e da quelle sulle Operette morali. Tutto quanto arricchirà La Terra Promessa quando mi ci rimetterò» (Giuseppe Ungaretti in una lettera del 16 marzo 1949 ad Alessandro Parronchi - In una recensione al Meridiano "Vita d’un uomo - Traduzioni poetiche")