Notizie tratte da: Aldo Cazzullo # Viva l’Italia! Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione # Mondadori 2010 # pp. 150, 18,50 euro., 13 dicembre 2010
Risorgimento e Resistenza
Notizie tratte da: Aldo Cazzullo, Viva l’Italia! Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione, Mondadori 2010, pp. 150, 18,50 euro.
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Rif. Libro in gocce 1403499
Re popolano Vittorio Emanuele evitava le salse francesi servite ai pranzi di gala, era goloso di bagne caude, agnolotti, zuppe, pane intinto nel sugo della cacciagione, fontina, fonduta.
Puzzetta di cicalona Vittorio Emanuele non amava le nobildonne e sintetizzava la sua idea del femminino scandalizzando il raffinato Massimo D’Azeglio: «A me mi piacciono le donne vere, che odorano di forte. La femmina profumata va bene alle feste da ballo, ma a letto si deve sentire la puzzetta della cicalona».
Donne e figli Ebbe figli, oltre che dalla moglie rampolla degli Asburgo – dall’attrice Laura Bon, da un’oscura maestra di Frabosa, e da bela Rosin, prosperosa e analfabeta, figlia di un tamburo maggiore dell’esercito. Amò pure la vedova di suo fratello, la moglie del suo caro amico Urbano Rattazzi e durante la drammatica campagna del 1848, una contadina di Volta Mantovana: ferito durante un’assalto, rifiutò di farsi medicare per mostrarsi sanguinante ai soldati e portare poi in dono la palla nemica all’amante.
Assegno Ai messi di Cavour che gli offrivano un assegno da due milioni di lire «per rimborsargli le spese sostenute per la causa nazionale» - vale a dire per corrompere generali borbonici, spie, funzionari, avventurieri – purché lasciasse una volta per tutte l’impresentabile Rosina, ripose: “Ringrazio loro signori e tengo la Rosina, che l’è ‘na gran bela fija». Tenne pure l’assegno.
Risorgimento 1 All’alba del 19 marzo Milano insorge contro gli austriaci. La notte del 22 marzo 1848 il maresciallo Radetzky e i suoi fuggono con la cassa, dopo aver lasciato sul terreno 335 milanesi. Di 244 si è potuta conoscere la condizione sociale: 160 erano artigiani e operai, 24 domestici, 14 contadini, 29 commercianti, 16 borghesi. Più quattro bambine e 38 donne, quasi tutte operaie.
Risorgimento 2 «Non è vero che il popolo è assente dal Risorgimento: nel 1848 insorgono tutte le città italiane, da Palermo a Osoppo, e in particolare le città padane: Milano, Brescia, Venezia e tutte le città venete tranne Verona, la caserma degli austriaci (che nel 1866 la lasceranno sparando sulla folla e uccidendo una popolana incinta). E non è vero che la Resistenza è «una cosa di sinistra»: la fecero per primi i militari, dai cinquemila fucilati di Cefalonia alle migliaia che morirono nei lager tedeschi pur di non andare a Salò; e poi monarchici, aristocratici, contadini, liberali, cattolici, civili. E, certo, anche i comunisti. Ma non da soli. La Resistenza, come il Risorgimento, rappresenta un patrimonio di tutta la nazione».
Papa in fuga La fuga di Pio IX a Gaeta, da Ferdinando II, raccontata dalla contessa Giraud Spaur, moglie dell’ambasciatore di Baviera a Roma: «Essendosi il Padre Santo levatesi le ordinarie sue vesti, la talare e il zucchetto bianco, e le scarpe di marocchino rosso con le croci sù tomai, si vestì da semplice prete, con un paio d’occhiali sul naso... Usciva dunque così Giovanni Mastai-Ferretti Sommo Pontefice per nome Pio, fuggendo, travestito e salvo a mala pena dalla pietà di non pochi suoi fedeli, il dì 24 novembre del 1848, a ore cinque e mezza della sera, dalla Reggia Quirinale...».
Scomunica Quando vengono indette per il 21 gennaio 1849 – a suffragio universale maschile – le elezioni per la Costituente, che dovrebbe essere l’embrione del primo Parlamento italiano, Pio IX risponde scomunicando chiunqe si recherà alle urne.
Campagna elettorale Tra i giornali nati in campagna elettorale: Il Positivo, La donna bizzarra, Il Giornaletto del popolo, La voce di un popolano, Il nemico del diavolo zoppo.
Voto Accorrono a votare, solo a Roma, in 24 mila, circa la metà dei maschi adulti. La partecipazione supera le previsioni più ottimiste. In tutto lo Stato Pontificio votano in 250 mila, più di un terzo degli aventi diritto. A Senigallia, la città di Pio IX, vanno alle urne in 2.307 su 3mila. Margaret Fuller, inviata del New York Tribune, annota: «Il numero dei votanti è superiore, in proporzione, a quello del nostro Paese».
Garibaldi A Macerata è eletto per un soffio – tredicesimo su sedici – il marinaio nizzardo Giuseppe Garibaldi, che si è fatto un nome in Sud America guidando la flotta uruguaiana contro gli argentini del dittatore Rosas, che l’hanno soprannominato El Diablo.
Rompere i coglioni «Io son fatto per rompere i coglioni a mezza umanità» (Garibaldi).
Camicie rosse I suoi soldati vestono camicie rosse non per ragioni idelogiche: si sono impossessati di un carico di indumenti di lana destinati ai macellai di Buenos Aires.
Reumatismi Garibaldi soffre di reumatismi, e per salire lo scalone della Cancelleria, dove il 5 febbraio 1849 si tiene la prima seduta della Costituente, deve farsi portare a cavalcioni dal suo aiutante uruguaiano, Ignazio Bueno.
Mazzini Giuseppe Mazzini, alto, magrissimo, fascinoso, del tutto disinteressato al cibo, ai piaceri, alle cose materiali, sempre vestito di nero, austero sino a rifiutare l’amnistia dei Savoia e a morire da ricercato sotto falso nome, ha avuto nella sua vita una sola donna, Giuditta Sidoli.
Manigoldo italiano Il riconoscimento più alto Mazzini l’ha avuto a uno dei suoi nemici, Metternich: «Ho dovuto combattere contro il più grande condottiero (Napoleone), mi è riuscito di mettere d’accordo imperatori, re, uno zar, un sultano e un papa. Ma nessuno sulla faccia della terra mi ha procurato maggiori difficoltà di un manigoldo italiano, emaciato, pallido, straccione, ma facondo come l’uragano, rovente come un apostolo, furbo come un ladro, sfacciato come un commediante, infaticabile come un innamorato. Il suo nome è Giuseppe Mazzini».
Pippo Gli amici lo chiamavano Pippo.
Costituzione Martedì 3 luglio 1849 sulla piazza del Campidoglio viene letta la Costituzione che mai entrerà in vigore.
Santo Il papa rientra a Roma nell’aprile 1850. Sono ripristinati il ghetto, la tortura, l’Inquisizione. Oltre tremila romani finiscono sotto processo per aver collaborato con la Repubblica. «Sino all’ultimo Pio IX sarà nemico giurato dell’unità nazionale, del liberalismo, della democrazia. Quando, nel 2000, verrà fatto santo, in un paese distratto e dimentico solo la voce del cattolicissimo Francesco Cossiga si alzerà a dire che il Vaticano ha fatto un torto all’Italia».
Vulva d’oro La contessa di Castiglione, ribattezzata da Urbano Rattazzi la «vulva d’oro del nostro Risorgimento»
Virginia Virginia Oldoini non aveva ancora 17 anni quando, il 9 gennaio 1854, divenne la moglie del conte Francesco Verasis di Castiglione Tinella e di Costigliole d’Asti, cugino di Cavour, al quale non fu mai fedele. Tra i suoi innumerevoli amanti (12 dei quali contemporaneamente, all’insaputa l’uno dell’altro) si contano Vittorio Emanuele II, Camillo Benso di Cavour, il vecchio barone Rothschild. Ma alla storia è passata per avere sedotto Napoleone III, portandolo così a sostenere la causa dell’indipendenza italiana: «Il suo contributo alla causa italiana, ingigantito dai divulgatori e ignorato dagli accademici, non può essere documentato con esattezza perché i documenti sulla sua relazione con Napoleone III sono stati distrutti dopo la sua morte. Di sicuro Cavour le affidò una missione, di cui resta traccia nell’epistolario: “Riuscite cara cugina. Usate tutti i mezzi che vi pare ma riuscite”».
Camicia da notte Per la prima notte d’alcova con Napoleone III la contessa di Castiglione si fece cucire una camicia di crespo di seta verde trasparente così fine da poter essere racchiusa in un pugno.
Moda La contessa di Castiglione cambia la moda: sostituisce alla crinolina cara all’imperatrice spagnola Eugenia abiti attillati e scollati, insegna alle altre dame a gettar via i mutandoni e a riscoprire la giarrettiera. E’ la prima a usare lenzuola di seta colorate, soprattutto di nero, verde e viola, e a sperimentare la nuova arte della fotografia.
Diari Nei diari in cui annotava gli incontri coi suoi amanti i riferimenti al sesso erano sempre celati da sigle: b stava per bacio; e per embrassements, cioè abbracci; f era un rapporto completo; ab stava per “al battelliere”, allusione alla Maddalena che si diede al barcaiolo per un passaggio; pr significa “pour revanche”, per vendetta; ff “fifty-fifty”, metà amore e metà interesse».
Donne Nel 1848 le donne della borghesia cittadina sono sulle barricate. ammucchiano masserizie, confezionano cartucce, portano viveri, organizzano infermerie.
Anita Anita Ribeiro da Silva, moglie di Garibaldi, incinta, si battè al suo fianco fino alla morte.
Fama Nel 1860 Garibaldi ha 53 anni ed è l’italiano più popolare del mondo: i pittori lo ritraggono, i giornalisti lo intervistano, scrivono di lui Dumas e Hugo, Marx e Engels.
Caprera Nel 1849 si è battuto da leone, invano, per la difesa di Roma, e non è riuscito a raggiungere Venezia, sfuggendo miracolosamente alla cattura e perdendo l’amata Anita. Poi è stato in America, ospite di Antonio Meucci, e ha lavorato per lui nella fabbrica di candele, «a far lucignoli». Quindi ha scoperto Caprera, un’isoletta sarda dove allevare bestiame, coltivare l’orto, prendere al lazo cavalli, raccogliere i suoi libri.
I Mille Nel 1860 Garibaldi con 1162 volontari - meno di cento sono meridionali, gli altri vengono dal Nord – parte dalla spiaggia di Quarto, in Liguria, diretto in Sicilia. Giunto a Marsala si nomina dittatore di Sicilia, per conto di Vittorio Emanuele II, «re d’Italia». Tra i primi provvedimenti abolisce il baciamano tra uomini e chiama il popolo alle armi: si presentano mille picciotti, subito battezzati Cacciatori dell’Etna. I garibaldini si insediano a Palermo il 26 maggio 1860. Il 6 giugno i borbonici capitolano. La leggenda di Garibaldi è al culmine. I giornalisti al seguito lo descrivono come un supereroe. Il figlio del duca di Wellington, Charles Dickens, raccoglie soldi per lui. Gli arrivano denari, versi, brani musicali, messaggi d’auguri, piani di battaglia. Nella Polonia oppressa dai russi c’è il suo ritratto in molte case.
Merluzzo secco Delle immense ricchezze del regno che aveva conquistato Garibaldi non portò con se a Caprera «con i quadri di Caravaggio, i gioielli della regina, l’oro dei Borboni, ma con un sacco di fave, un sacco di sementi, trecento lire raccolte a sua insaputa da un collaboratore e uno scatolone di merluzzo secco».
Veterano Il più vecchio dei veterani della Grande Guerra, Carlo Orelli, nato a Perugia il 23 dicembre 1894, morto nel 2005 a 110 anni: «Della guerra colpisce che tutto succede di colpo. Un momento dormi, mangi, ridi; un momento dopo non ci sei più, Un mio amico era appoggiato a un muretto. Parlava. E’ arrivato il rombo, è arrivato il sibilo. La granata gli ha staccato la testa di netto. Il corpo è rimasto lì, dritto, innaturale».
Volontario Un ebreo triestino che rifiuta di combattere con gli austriaci «nei campi ghiacciati della Galizia per un patria che non era la mia», si arruola nell’esercito italiano e così prende congedo dalla famiglia: «Addio mia mamma amata, addio mia sorella cara, addio padre mio; se muoio, muoio coi vostri nomi amatissimi sulle labbra, davanti al nostro Carso selvaggio».
Partigiani 1 I partigiani che scrivevano alle famiglie: «Domani mi fucilano, ma ce la faremo a costruire un Paese migliore».
Partigiani 2 I partigiani non furono tutti sanguinari vendicatori ma anzi vennero braccati, torturati, impiccati ed esposti per terrorizzare i civili.
Don Ferrante Il 4 luglio 1944 a Castelnuovo dei Sabbioni, Fiesole, i tedeschi radunano 74 ostaggi nella piazza, per fucilarli. Il parroco don Ferrante Bagiardi ne chiede la liberazione, l’ufficiale nazista si rifiuta e allora lui si unisce ai parrocchiani dicendo: «Vi accompagno io davanti al Signore».
Preti e monaci Tra il settembre 43 e la primavera 45 in Italia furono uccisi 400 tra sacerdoti e monaci. «Non tutti – come si tende a credere o far credere - da i partigiani, alcuni dei quali si macchiarono in effetti di orribili delitti»: 120 furono uccisi dai tedeschi, 190 dai fascisti.
Partigiane Irma Bandiera, bolognese, fu catturata dai nazifascisti che la seviziarono per sei giorni senza riuscire a farle confessare i nomi dei compagni. L’ultimo giorno la portarono davanti a casa sua. «Lì dentro ci sono i tuoi. Se non parli non li vedrai mai più». Lei non parlò. I fascisti le cavarono gli occhi e poi le scaricarono addosso i mitra. Iris Versari, ferita, si era suiciditata per non rallentare la fuga agli altri. Fu impiccata due volte dai tedeschi, da cadavere, prima a Castrocaro Terme e poi a Forlì. Gabriella Degli Esposti, madre di due figli piccoli, incinta, organizza nella propria casa una base della Quarta Zona della Resistenza. Prima di essere fucilita dalle Ss, subisce terribili sevizie: il corpo viene trovato senza occhi, con il ventre squartato e i seni tagliati.
Unghie e denti Al colonnello Giuseppe Cordero di Montezemolo, i nazifascisti cavarono i denti e le unghie, non i nomi dei compagni.
Viva l’Italia! Il generale Perotti, condannato a morte dai fascisti, interrompe i suoi uomini che tentano di discolparlo gridando: «Signori ufficiali, in piedi! Viva l’Italia!».